"Mamma, che ti ha fatto?" chiedo prima di accorgermi che ha un livido sul viso. "Ti ha picchiata??" chiedo preoccupata.
"Si! Non credevo che potessimo arrivare a questo punto..." dice sconsolata.
"Cos'hai intenzione di fare?"
"Niente, non posso fare niente. Mi ha minacciata quando ho accennato al divorzio, ha detto che se lo faccio mi farà peggio di questo" scoppia a piangere e io provo a consolarla. Anche se non ne avrei motivo perché lei non mi ha mai consolata quando ne avevo bisogno...
In ogni caso finisce con papà chiuso in bagno a vomitare, mia madre distrutta sul divano e io che mi nascondo sotto le coperte cercando di scacciare ogni pensiero negativo. Nessuno ha cenato stasera ma forse é meglio così.
...
Dopo le prime tre ore, suona l'intervallo e io mi affretto per andare a scovare qualche ragazzino indifeso. Ritiro i libri nell'armadietto e sento una voce familiare.
"Hey Soph!" sorride Liam. Se mi dava fastidio che mi chiamasse col nome completo figuriamoci con un nomignolo del cazzo.
"Ho detto che mi devi chiamare Bestia!" ringhio.
"E io ho detto che non mi piace" ribatte irritandomi da capo a piedi. Prima o poi un pugno se lo becca.
"Non dovresti parlarmi. La mia reputazione andrebbe a rotoli se la gente vedesse che parlo con lo sfigato della scuola." puntualizzo.
"Potresti smetterla di chiamarmi così?? Non é bello essere preso di mira..." si incupisce.
"Non mi interessa. Sparisci!" gli urlo in faccia e lui indietreggia. Forse finalmente inizia a capire.
"Volevo solo dirti per venerdì...visto che non ho niente in casa, ti avrei chiesto di pranzare fuori" dice a metà tra il triste e l'imbarazzato.
"Puoi scordarti che pranzo con te! Vuoi rovinarmi?" rido.
"No, hai ragione. Era un'idea stupida, ora vado prima che ti rovino la reputazione" si gira e se ne va.
Questa volta la mia presa di potere mi lascia un po' perplessa. Cosa cazzo gli é passato in testa? Vabbé.
Campanella.
Torno in classe e invece di ascoltare infilo le cuffiette nelle orecchie e ascolto un po' di musica. Sono nascosta dagli altri compagni, non mi vede mai nessuno quando lo faccio....
Apro gli occhi e mi ritrovo in classe da sola. Cazzo..mi sa che mi sono addormentata. Mi stiracchio e vado all'armadietto ad appoggiare i libri inutili. Sento delle risate provenire dal bagno e un rumore poco gradevole. Teoricamente non potrei entrare nel bagno dei maschi ma me ne fotto e apro la porta.
Due ragazzi alti e possenti stanno affogando un tizio nella tazza del cesso. Appena mi notano indietreggiano e si scansano correndo via come due cagasotto. Abbasso lo sguardo per vedere chi é lo sfigato e noto che é proprio lo sfigato. Tossisce per mandare via l'acqua che gli é entrata in gola e cerca di regolarizzare il respiro. Che pena.
"Dovevo immaginarlo che eri tu, ti sei rinfrescato abbastanza?" chiedo ridendo.
"Non lo trovo divertente" dice buttando fuori aria.
"Certo che no!" rido ancora.
Sento che non sta più provando a calmarsi ma sta...piangendo. Ma fa sul serio??
"Che femminuccia" scuoto la testa.
"Io non ne posso più...é un continuo! Va avanti da quattro anni! Quei due mi hanno bullizzato fin dall'inizio. Sono stanco..." singhiozza.
"Beh, non é colpa loro se sei uno sfigato" gli rinfaccio.
"Non importa, sapevo che non avrei potuto contare su di te" dice sospirando.
"Non vedo perché dovrei consolarti, mi fai pena. Come tutta la gente in questa scuola! Alzati e va fuori prima che gli altri decidano di tornare" gli consiglio e lui si alza per lavarsi la faccia.
Tutto sommato mi fa davvero pena. Ha tante di quelle rogne. Un po' come me...
"Forse non é una brutta idea pranzare fuori domani. In fondo non ci vedrà nessuno" cosa cazzo sto dicendo ora?? Sono impazzita.
"Beh, ti ringrazio. Non sarebbe stato divertente mangiare da solo" accena ad un sorriso e si immette nel corridoio.
Il fatto che questo ragazzo mi ricordi me stessa mi farà male lo so. Non voglio cedere alla tentazione di difenderlo solo perché non voglio che soffra come ho sofferto io. Devo riflettere bene su quello che faccio.
...
Il pranzo con questo sfigato é stato più noioso di una partita a carte. Devo stare per altre due ore seduta qui in biblioteca ad ascoltarlo blaterare sulle prodezze di Kant.
"Non hai scritto niente! Leggo solo un 'che noia' e un 'kebab'. Dai a me! Ti faccio uno schema!" prende il mio quaderno e inizia a pasticciare.
Gioco con la punta rotta della matita e aspetto che il genio finisca.
"Ecco qua. Spero che ti sarà più chiaro così. Ma ti avevo anche detto di spegnere il telefono e come al solito non mi hai ascoltato" sospira sentendo la mia suoneria.
"Chiudi il becco e fammi rispondere" rispondo acida. "Che succede? Che?? Dai...non l'ha fatto sul serio!! No, non é possibile!!! Digli che sua figlia, se si ricorda di averla, dice che é un bastardo! Mmh. Ok. Si, si, vedrai che staremo bene. Ciao, a dopo" attacco e Liam mi guarda pensieroso.
"Se ti aspetti che ti racconti i cazzi miei sei fuori strada!" gli leggo nel pensiero.
"Sembravi piuttosto sconvolta, sicura che non ne vuoi parlare?" chiede premuroso.
Glielo dico o no? Di solito mi sfogo attraverso cose che mi fanno star bene, non l'ho mai fatto con una persona. Ed é l'unico che si é interessato a me fino adesso.
"Allora? Guarda che non lo vado a dire in giro" mi assicura.
"Mio padre se n'è andato di casa e mia madre é distrutta. Erano lotte continue tra loro ma lei lo ama. Lui é molto incerto." dico sconfitta.
"Come mai se n'è andato?"
"Non lo so, quello che so é che lui praticamente ogni sera tornava a casa ubriaco e strafatto. Magari ha un'altra donna. Ieri ha persino picchiato mia madre." Liam mi guarda attento e si passa una mano trai capelli.
"Mi dispiace. Il lato positivo é che non dovrai più sopportare i litigi" dice.
"Non proprio..." sussurro.
"Sapevo che c'era un motivo" scuote la testa.
"Per cosa?" chiedo confusa.
"Tu non sei così in realtà, sei diversa. Vorrei davvero conoscere la vera te" confessa confondendomi ancora di più.
"Ma che stai dicendo?!"