Manca ormai poco al mio primo test pre-esame di filosofia. Come sapevo sarebbe andata, non ho ancora dato neanche uno sguardo agli schemi di Liam. Oggi pomeriggio dobbiamo fare l'ultimo filosofo in programma, c'è un sole odioso oggi fuori, nonostante siano ancora le otto di mattina.
Una volta entrata in classe mi siedo e ritorno alla mia lezione. Faccio uscire il libro dallo zaino con cautela e mi concentro sulla lettura sempre in tema con la mia realtà momentanea.
"Oggi mia madre mi ha preso un appuntamento da una psicologa, pensa che io sia pazza. Non so più come farle capire che qualsiasi cosa uno stupido strizzacervelli mi dica, non servirà a farmi cambiare" disse Beth guardandolo negli occhi.
"Non vuole semplicemente accettare quella che sei diventata, prima o poi capirà, dalle tempo. Ma, adesso che siamo finalmente soli, ti posso fare una domanda?" chiese Harry sorridendo.
"Dimmi ma fai presto, é quasi ora che torni a casa" lo avvisò Beth.
"Non hai mai l'impressione che io sia l'unico a capirti e ad accettarti per quella che sei?" gli occhi di lei si spalancarono e non nascose la sua sorpresa a quella domanda.
"L'ho pensato, non cambierà le cose tra noi. Continuo a non sopportarti e non saremo mai amici" puntualizzò lei.
"Lo so ma so anche che cambierai presto opinione. Capirai che sono qui per te e per aiutarti a risolvere i tuoi problemi, vedrai che le cose cambieranno". Harry lasciò la stanza e una Beth confusa con mille pensieri che le ronzavano nella mente. Forse sapeva che quel ragazzo in fondo aveva ragione.
"Smith!! É troppo disturbo chiederle un po' di attenzione?!!" mi interrompe il signor Claithon.
"Effettivamente si. É stato molto più interessante che ascoltare le sue porcherie!" rispondo con fermezza.
"Dal preside, subito!" dice alzando il dito per indicarmi la porta.
Mi alzo e sbatto la porta dietro di me. Quanto mi fa incazzare?! Mi dirigo al piano di sopra per poi bussare impaziente a quella del preside. La segretaria mi apre e mi dice di attendere che esca un professore.
Sbatto i piedi per terra nell'attesa e quando finalmente si apre mi fiondo a grandi passi davanti alla sua enorme scrivania."Sono stufa di essere mandata qui! Non stavo facendo niente di male! Stavo solo leggendo un libro!" urlo senza nemmeno chiudere la porta. Al che lui si alza e procede nell'intento. Ritorna a sedersi e mi rimprovera per l'ennesima volta in tre mesi.
"É a scuola signorina, dovrebbe ascoltare la lezione anziché dedicarsi ad altro. Si avvicina l'esame, anche se mancano cinque mesi, si convinca che passano in fretta e si impegni nei suoi studi" prova a spronarmi.
"Lo farò!! Ma non potranno cambiarmi come persona! Se voglio rispondere male, io rispondo male senza problemi! Non cambierò atteggiamento nei confronti di nessuno!!" il preside si schiarisce la voce e mi risponde a tono calmo e pacato.
"Non deve cambiare per forza, lo sto dicendo per il suo bene, é libera di fare come vuole, ora se vuole scusarmi ho del lavoro da compiere a differenza sua. Può andare." rimango a bocca aperta per la sua sfacciataggine e esco fuori più incazzata di prima.
...
"...per me Galileo rimane uno dei più grandi filosofi e scienziati del mondo. Ha trasformato la geografia in astronomia pura! Capisci?" sospiro grugnendo per la sua esaltazione inutile. "Eddai, un po' di vita! Sei più scontrosa del solito oggi, é successo qualcosa?" chiede dubbioso alzando un sopracciglio.
"Niente che ti riguardi!".
"La solita acida...potresti anche dirmelo!" sbuffa riportando lo sguardo sul suo libro.
Alzo gli occhi al cielo, "mi hanno mandata dal preside perché leggevo il libro invece di ascoltare la lezione. Per l'ennesima volta il pallone gonfiato mi ha criticata, come fa tutto il cazzo di mondo! Mi ha resa molto incazzata se sai cosa intendo!" ringhio.
"Scommetto che hai risposto male al professore", sospira, "cerca di non pensarci e ti peserà meno. Piuttosto, concentrati qui che la lezione di oggi é importante!" mi rimprovera anche lui.
Mentre parla noto che ci sono due persone che ci osservano dal vetro. La cosa mi fa imbestialire ma cerco di concentrami piú seriamente su quello che dice il tipo qui.
"Allora, hai capito tutto o hai domande?" chiede il perfettino.
"Niente domande" affermo prima di alzarmi.
"Dove vai?" chiede alzandosi.
"Devo fare una cosa. Torno subito" esco e, come sospettavo, vedo i due ragazzi di prima ancora qui a fissare il vetro. Schiarisco la gola per farmi notare e loro indietreggiano.
"Che cazzo volete fare?!" chiedo minacciosa.
"Niente, solo non sapevamo che uscissi con lo sfigato!" ridacchia il più alto.
"Non ci esco infatti, in ogni caso non sono cazzi tuoi! Ve ne andate da soli o devo prendervi a calci per farvi arrivare prima all'uscita?" sbarro gli occhi.
"Potresti chiedere al tuo amico se mi fa i compiti? Forse potrei perfino farmelo andare a genio quell'imbranato!" ride l'altro facendo in modo che quello accanto a lui faccia lo stesso.
"Andatevene. Adesso." sputo.
Avanzo verso di loro e li vedo incerti, cosa faranno non lo so, io sto per uccidere qualcuno, se vogliono restare meglio per me.
"E se noi non volessimo?" azzarda il cicciomerda.
Mi avvinghio al braccio del suo amico e lo scaravento per terra. Gli do un violento calcio nelle palle così da sentirlo urlare dal dolore. L'altro cagasotto se l'è già svignata.
Vedo arrivare Liam mentre sono accovacciata sopra a questo stronzo per spaccargli la mandibola a suon di pugni."Sophia lascialo stare!" urla cercando di tirarmi via da lui. Si becca una gomitata per avermi toccata e tiro pugno sulla mascella di questo qui. Continuo fino a quando non vedo il sangue uscirgli dal labbro e Liam mi tira nuovamente indietro. Mi fa alzare e fa cenno al tizio di andarsene per poi riportarmi nella biblioteca.
"Ma che ti é saltato in testa?!" urla alzando le mani sulla testa, "vuoi proprio scaricare i tuoi problemi sugli altri eh?!" stringe i denti.
"C'erano due stronzi che ci spiavano e mi hanno presa per il culo! Se la sono cercata!" mi difendo.
"Non é un buon motivo! La violenza non é mai la risposta!" sospira calmandosi lievemente, "facciamo che per oggi abbiamo finito, non voglio rischiare di essere picchiato anch'io." si gira e ritira le sue cose nel suo ridicolo zaino con gli animali.
"Tu vorresti mollarmi qui?! Non che voglia che tu rimanga ma..." vengo interrotta.
"Risparmiati, per favore." esce dalla porta e mi lascia qui. Come la scena del mio libro, lui la confonde e la lascia sola senza spiegazioni. Si sta facendo tutto troppo strano...