A&A

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"Perché hai tutti i pregi che odio e quei difetti che io amo."
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Era una di quelle sere d'inverno dove la gente se ne stava a casa, al caldo, a guardare quegli stupidi show televisivi fregandosene dell'altra gente fuori. Dove i negozi erano ormai chiusi ed il buio aveva ormai fatto il suo ingresso. Dove i marciapiedi scivolosi erano vuoti come le strade, del resto. Dove tu, come d'abitudine, tornavi a casa pur sapendo che nessuno lì ti stava aspettando. E barcollando trascini i piedi sull'asfalto rovinando ancora di più quegli stivaletti marroni vecchi un secolo. La bottiglia di liquore rubata sotto il naso del vecchio proprietario del solito bar tra le dita. Il vento pungente ti costringe a coprirti naso e bocca con la sciarpa facendoti chiudere ancora più in te stessa con addosso solo un giacchettino di pelle. Fermi i tuoi passi guardando un punto indefinito davanti a te per poi scorgere una figura ormai conosciuta. Si avvicina guardandoti con il suo solito sguardo severo, ma che sa capirti a pieno. Perché era vero: lui era l'unico che lo sapeva fare.
"Che ci fai qui? Non hai un importante evento o una qualche cena con la tua meravigliosa e ricca famiglia?" gli sputi contro senza pensare magari alle conseguenze delle tue parole.
"Andiamo a casa, Ari." ti dice dolcemente sospirando con la sua voce che non smetteresti di ascoltare mai. Era sempre più bello: capelli neri scompigliati, total black anche nel vestire, piercing al punto giusto. E quell'oceano negli occhi nel quale ancora ti perdi. Ti passano per la testa i milioni e milioni di ricordi: di quella volta al cinema quando ti ha abbracciata forte perché avevi paura dell'assassino del film oppure di quando avete fatto l'amore, il modo in cui ti stringeva, sosteneva, amava. E di come tu facevi la stessa cosa e ancora fai. Le differenze sociali possono essere una tale complicazione.
"Ma quale casa? La tua villa milionaria? No, grazie. Torno al mio appartamento se così si può chiamare." dici per poi superarlo velocemente.
"Quindi è questo che vuoi fare? Evitarmi? Evitare tutta questa situazione? Evitare di.."
"Evitare cosa? Cosa, Alessio? Evitare di pensare che avevi ragione? Che così mi sto rovinando? Beh, notizia dell'ultima ora: io sono già rovinata!" inizi ad urlare e camminare freneticamente in mezzo alla strada fregandotene della vecchietta del palazzo accanto che si può affacciare o di qualcuno che può sbucare dal nulla per la via.
"Avevi ragione, okay? Sono una cretina, credulona che ormai non sa che farsene della vita! Sono piena di difetti, errori, segreti. Non capisco neanche che ci stai a fare qui con me!" butti fuori le parole con energia cercando conforto, svuotandoti dalla rabbia.
"Vuoi la strada solo per te?" se ne esce.
"È vero: sei pazza, completamente fuori di testa, non ragioni e sei altamente irritante." lo guardi incredula e le lacrime iniziano a formarsi ai lati degli occhi senza preavviso. "Urli sempre, vuoi sempre il controllo e non ti piace non avere ragione. Non sopporto quando cerchi di sapere tutto o quando non chiedi mai scusa. Non sopporto quando pensi che solo tu hai dei problemi." oramai il pianto silenzioso si sta diffondendo sulle tue guance presto rimpiazzato dalle sue dita morbide contro la tua pelle. "Ma più di tutto non posso non sopportare il fatto che ti amo così fottutamente tanto che puoi pensare di essere sbagliata quanto ti pare, ma che per me sarai sempre quell'imperfezione che voglio con me." si avvicina facendo incontrare le vostre labbra screpolate e facendo unire le vostre anime.
I baci in inverno sono meravigliosi: il freddo ed il caldo. Ghiaccio contro fuoco. E mentre siete aggrovigliati tra voi, abbracciandovi, gustandovi, amandovi, intorno il mondo si ferma. Non c'è più la bottiglia di liquore. Non c'è più il vento pungente e la strada vuota avvolta nel buio. Ci siete solo tu e lui, in pace. E tutto il resto è solo il rumore del silenzio.

Nota autrice:
Prima storia!
Spero sempre possa piacere e se volete potete lasciare anche qualche commento!
Grazie :)

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