Ma ancora adesso credo non esista cosa più bella di corteggiare, specie quand'è cosa rara, come nel mio caso, diventa un evento speciale e adrenalinico come trovarsi sospesi nel vuoto.
Io mi ritrovavo a corteggiare una ragazza che non dava peso alle mie parole, era una situazione molto brutta, però io ebbi, straordinariamente, un eccesso di forza di volontà che andò a sostituire il mio fisiologico eccesso di pigrizia.
Avrei continuato la mia corte anche se sembrava che non essere affatto apprezzata, non avevo nulla da perdere, ricordo che pensavo:
"Se andrà bene, andrà bene; se andrà male, non sarà certo una bambinetta a diffamarmi nella mia scuola e fuori"
Andò male, la ragazza soffriva di una cotta non corrisposta e anzi ancora peggio illusa, e io cosa rappresentavo se non una spalla su cui piangere e basta?
Io però odio farmi piangere addosso, quindi la abbandonai con parole brusche.
Ma dato che la cotta me l'ero presa pure io, un mese dopo la ricontattai, e sembrò d'aver a che fare con un'altra persona che però aveva la stessa memoria della prima.
Da quel momento le cose andarono meglio, intanto io concludevo l'anno scolastico con una media alta che non m'aveva costato fatica alcuna, e la ragazza sembrava improvvisamente interessarsi allo sfortunato che le correva dietro ormai da oltre due mesi, che poi sarei io.
Riuscii a strapparle un appuntamento: terminata la scuola ci saremmo visti nei parchi principali della mia città, che stranamente si trovano in periferia, ma nella periferia "bene", infatti si trattava di un posto piacevole e da sempre era meta delle coppie felici, ma anche di quelle infelici e annoiate.
Di quell'appuntamento ricordo la tensione del prima e quella del durante.
Negl'anni scorsi ero solito arrivare agl'appuntamenti dieci minuti in anticipo, quella volta credo di essere arrivato prima addirittura di venti.
Sedevo sulle panchine del viale che porta al cancello d'entrata del parco, anche la zona limitrofa al parco era molto piacevole, il viale aveva una pavimentazione di tipo "ciottolato" con fantasie varie e colori accesi, molto accesi per essere la periferia della "città grigia"; le panchine erano ancora integre e me ne sorpresi, tutto il marciapiede era costernato di aiuole e palme importate da chissà dove ma che donavano al posto un aspetto molto esotico e grazioso.
Tra il viale e l'entrata del parco si trovava una piazzetta che dà sulla stazione dei treni, lì mi aspettava la mia signorina.
L'avevo vista passare per il viale, ma dalla parte opposta rispetto alla panchina su cui sedevo, e mi avvia'verso di lei solo finita la sigaretta (ero in ritardo), poi mi inventai una scusa tra me e me: "gli uomini troppo perfetti non suscitano più interesse nelle donne di questo secolo, quindi questo ritardo potrà significare la mia strafottenza e di conseguenza il mio disinteresse che mi renderà parecchio interessante agl'occhi della ragazza".
Era una giustificazione che mi davo perché ammettere di essere un imbecille non è mai troppo facile.
Lei era bellissima, come sempre, forse di più.
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Il dono.
General Fiction"Il dono" è il racconto di una vita in poche pagine. Scritto da un ragazzo di appena diciotto anni, questo racconto nasce come uno sfogo, come un tentativo di analisi che ha come obiettivo quello di riportare alla luce gli episodi chiave della sua v...