Le chiesi i cinque minuti e mi furono negati causa un pranzo che aveva e, insieme al pranzo, pare che avesse anche molta fretta.
Così aspettai con ansia che si facesse sentire per saper di cosa le dovevo parlare, ma non lo fece, anzi, m'arrivò la notizia che s'era fidanzata.
Appena lo scoprii risi come un ubriaco e subito dopo piansi, sempre come un ubriaco, nel mio letto, infradiciando il cuscino di lacrime e il resto di sudore.
Iniziava intanto il mio secondo (in realtà terzo) tirocinio, questa volta presso una banca, ero triste: di nuovo non avevo nessuna che, gentilmente e amorosamente, sarebbe venuta a prendermi finito l'orario di lavoro.
Iniziò la mia depressione che si risolse circa un mese e mezzo dopo, quando sembrò che avessi dimenticato il tutto e che fossi pronto ad "andare avanti" (ma andare dove?).
Proprio in quel periodo il mio sguardo s'incrociò con quello di un'altra ragazza, sempre chiara di carnagione, ma scura di capelli e più scura d'occhi, ch'erano verdi.
Bellissima, mi piaceva.
Quando una ragazza mi piace è perché attraverso lo sguardo riesco ad entrarle dentro, è come se alcune me lo permettessero, e sono le più pure e belle, almeno agl'occhi miei.
Bellissimo, le piacevo.
Ci mettemmo gran poco a stare insieme, nonostante un inconveniente non da poco, era compagna di classe dell'altra mia donna.
Ma io avevo convinto me e tutti gl'altri di odiarla, l'altra, e convinsi anche lei con poco sforzo.
Il nostro fu un rapporto-modello, serenissimi ci vedevamo praticamente sempre e qualsiasi cosa facessimo eravamo l'uno con l'altra; le ho voluto un gran bene ma non l'ho mai amata e me ne dispiaccio.
Tutto procedeva a gonfie vele, finché non si fece viva l'altra, la ragazza dai grandi occhi azzurri che ora minacciava il mio rapporto con parole che risultavano dolci, ma anche dure, supplichevoli, ma anche mature.
Ed era proprio la mancanza di maturità che avevo deputata colpevole del fallimento del rapporto tra me e lei e, vedendola maturata, me ne innamorai di nuovo, d'un amore un po' diverso dal precedente ma sicuramente ugualmente malato.
Decisi di lasciare la ragazza bruna, non per mettermi immediatamente con quella chiara, ma perché la poveretta non meritava di stare con una persona ch'amava un'altra e che, inevitabilmente, non avrebbe saputo darle amore a sufficienza.
E la sera che la vidi per dirglielo ebbi una sorpresona, lei era compromessa nello stesso modo in cui l'ero io, quindi ci lasciammo quasi contemporaneamente, ridendo, e per lo stesso motivo, entrambi amavamo i nostri precedenti fidanzati.
Il risultato è che lei ora vive felice con lui, mentre io mi ritrovo da solo come un cane a scrivere storie tristi.
Infatti una volta libero da vincoli morali chiesi alla "amata" (che un po' anche odiavo) quei cinque minuti che m'aveva negato mesi prima, e li ottenni.
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Il dono.
General Fiction"Il dono" è il racconto di una vita in poche pagine. Scritto da un ragazzo di appena diciotto anni, questo racconto nasce come uno sfogo, come un tentativo di analisi che ha come obiettivo quello di riportare alla luce gli episodi chiave della sua v...