Era alta quasi quanto me che all'epoca ero più basso d'adesso ma nemmeno di molto, un fisico da modella che molti giudicano piatto ma ai miei occhi va benissimo così e sono convinto che il giudizio altrui non derivi che dall'invidia, la carnagione chiara così come i capelli lunghi lunghi che, palesemente piastrati, erano tinti con un metodo che non riesco a pronunciare ma che consiste in uno schiarirsi di molto a partir dalle punte; la parte che da sempre preferisco è il suo viso, reso meno pallido dal trucco sfoggia due grandissimi occhi azzurri, un nasino piccolo che il mio, messo a confronto, pare più grande ancora di quanto non sia, e una boccuccia che le dà, da sempre, un aspetto desolato ma amabile.
Infatti quando arrivai da lei la mia mascolinità se ne andò a quel paese perché diventai rosso come un pomodoro e la mia voce si affievolì tanto che sembrai malato di qualche malattia grave.
Lei non so se non vi fece caso o se finse, ma non sembrò turbata da quella scena che a me sembrava tanto pietosa, mi sorrise e ci avviammo verso i parchi, poi verso la passeggiata, poi verso il ritrovo che aveva con le sue amiche alla sera per una pizzata a cui io insistetti per accompagnarla e andarmene via subito.
Nel frattempo devo dire che avevo riconquistato la voce e anche il pallore del viso, la mia camicia era scola di sudore per la tensione ma la fantasia a quadri non faceva trasparire macchie e nessuno si accorse del bagno che stavo facendo, anche perché fortunatamente il mio sudore non ha un odore sgradevole e anche se l'avesse avuto la quantità industriale di deodorante e profumo ch'avevo addosso ne avrebbe coperto l'aroma.
Nel frattempo ero anche riuscito a strapparle qualche sorriso e a rifirarle qualche bacino, ma mai sulla bocca, guai!
Accompagnata al ritrovo restavano due parti importanti, un po' come alla fine dell'esercizio commerciale quando bisogna stilare il conto economico e lo stato patrimoniale, e si spera in un esito positivo.
Non pensavo d'aver fatto colpo su di lei ed ero un po' triste di doverla lasciare perché con lei stavo davvero bene, per indagare se avessi avuto successo usai l'unica arma a me disponibile:
"quando ci rivediamo?"
Ci saremmo visti all'indomani, io ero su di giri dalla felicità ed ero intento a concludere il nostro incontro con un bel bacio di congedo, di quelli che si vedono nei film.
Lei al momento di salutarci mi porse la guancia, e io bestemmiai, la sfiorai con le labbra, mi girai e bestemmiai nuovamente.
"a domani!"
Appena mi congedai presi l'autobus intento a recarmi a casa di un'amica per cena, dove avrei trovato anche altri amici, di quella compagnia che odiavo, ma giurerei che da dopo quel pomeriggio io non fui mai più in grado di odiare niente e nessuno.
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Il dono.
General Fiction"Il dono" è il racconto di una vita in poche pagine. Scritto da un ragazzo di appena diciotto anni, questo racconto nasce come uno sfogo, come un tentativo di analisi che ha come obiettivo quello di riportare alla luce gli episodi chiave della sua v...