7. Violentia

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Il suo nuovo padrone era seduto ad un tavolo ,circondato da rotoli di pergamena ,e non alzò nemmeno gli occhi quando Harry entrò.

" Spogliati, voltati e piegati appoggiandoti con le mani su quella sedia.
Muoviti! Non ho tempo da perdere"
disse Louis con un tono autoritario.

Il ragazzo non voleva farlo, ma si ricordò delle parole di Castore e di Pomponio e ,a malincuore ,fece ciò che gli era stato chiesto.

Sentì il Romano avvicinarsi alle sue spalle e, prima ancora di rendersi conto di quello che stava accadendo, un dolore che non aveva mai provato prima lo travolse.

Louis si era fatto strada dentro il suo corpo con violenza e le spinte che gli assestava lo facevano perfino vacillare.

Si sentiva spaccato in due, lacerato, ma non emise neppure un lamento ,mordendosi le labbra fino a farle sanguinare.

Seppe che era tutto finito, quando si accorse che qualcosa di caldo gli scivolava fra le natiche e sulle gambe.

Percepì dietro di lui i movimenti del suo padrone che si sistemava le vesti ed allora, con grande lentezza, si chinò a raccogliere la sua tunica e la indossò.

" Voltati" gli disse Louis.

Harry lo fece e si trovò davanti, a fissarlo ,un paio di occhi di ghiaccio.

" Puoi andare...Pomponio ti aspetta fuori e ti condurrà nella tua stanza. Quando avrò ancora bisogno di te ti farò chiamare".

Il ragazzo lo fissò per un lungo istante e si girò per uscire, ma, prima di poterlo fare, una mano  lo afferrò per i capelli talmente forte da fargli piegare la testa.

" Ricordati, stupido barbaro, che, quando ti parlo, i tuoi occhi devono essere rivolti verso il basso...sono stato chiaro?".

Detto questo, Louis lo spinse fuori dalla porta mandandolo a sbattere contro il muro di fronte.

Pomponio era lì ad aspettarlo e, senza dire una parola, lo condusse in un'altra ala della casa.

Harry camminava a fatica, ma l'uomo sembrò non accorgersene o ,meglio ,fece finta di non farlo.

Si fermarono davanti ad una porta e lo schiavo anziano parlò.

" Questa è la tua stanza, Harry. Il padrone ti permette di stare liberamente qui o nel giardino che vedrai fuori dalla finestra. Alcune ancelle provvederanno a te.
Io ti verrò a chiamare ogni volta che lui...beh...lo sai".

" Grazie" sussurrò Harry.

Dopo che Pomponio se ne fu andato, il Gallo entrò nella stanza.

Era piccola e spoglia, con un letto accostato alla parete; il ragazzo vi si sdraiò subito rannicchiandosi in posizione fetale .

Probabilmente si era addormentato, perché ad un certo punto si svegliò di colpo sentendosi scuotere.

L'anziano schiavo era accanto a lui e guardava per terra....Harry capì.

Iniziò a tremare leggermente, ma si alzò seguendo Pomponio.

Si ritrovò così di fronte alla stessa porta e, dopo essere stato chiamato, entrò.

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So che alcuni di voi resteranno sbalorditi di fronte alla crudeltà che i Romani dimostravano verso gli schiavi, ma era proprio così.

Un padrone aveva diritto di vita e di morte sui propri servitori.
Chi comprava uno schiavo poteva torturarlo, picchiarlo, fargli qualsiasi cosa...lo stato romano non lo puniva.

Infatti gli schiavi non erano considerati persone, ma oggetti.

Detto questo, vi ringrazio per la passione con cui leggete, votate e commentate questa storia...quando ho iniziato a scriverla credevo che non sarebbe piaciuta a nessuno.

A presto❤️

Dura Lex ( Larry Stylinson )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora