8. Domini dura lex

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Il romano, questa volta, era in piedi, appoggiato alla finestra.

Si girò, lo guardò, ma Harry non abbassò gli occhi nemmeno questa volta.

" Mi piacciono i giovani selvaggi, lo sai?" disse Louis con un sorriso cattivo.

Il ragazzo non rispose.

" Non ho ancora sentito la tua voce, giovane barbaro..."

Harry non rispose ancora.

" Non vuoi parlare? "

Ancora silenzio.

" Va bene, ora ti faccio aprire io la bocca!"

Lo strattonò e lo fece inginocchiare con una mano, mentre con l'altra si sollevava la tunica.

Tirandogli indietro la testa afferrandolo per i ricci, gli ficcò il proprio membro fra le labbra  iniziando poi a muoversi con foga fino a sfiorargli le pareti della gola.

Il ragazzo si sentiva soffocare, aveva conati di vomito, ma non riusciva a muoversi: il Romano, anche se non sembrava, era molto forte e, inoltre,lo teneva stretto.

All'improvviso sentì il sapore di un liquido salato  sulla lingua e, quando Louis si allontanò, iniziò a tossire e a sputare.

Uno schiaffo gli fece girare la faccia dall'altra parte.

" Non farlo mai più! Lo devi ingoiare, mi hai capito? ...fino all'ultima goccia."

" Pomponio! " urlò " toglimelo dai piedi".

Lo schiavo anziano si precipitò nella stanza, fece rialzare Harry e lo condusse fuori.

Quando fu di nuovo solo nella sua camera, il ragazzo si sdraiò sul letto e cominciò a pensare a sua madre e a sua sorella.
Sperò con tutto il cuore che fossero vive e che stessero bene, ma ,avendo presente quella che ora era la sua esistenza, si chiese se non fosse meglio la morte.

Al di là del dolore fisico, si sentiva sporco e umiliato ed aveva perfino vergogna a guardare Pomponio negli occhi sapendo che lui era a conoscenza di che cosa il Romano gli faceva.

I giorni cominciarono a passare ,per Harry ,scanditi dalla violenza che seguiva alle chiamate da parte dello schiavo anziano nelle ore più disparate del giorno e della notte.

Il suo corpo era pieno di lividi, graffi e morsi ed i suoi occhi, prima così belli e luminosi, si stavano spegnendo a poco a poco.

Eppure non versava mai una lacrima, non emetteva mai un lamento, semplicemente il suo orgoglio, seppure messo a dura prova, non gli permetteva di far capire al suo padrone quanto dolore provasse.

Non parlava mai con gli altri schiavi, solo con Pomponio, ma tutti gli volevano bene perché non dava fastidio a nessuno.

L'unica sua consolazione era il giardino in cui poteva passeggiare liberamente.

Amava la piccola fontana che stava al centro, con la statua di uno strano bambino con le ali ,che sputava uno zampillo d'acqua dalla bocca.

Stava per ore seduto sulla panchina collocata sotto un grande albero di cui non conosceva il nome e osservava con occhi rapiti gli strani fiori profumati i cui gambi avevano pungenti spine.

Avrebbe dato chissà cosa per sapere come si chiamavano!

Un giorno stava camminando ,quando sentì un debole pigolio, si girò di scatto e ,abbassando lo sguardo, vide un uccellino marrone con poche piume che cercava disperatamente di volare, non riuscendoci.

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Ciao a tutti!
Oggi è presto, ma, dato che non ci sono per tutto il giorno, mi spiaceva lasciarvi senza capitolo!

Grazie per i voti, i commenti e anche per la semplice lettura di questa storia!

Mi rendete immensamente felice!

Dura Lex ( Larry Stylinson )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora