Fear

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Giunse la pausa di metà mattina ma di Tommy, purtroppo, nessuna traccia. Drake era in ansia. Dov'era andato a cacciarsi?

Nei bagni non c'era, così come nell'aula dov'era la quarta b. Non era neppure in biblioteca o nella sala professori, per quanto improbabile.

Ora il moro stava attraversando il cortile a grandi passi, ignorando bellamente qualche scocciatrice che provava a fermarlo.

Gli ho perfino mandato un messaggio, gli ho telefonato...

Iniziava seriamente a disperarsi. Se avevano fatto qualcosa al suo cucciolo...

Si fermò di colpo, avvampando vistosamente e scuotendo il capo con violenza. Okay con il fatto di non desiderare che gli facessero del male, ma stava esagerando... doveva mantenere il sangue freddo, cazzo!

- Sembri un leone in gabbia - osservò una voce familiare che sfumava in un sottile tono beffardo. - Qual è il problema?

- Non trovo Tommy - rispose Drake, sforzandosi di suonare neutro. Eppure Ares colse chiaramente il panico che lo animava. - L'hai visto?

- Stava parlando con Evan prima che noi entrassimo in classe, ma credo che... insomma, lascialo sbollire. Per quanto possa conoscerlo meno di te, so quando ha bisogno di riprendersi i propri spazi. Comunque Tommy l'ho incrociato poco fa, o meglio, l'ho incrociato insieme ai suoi compagni rompiscatole. Lo stavano infastidendo un po', così ho detto loro di smetterla, però non l'hanno presa troppo bene... ho pensato che avrei dovuto spaccare qualche naso come in terza media.

Il rosso ridacchiò, ma l'amico non vi badò.

- Dov'è ora? - domandò, gli occhi chiari grandi e lucidi di preoccupazione. Lui si strinse nelle spalle con aria lievemente dispiaciuta.

- Mi dispiace, non lo so. Cazzo, sembri sul punto di piangere.

E si beccò un'occhiataccia, anche se a metà, poiché Drake si prese subito dopo la testa fra le mani.

- Dài, Ares!

Il ragazzo dagli occhi azzurri abbozzò una smorfia e si grattò la nuca con aria pensierosa.

- Potresti andare a vedere dove gli scarafaggi si appartano a fumare... - lo sbirciò un attimo di sottecchi, prima di schioccare la lingua. - E posso venire con te, se vuoi.

Dopotutto, per quanto non ne avesse voglia, Drake l'aveva aiutato quando Dean era in difficoltà e si sentiva in dovere di restituirgli il favore. Era pur sempre il suo migliore amico.

- No - rispose secco il ventunenne, poi si addolcì. - No, grazie. Tanto non sarà lì... o almeno spero.

E invece Tommy era proprio lì, addossato a un muro. Attorno a lui tre o quattro ragazzi, e uno di essi lo teneva premuto contro il muro con una mano.

Non sembravano star 'pacificamente' chiacchierando, anzi, parevano avere intenzioni tutt'altro che caste.

- Ehi - ringhiò Drake, sentendosi già fumar di rabbia. - Ma allora proprio non volete capirla che dovete stare lontani dal mio ragazzo!

Il biondino gli lanciò un'occhiata colma di vergogna. Già finito il proprio momento da leone. Non voleva mostrarsi debole davanti al fidanzato, eppure non poteva farci nulla: tutti riuscivano - fisicamente - a dimostrarsi più forti di lui.

- Drake... - mormorò, affranto. Come avrebbe potuto innamorarsi di lui, il ventunenne, se avesse sempre dovuto venirlo a salvare?

Il più alto strinse i pugni e digrignò i denti, in collera.

- Conto fino al tre e poi dovete andarvene... o non mi farò alcuno scrupolo a spiaccicare i vostri volti contro il muro a cui è addossato il mio ragazzo.

E alzò una mano, osservandosi le nocche. Tutti i presenti sapevano che era capacissimo di farlo.

- Ohi, amico... non c'è bisogno di scaldarsi, stavamo solo scherzando - disse allora nervosamente 'lo scarafaggio' che aveva osato toccare il suo cucciolo.

- Io però non sto scherzando, amico - ribatté Drake, sollevando l'indice. - Uno, due...

Ancor prima che potesse pronunciare la 't' di tre se l'erano già data a gambe. Il ventenne chiuse gli occhi ed espirò rumorosamente.

- Grazie al c-...

- Grazie a Dio - lo interruppe il fidanzato, abbracciandolo stretto. - Per fortuna stai bene.

Tom deglutì. Non si sarebbe aspettato di vederlo fuori di sé dalla preoccupazione. Lui lo scostò, sempre tenendolo per le spalle, per scrutarlo con aria ansiosa.

- Perché stai bene, vero?

Il più basso annuì. Non poté far a meno di notare che gli occhi quasi bianchi del proprio ragazzo erano lucidi, gli tremavano le mani e il naso.

- D-drake...?

Il moro si sedette lentamente su uno spiazzo privo d'erba e fece accomodare il fidanzato sulle proprie gambe, prima di affondare il volto nel suo petto. Dopo poco, un singhiozzo lo scosse da capo a piedi.

- Lo vedi? Sono patetico. Stiamo insieme da quanto, ieri? Ieri. Stiamo insieme da ieri e già non posso sopportare l'idea che qualcuno ti faccia del male.

Tommy, che gli stava accarezzando gentilmente i capelli scuri, alzò di scatto la testa, sorpreso.

- Shh, non dire nulla - disse il ventunenne, ma pareva star supplicandolo. E lo baciò dolcemente, mentre le mani correvano ad arruffargli i morbidi capelli e le lacrime gli rigavano il volto.

- N-non piangere... s-sto bene.

Drake lo strinse più forte a sé.

- Ho avuto così paura, Tommy... il pensiero di perderti mi uccide. Non voglio restare solo.

Il ragazzo dagli occhi grigi tacque per un lungo istante.

- Non sei solo... hai Ares ed Evan.

Lui gli mordicchiò il labbro inferiore, strappandogli un gemito osceno quando le sue mani si strinsero impertinenti attorno al suo fondoschiena.

- Ma io voglio te... perché tu mi completi.

Un bacio per casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora