'Drake si buttò tra le sue braccia, il volto rigato di lacrime.
- Perché, Evan? Dimmelo! Perché? Me lo merito? Me lo merito?
E continuò a singhiozzare rumorosamente contro il suo petto mentre lui gli accarezzava con lentezza estenuante i capelli scuri, che facevano spiccare i suoi occhi quasi bianchi.
Il biondo non rispose. Gli mancavano le parole.'
Evan si riscosse da quell'improvviso ricordo. Aveva appoggiato la guancia alla mano, fissando così distrattamente la lavagna da non essersi nemmeno accorto di aver permesso al sonno di avvolgerlo nelle proprie dolci spire.
Era spossato, dopo la notte passata con Drake. Avrebbe voluto essere insofferente, con lui, invece si ritrovava sempre a dar ascolto al proprio cuore. Lo faceva da anni, per quanto logorante fosse.
C'era stato un tempo in cui... no, non doveva pensarci.
Si guardò attorno, sbadigliando e stiracchiandosi appena, in modo da non farsi beccare dopo un imprevisto pisolino dal professore.
Tutto normale, se non per il pupillo degli insegnanti, l'appena ventenne, tenero e adorabile Tom, da tutti chiamato Tommy, che digitava furtivamente qualcosa sul cellulare, sotto il banco.
Non ci badò troppo, a lui che importava?
Non lo trovava nemmeno carino, né riusciva a vedere quell'infinita e accecante bellezza di cui sentiva parlare nei corridoi.
~~~
- Che strana atmosfera - commentò Ares, seduto all'altro capo del tavolo. Il biondo e il moro stavano vicini vicini, con le gambe fasciate dai jeans le une contro le altre.
- Strana? - replicò Drake, inarcando un sopracciglio. Evan rimase in silenzio come sempre, in volto la solita espressione neutra.
- Tra voi due c'è elettricità... tensione - spiegò il ragazzo dagli occhi azzurri, puntando lo sguardo nel suo.
In quel momento il carinissimo barista li interruppe e la conversazione cadde.
- Posso portarvi qualcosa?
- Ciao, Jay.
Lui si stampò in faccia un sorriso gentile.
- Ciao, Ares!
Mentre i due disquisivano amabilmente come da un po' facevano, Drake ne approfittò per far scivolare lentamente la propria mano verso l'interno della coscia del biondo.
Egli rabbrividì, espirò indignato dal naso e lo fulminò con lo sguardo.
- Smettila - articolò, muovendo unicamente le labbra. L'amico lanciò un'occhiata fugace ad Ares, impegnato a discutere animatamente con Jay circa una band, poi si allungò a coprire quei pochi centimetri che separavano le loro bocche e lo baciò.
Questione di pochi istanti, però, poiché Evan gli tirò una gomitata nelle costole e si alzò.
- Me ne vado - sbottò in direzione del rosso, e uscì dal bar.
Il ragazzo dagli occhi azzurri s'interruppe a metà frase e gli lanciò un'occhiata confusa, ma lui era già andato.
- Scusa un secondo, Jay.
Drake fissò l'amico senza spiccicare parola, ancora dolorante per la gomitata.
Mi sta bene... accidenti a me.
- Mi spieghi che cazzo succede?! - ringhiò Ares, allungandosi sul tavolo e afferrandolo per il bavero della giacca.
Lui lo scostò lentamente, alzandosi a sua volta. Si sentiva le gambe di gelatina.
- Cose del passato, Ares - mormorò, stringendo le labbra in una linea sottile. - Ci si vede.
Non era una bugia, era una storia del passato che non riusciva (e forse mai sarebbe riuscito) a lasciarsi alle spalle.
Lui lo osservò uscire senza provare a fermarlo. Incrociò gli occhi castani del proprio ex, gentili e affettuosi.
- Cioccolata calda? - risuonò la sua proposta.
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Un bacio per caso
RomansaDrake ha ventun anni, i capelli dello stesso colore del pelo dei cavalli frisoni e dei particolarissimi occhi chiari che paiono bianchi. Qualcuno lo definisce emo, a lui non piacciono le etichette. È, insieme ad Ares, suo migliore amico numero uno...