'Hai detto Elijah...'
Drake aggrottò la fronte, digrignando i denti.
- Perché non mi lasci in pace? - borbottò fra sé e sé. - Dio, quanto ti odio. Non puoi deciderti a uscire dalla mia vita?
Scrollò le spalle ed Evan gli si affiancò.
- Parli da solo? - domandò con un sorrisetto che doveva apparire irritante, ma che si limitò ad essere vuoto, privo di colore.
- Se sei venuto qui per provocarmi sappi che non è giornata - ringhiò il moro di rimando. Il ragazzo dagli occhi verdi abbassò lo sguardo e gli accarezzò fugacemente una mano.
- No, non era nel mio intento stuzzicarti. Volevo solo dirti che mi dispiace, mi dispiace e giuro, giuro che sto provando a comprenderti... ma detesto quando mi baci!
Drake si fermò di botto, lo tirò a sé per le spalle e lo baciò improvvisamente in mezzo al corridoio deserto. Le sue labbra rosee erano morbide e calde, una presenza costante e confortante nella propria vita malinconicamente incasinata.
- Come ora? - sogghignò. Evan gli diede uno spintone e lo allontanò, avvampando.
- Vaffanculo.
L'amico gli rifilò un'occhiata divertita.
- Evan... - sospirò.
Il biondo lo guardò di traverso.
- I nostri mondi non collideranno mai, lo sai bene anche tu - disse, sforzandosi di non suonare stizzito. E lo mollò lì, allontanandosi a grandi passi.
- Lo so - mormorò, rassegnato.
Non era il fatto in sé che gli dispiaceva; era qualcosa che nemmeno lui sapeva, non ancora. O meglio, lo sapeva, ma non riusciva a spiegarselo.
~~~
Ritornare all'appartamento era sempre straziante. Una strada che aveva percorso infinite volte con l'eccitazione di trovarlo a casa, il campanello consumato e lo zerbino che aveva visto giorni migliori, ognuna di quelle cose gli ricordava lui.
Entrò in quella che chiamava 'casa' facendo tintinnare le chiavi. La bottiglietta di Coca-Cola attaccata come portachiavi continuava a resistere a qualunque cosa.
- Sono a casa - disse piano, fissando il muro. Nessuna risposta, neanche dalla foto ad esso appesa.
D'altronde, come può una foto parlare? Come può parlare chi non c'è più?
Sfiorò con le dita tremanti la testa di El che superava di almeno una decina di centimetri la propria, almeno nello scatto. Si soffermò ad osservare il proprio innocente sorriso di sedicenne, sorriso di una persona felice.
- El...
Ingoiò un groppo di lacrime.
- Ti odio! Solo Dio sa quanto ti odio! Ti avrei perdonato, razza di cretino! Che ci fossero voluti mesi o anni ti avrei perdonato! - gridò, addolorato.
Eppure non ci credeva. Né di odiarlo, né che l'avrebbe perdonato. Ma si sarebbe costretto a perdonarlo, pur di non perderlo... perderlo così.
Quella sera andò a dormire come al solito con il viso affondato nella sua felpa, l'unica che aveva tenuto. Di lui aveva bruciato quasi tutto, in uno scatto d'ira. Non se ne pentiva, però. Non ne avrebbe più avuto bisogno, lui.
Nonostante gli anni passati la felpa profumava ancora di lui, anche se in modo assai tenue. Legno, alcol, primavera. Un odore che gli veniva da associare alle farfalle. Come loro, anche El aveva sbattuto le proprie ali ed era volato via.
Quello stronzo senza cuore.
Drake non sapeva che ore fossero quando il proprio cellulare vibrò, comunque doveva essere l'orario in cui usualmente vagabondava per le strade.
Rispose alla chiamata senza nemmeno controllare chi fosse.
- Pronto?
- Drake?
Gli sfuggì un grugnito, senza un preciso motivo.
- Evan. Che cazzo vuoi a quest'ora?
Tanto lui non sa che io non so che ore siano.
- Non mi sembra che tu stia bene - osservò il biondo, costernato.
- Oh, grazie, mamma. Come se non lo sapessi!
- Prego, figliolo - ribatté l'amico con altrettanto sarcasmo, prima di perdere definitivamente le staffe. - Senti, piantala, okay? E che cazzo. Sono immerso fino al collo in questa storia grazie a te, dunque perlomeno dillo che stai una merda!
E ammutolì.
- E anche se così fosse? Anche se te lo dicessi? - replicò lentamente Drake.
- Allora vieni ad annegare la merda altrove, invece che nel cuscino - ribatté piccato il ragazzo dagli occhi verdi.
Forse colui che lo conosceva più di tutti... o quasi.
- Non avevi detto...?
- Non avevo detto un corno. Vuoi farmi incazzare e cambiare idea?
- Non lo sei già? - ridacchiò il moro.
- Cosa?
- Incazzato.
- MUOVITI, DRAKE, O GIURO CHE VENGO LÌ E TI PRENDO A CALCI IN CULO FINO A CASA MIA - esplose Evan. Lui ridacchiò ancora.
- Okay, okay.
Chiuse la chiamata. Non è che stesse meglio o cose del genere, era però un sollievo saper di poter contare su qualcuno come il biondo. Incomprensibile, scostante, ma dal grande cuore.
Semplicemente... Evan.
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Un bacio per caso
DragosteDrake ha ventun anni, i capelli dello stesso colore del pelo dei cavalli frisoni e dei particolarissimi occhi chiari che paiono bianchi. Qualcuno lo definisce emo, a lui non piacciono le etichette. È, insieme ad Ares, suo migliore amico numero uno...