27. Sette, otto mesi

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Era mattina, era un nuovo giorno.
Ma era sempre la stessa merda.
Harry e Louis non si sentivano da un mese, oramai. Come se quello che avevano passato insieme fosse stato solo frutto della loro immaginazione. Ed Harry era arrabbiato, sempre più arrabbiato perché si sentiva preso in giro. All'inizio pensava che fra lui e Louis non ci fosse nessun segreto, che ormai condividessero le giornate e la vita.

Louis si alzò dal letto più svogliato che mai, il suo lavoro, quello che Liam, il suo migliore amico, gli aveva trovato lo stava attendendo.
Faceva il cassiere in un bar, non era il massimo dei lavori, ma poteva farlo se voleva sopravvivere in quella città piena di crisi.

«Ah, ti sei svegliato finalmente, ti ho preparato la colazione.» disse una voce femminile dalla cucina del piccolo appartamento. «Oggi come hai dormito?» chiese.
«Lottie, i-io, io non lo so, mi sveglio sempre stanco, sempre frustrato, sempre triste, io non so come definire le mie emozioni.» rispose Louis alla ragazza da cui proveniva la voce femminile, la sorella.
«Fra circa venti minuti vado in università e tu verrai con me, parlerai con Gemma, che riferirà tutto ad Harry, così troverai un modo per comunicare con lui.» rispose dolcemente la bionda, che si era scostata dal lavandino sedendosi di fronte al fratello.
«N-no, questa volta l'ho combinata grossa, non potrà mai perdonarmi, non potrà mai.» blaterò tremando.
«E chi l'ha detto, Lou? Da quando avete smesso di parlarvi, hai cominciato a fare gli incubi durante la notte, non è per niente una buona cosa, Louis.»
«Non mi interessa, se lui non vuole parlare con me, non parlerà con me.»
«Sei veramente testardo, mh? Preparati che fra un po' usciamo.» la ragazza si girò di spalle, e con la sua finezza, si diresse verso il divano di fronte alla tivù, la accese e si mise ad osservarla mangiandosi una brioche alla nutella.

Louis sbuffò, non poteva assolutamente competere con la sorella. Il testardo o la testarda qui, non era lui, ma bensì Lottie. Era una ragazza determinata, nonostante fosse ancora così giovane. Se voleva una cosa, la otteneva oltrepassando anche gli ostacoli.

«Senti Haz, no! Mamma è in ospedale, sì, non posso andare da lei ora, sono in università, devo dare il mio penultimo esame prima della tesi. Harry, ma che caspita dici? Non ti sto mentendo, no! Smettila di fare il melodrammatico, basta! Ti chiamo appena arrivo in ospedale. Sì, ok, ciao.» la voce di Gemma rimbombava in tutto il corridoio della scuola, le persone che gli passavano accanto non si giravano per guardarla in modo ambiguo, perché tutti, tutti sapevano della situazione problematica in cui la sua famiglia si ritrovava. Quindi, per non sembrare degli impiccioni o per sembrare straniti dai suoi atteggiamenti, la oltrepassavano senza puntare il loro sguardo su di lei.

Lottie e Louis erano appena entrati, videro la ragazza seduta su una panchina posta vicino agli armadietti che appartenevano ai professori, si alzò in piedi appena vide i fratelli Tomlinson dirigersi verso di lei.
«Lottie!» disse lei sorridendole.
«Hey Gemma, ti ho portato Louis.» la biondo spostò lo sguardo sul liscio. «Non fare casini, dille quello che vorresti dire ad Harry, così la finisci di essere depresso, ok?»
Louis era agitato, non aveva un vero e proprio testo scritto, non aveva una cosa in particolare che voleva dirle, voleva solo essere spontaneo e dire le cose come in realtà stavano. Voleva che le parole gli provenissero dal cuore. Nulla di più. Ma forse sarebbe stato inutile, perché sapeva che quando parlava di Harry, le parole gli si morivano in gola, c'era sempre qualcosa che gli bloccava il discorso. Qualcosa che gli impediva di parlare di lui.

I due videro Lottie allontanarsi, e girare l'angolo, fino a quando Gemma, vedendo il ragazzo in agitazione, decise di iniziare la conversazione. «Harry mi ha appena chiamato, è veramente molto stressato. Anche lui, come me, sta dando gli ultimi test dell'anno, anche se io la prossima settimana devo dare la tesi, il prossimo mese invece mi sposo, e lui tornerà qui a Londra, per sempre, resterà qui con noi, Louis. Dopo quello che vi è successo, ha deciso di concentrarsi sullo studio, e per ammazzare il tempo ha cominciato a lavorare in un ristorante come cameriere, lavora tutto il pomeriggio, appena dopo l'università. Ovviamente si licenzierà quando dovrà ripartire.» disse lei, cercando di confortare il ragazzo.
«M-mi dispiace veramente per quello che è successo fra noi, io davvero non sapevo che Finn fosse vostro cugino, e ho fatto quel che ho fatto, sì, per puro orgoglio, per puro piacere, per puro sfogo, e mi dispiace da morire.» rivelò Louis scovando nel suo cervello le parole giuste da utilizzare.
«Immagino, Harry è molto arrabbiato, ancora. Ma penso ti perdonerà, lui è una persona davvero buona, e poi non potrà mai continuare ad essere arrabbiato con la persona che ama, me lo ripeteva spesso, prima, sai?» annunciò la ragazza con i libri in mano.
«I-io lo amo, Gemma. Lo so che ci conosciamo solo da sette, otto mesi, ma quando sono andato a New York per conoscerlo dal vivo e per fargli capire che avrei fatto di tutto pur di essere perdonato, pur di essere capito, pur di fargli capire che ero pronto a dimenticarmi di Edward per stare con lui, per amarlo con tutto me stesso, i-io, io sono mortificato, scusami Gemma, lo amo davvero.» Louis posò le sue dita corte sugli occhi, ormai in procinto di lacrimare, in procinto di versare altre lacrime, probabilmente quelle che aveva versato precedentemente non erano proprio bastate. Gemma, all'inizio, quando era venuta a sapere della situazione che si era creata fra questo triangolo amoroso che vedeva come protagonista Louis, Harry e Finn, ne rimase altrettanto shockata. Ma Louis si pentiva davvero di quello che aveva fatto a quel povero ragazzo, per lui non provava davvero nulla, per lui era come se quello che avevano fatto fosse un vero e proprio gioco. Solo esperienze.
La ragazza si avvicinò al ragazzo e lo avvolse in un abbraccio stretto, lo abbracciò sentendosi male per il proprio fratello, se solo lo avesse visto in quelle condizioni. Se solo avesse avuto modo di rispondere a quel ragazzo nelle chat, su facebook, ovunque. Se solo Harry non evitasse i messaggi di Louis, se solo Harry avesse smesso di fare l'incazzato.

Nasl? (Larry Stylinson)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora