Mi sveglio di soprassalto quando sento qualcosa saltarmi addosso. Mi guardo intorno assonnato e anche un po' confuso, ma presto mi accorgo che si tratta solo di Mr Darby. Si è accoccolato sul mio petto e mi guarda con i suoi occhi gialli, facendo le fusa. Gli dedico un po' di attenzioni, accarezzando il suo pelo nero e morbido, e poi cerco di riaddormentarmi, ma lui non sembra assolutamente intenzionato a concedermi qualche altra ora di riposo, visto che si posiziona sul mio cuscino, per fare le fusa proprio accanto alle mie orecchie.
«E va bene, ho capito!» borbotto poi, alzandomi dal mio letto e dirigendomi in cucina per dare a Mr Darby i suoi adorati croccantini, sapendo che è il motivo per cui mi ha svegliato. Potrebbe anche andare da Michael, ma l'ultima volta che ci ha provato ha ricevuto solo una cuscinata addosso. Ho sentito Mr Darby soffiare incazzato persino dalla mia camera quel giorno e al pensiero mi viene ancora da ridere.
Mr Darby mi segue con il suo passo felpato e, una volta giunti a destinazione, si struscia addosso alle mie gambe da gran ruffiano qual è, vedendomi aprire lo sportello in cui teniamo le sue cose: ciotole varie, croccantini, scatolette di cibo per gatti e tonno, che adora come nient'altro al mondo.
Riempio una ciotola con dei croccantini e lui mi rivolge qualche miagolio di ringraziamento, prima di iniziare a mangiare. Rimango qualche istante a fissarlo, rapito dalla sua incredibile eleganza, ma poi la mia mente inizia a vagare senza che io possa fare qualcosa per impedirlo. Ho ancora ben impressa in mente la faccia dispiaciuta di quella giornalista, mentre leggeva la notizia relativa a Meredith Scott, nonostante siano già passati un paio di giorni da quando io e Michael abbiamo visto il telegiornale. Penso alle persone che ho picchiato ai tempi del liceo e il senso di colpa mi stringe lo stomaco in una morsa che mi fa quasi mancare il fiato. Qualcuno di loro potrebbe avere pensato almeno una volta al suicidio, o magari ancora oggi, in questo preciso istante, e io non potrei mai perdonarmi una cosa simile. È assurdo che io mi preoccupi solo ora, ma all'epoca ero un ragazzino troppo stupido e accecato dalla rabbia per capire che la violenza non è la giusta risposta ai problemi della vita.
Sospiro e mi rendo conto che Mr Darby ha appena finito di mangiare la sua colazione, così torno nella mia camera e lui mi segue, per poi superarmi e posizionarsi direttamente sul mio letto. Mi concedo una breve risata e mi sdraio, cercando di riprendere sonno. Gli occhi gialli di Mr Darby sono un po' inquietanti nella penombra della stanza, soprattutto perché mi fissano con insistenza, ma fortunatamente riesco ad addormentarmi lo stesso, dopo essermi rigirato un paio di volte nel letto.
Quando mi risveglio è ormai giorno da un bel pezzo e, anzi, penso sia già ora di pranzo. Tuttavia, non mi preoccupo più di tanto dal momento che la febbre non mi è ancora passata del tutto e, di conseguenza, non ho molto da fare a parte dormire.
«Michael,» richiamo l'attenzione del mio coinquilino, entrando in cucina e aspettandomi di trovarlo intento a mangiare qualcosa, ma la stanza è vuota. Probabilmente deve essere all'università in questo momento e un po' mi dispiace, dato che il silenzio che regna nel nostro appartamento non farà altro che alimentare i miei pensieri negativi. Non mi è possibile neanche distrarmi con Mr Darby poiché questa è l'ora in cui si rifugia nei punti più alti e irraggiungibili della casa - sopra il frigorifero o sulla nostra libreria - per riposarsi senza che uno di noi possa disturbarlo. In realtà non mi immaginerei mai di infastidirlo mentre è nel bel mondo dei sogni, ma Michael non è della stessa idea. Spesso, infatti, si diverte a svegliarlo solo per vendicarsi di tutte le volte in cui è stato invece Mr Darby a interrompere il suo riposo. Sì, il loro non è proprio un rapporto ricco di amore e smancerie, ma non credo che Michael si azzarderebbe mai a cacciare il nostro gatto fuori di casa, visto che lui stesso si diverte quando litigano e non potrebbe farne a meno.
Mi avvicino ai fornelli e decido di prepararmi qualcosa da mangiare, per poi optare per un toast. Prendo dal frigo il prosciutto cotto e del formaggio, mentre da uno sportello afferro il pan carré. Farcisco il mio toast e lo metto in padella, per poi posizionare il tutto sul fornello. In realtà da qualche parte dovrebbe esserci un tostapane - decisamente molto più pratico - ma, di comune accordo, io e Mikey abbiamo deciso di farlo sparire dalla circolazione quando Mr Darby è praticamente saltato per aria un giorno in cui abbiamo preparato dei toast e lui era proprio nelle vicinanze una volta che erano pronti. Inutile dire che non è stato un bello spettacolo e, notando che Mr Darby per molti giorni non è più entrato in cucina per la paura del tostapane, Michael si è sbarazzato di quell'aggeggio.
Perso dietro a questi pensieri futili, il mio sguardo cade casualmente su un'agenda nera di cui non ricordavo neanche l'esistenza. Mi avvicino e l'afferro, per poi aprirla. Sfogliando qualche pagina mi rendo conto che è l'agenda che ho usato un bel po' di mesi fa, quando ero ancora al primo anno di università. Era il periodo in cui ho tentato di tenere in ordine la mia vita e i miei impegni, per poi arrendermi all'evidenza e capire che non sono in grado di seguire una stupida agenda. Non mi è ancora chiaro come sia finita qui in cucina, ma decido che non mi interessa e, anzi, una strana idea comincia a farsi spazio nella mia testa, distraendomi completamente da tutto il resto. Mi siedo al nostro tavolo rotondo, dopo aver afferrato una penna, e inizio a scrivere senza quasi rendermene conto. Le varie parole si susseguono, una sotto l'altra, e mi accorgo che sono dei nomi, i sei nomi delle persone che ho picchiato al liceo, escludendo tutti quei ragazzi che non hanno impiegato un solo istante a ricambiare i miei pugni e calci. Osservo quella lista quasi con sguardo perso, per poi chiudere di scatto l'agenda e stringere la copertina di cuoio nero con forza, sentendo le lacrime pungermi gli occhi.
«Porca puttana, che puzza di bruciato!» la voce di Michael mi riscuote dai miei pensieri e mi accorgo solo ora del suo arrivo e di aver lasciato il toast sul fuoco.
Sobbalzo sulla sedia e mi alzo di scatto, precipitandomi a spegnere il fornello. Alzo il toast dalla padella per vedere se è in qualche modo recuperabile, ma trovo la fetta di pane praticamente carbonizzata, così sospirando lo butto, per poi mettere la padella nel lavandino.
«È successo qualcosa?» mi chiede poi Mikey, notando che ho evitato il suo sguardo per tutto il tempo.
Mi volto verso di lui e rimaniamo a fissarci negli occhi per qualche istante, prima che io gli porga l'agenda. «Sono le persone che ho picchiato e non hanno reagito,» mi limito a dire.
Lui apre l'agenda, per poi alzare un sopracciglio quando legge la lista. «In questi anni hai scritto su un'agenda nera tutte le persone che hai picchiato?» chiede Michael, quasi incredulo. «Dio mio, Hood, sei più perfido e organizzato di quanto potessi immaginare!» esclama poi, fingendo un tono indignato.
Alzo gli occhi al cielo. «Ho scritto i nomi prima che arrivassi,» rispondo, per poi sentire ancora quella morsa allo stomaco. «Non riesco a darmi pace da quando abbiamo visto quel fottuto servizio in televisione. Non voglio essere la causa della morte di qualcuno e-»
Mikey sospira, interrompendomi. «Devi cercare quelle persone, allora. Chiedere loro scusa e tornare a dormire sonni tranquilli perché, davvero, sentirti sospirare in piena notte è diventato insopportabile,» conclude e io accenno una risata a cui Michael si aggrega subito.
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Eccoci di nuovo qua con il secondo capitolo, in cui si capisce finalmente il senso della storia. Ho preso ispirazione dalla pubblicità di qualche tempo fa della macchina, di cui ora non ricordo il modello, dove il tizio dice "Amico, questo è il karma, dovresti chiedere scusa a tutte le ragazze che hai mollato!" e... boh, mi faceva morire l'idea di Calum che si mette con Michael alla ricerca di tutte le persone che ha picchiato per chiedere loro scusa e assicurarsi che nessuno abbia intenzione di uccidersi.
Spero che l'idea vi piaccia, un bacio❤️❤️
P.s. complimenti a littlecliff per avere indovinato la trama al primo capitolo (sei una vecchia volpe😏😂)!
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My Victims || Calum Hood
Fiksi Penggemar«In questi anni hai scritto su un'agenda nera tutte le persone che hai picchiato?» chiede Michael, incredulo. «Dio mio, Hood, sei più perfido e organizzato di quanto potessi immaginare!» esclama poi, fingendo un tono indignato. N.B.: non è propriame...