~Sometimes you have to stop thinking si much and just go where your heart takes you~
P.O.V. Hope
Avevo appena parlato con circa un centinaio di studenti dell'accademia, ormai era una cosa che facevo almeno una volta alla settimana da circa un mese, parlavo del più e del meno e dei vari pettegolezzi che giravano per la scuola e finalmente tutti sembravano essersi dimenticati della relazione tra Adrien e Rose, storia a dir poco insignificante rispetto a quella che aveva iniziato a girare questa mattina è che ormai era sulla bocca di tutti: a quanto avevo sentito, pareva che una ragazza del primo anno fosse stata messa incinta da uno del quinto.
Ora tutti si sarebbero concentrati sul nuovo scandalo e nessuno avrebbe mai ripensato a Rose e Adrien, era arrivato il momento di agire. Lo dissi a Rose, e andò letteralmente in tilt per la felicità, ci volle un po' perché potessi riprendere a parlare. La prima fase del piano era la più semplice.P.O.V. Rose
Ero davanti alla porta dell'ufficio della preside, la fissai indecisa se entrare o meno, feci un bel respiro e bussai.
-Avanti- disse, entrai. -Oh ciao Rose, cosa ti porta qui?- chiese ticchettando su un foglio con la penna, cosa che mi innervosiva parecchio e mi faceva venire ancora più ansia.
-Volevo chiederle, se potevo tornare a casa per qualche giorno.- chiesi cercando di apparire disinvolta, nonostante il suo sguardo che mi osservava attentamente me lo rendesse quasi impossibile.
-Per quale motivo?- chiese visibilmente perplessa, iniziai a preoccuparmi e a dubitare della facilità dell'impresa.
-Mio zio, il fratello di mio padre, si sposa, e mi farebbe piacere essere presente.- le risposi, guardandola negli occhi per cercare di capire cosa stesse pensando.
-Quando sarebbe il matrimonio?-
-Tra tre giorni- dissi, tutte quelle domande, anche se erano normali e innocue, mi facevano sentire come sotto interrogatorio.
-Credo si possa fare, ovviamente dovrai essere accompagnata da Daniel.-
-Certo, capisco.-
-Bene, partirete domani dopo le lezioni e tornerete il giorno dopo del matrimonio, di sera. Vi farò sapere l'orario preciso il prima possibile.- disse, sembrava che non sospettasse niente di niente, provare per ore con Hope aveva dato i suoi frutti; la ringraziai e uscii dal suo ufficio, mentalmente tirai un sospiro di sollievo. Prima fase completata con successo, passare alla fase due.
Appena tornai in camera e dissi a Hope che la prima parte del suo piano aveva avuto successo, iniziò a spiegarmi la seconda parte, inutile dire che non smise più di parlare e che me la ripeté fino alla nausea. Preparai le valigie, tolsi tutte le cose che c'erano nell'armadio e le buttai dentro le valigie. La mattina seguente, dopo cinque ore di lezioni che sembrarono interminabili, ero finalmente in viaggio verso casa.
All'aeroporto ad aspettarmi c'erano mio padre, Emily, Mike ed Erik, mi erano mancati tantissimo! Li vedevo spesso du Skype, ma rivederli di persona mi diede la sensazione che fosse passato molto tempo dall'ultima volta che li avevo visti; tutta quella situazione sembrava così irreale, quasi un sogno, ed in effetti non avevo la conferma che non fosse così.
-Senti Rose, non è che nella tua scuola si possono iscrivere anche i comuni mortali come noi? Sai ti confesso di essere un po' gelosa, tu torni a casa con un ragazzo sempre diverso e sempre perfetto.- mi scappò una risata, Emily era fidanzata con Erik eppure non perdeva mai occasione di provarci con qualcun altro, credo che trovasse divertente flirtare con gli altri; mi era mancata, il suo modo di fare era unico e riusciva sempre a farmi ridere anche quando magari il suo intento non era quello. -A proposito, che fine ha fatto Adrien? Era tanto dolce e carino.- Erik le diede una gomitata sul fianco.
-Ti faccio notare che ci sono anche io in macchina- le ricordò facendo l'offeso; Emily aveva toccato un tasto dolente, ma la scena con Erik che seguì subito dopo riuscì a distrarmi.
-Sai che non ti lascerei mai- gli disse Emily baciandolo, quei due mi avrebbero fatto venire il diabete prima o poi; quel modo di fare così sdolcinato mi ricordò me ed Adrien, mi mancava qualcuno che mi facesse sentire speciale come Erik faceva sentire Emily. -Allora Rose, che fine ha fatto Adrien?- mi chiese curiosa.
-La preside ha scoperto che stavamo insieme e lo ha cacciato via dalla scuola.- dissi.
-Passiamo alla seconda domanda- avevo dimenticato i suoi quiz/interrogatori -Come mai sei qui?-
-Voglio andare da Adrien- mio padre si girò sconvolto, meno male che eravamo appena arrivati a casa, altrimenti avremmo sicuramente rischiato un incidente. Fortunatamente si limitò a qualche imprecazione in silenzio, come era evidente dalle facce che faceva, e a qualche sguardo minaccioso, anche se sapevo bene che la predica era solo rimandata, perché non voleva dare spettacolo davanti ai miei amici, che però se ne andarono dopo pranzo, e a quel punto la bomba esplose.
-Mi spieghi cosa hai intenzione di fare?- urlò mio padre furioso.
-Voglio andare da Adrien, non ho intenzione di aspettare di compiere diciott'anni, è assurdo.-
-Non è assurdo, è quello che fa un sacco di gente: aspetta.-
-Non è certo colpa mia se un sacco di gente non ha abbastanza forza per reagire, ma io non ho intenzione di sprecare due anni della mia vita ad aspettare per colpa di una stupida legge.-
-E sentiamo: sai anche dov'è Adrien?- mi chiese urlando sempre di più.
-Beh non esattamente, lui non me l'ha detto, non voleva che andassi a cercarlo.- ammisi
-Qualcuno di intelligente, finalmente...- -So solo che è a Mosca. Hope ha scoperto di essere una strega, e ha usato i suoi poteri per scoprire dove si trova, ma non essendo molto esperta non è riuscita a scoprire esattamente dove.-
-Streghe? Mi stai prendendo in giro? Esistono i vampiri non le streghe, altrimenti tua madre me lo avrebbe detto.-
-Non lo sa quasi nessuno, diciamo che ai vampiri non va a genio che ci siano alcuni di loro con più poteri oltre a quelli che abbiamo, e le streghe solitamente fanno una brutta fine-
- Non se ne parla, non andrai a Mosca! È troppo grande, non parlano l'inglese e non tu non conosci il russo! Come pensi fare!-
- Oh! Andiamo! Tutti parlano inglese ormai! E comunque non sono venuta qui per chiederti il permesso- gridai infuriata salendo in camera mia, non ero andata lì per avere il suo consenso, era solo una tappa obbligatoria perché, ovviamente, non sarei potuta andare direttamente in Russia. Era già tutto programmato e lui non avrebbe mai potuto dire o fare qualcosa che mi avrebbe fatto cambiare idea.
La mattina dopo, le urla di mio padre che dicevano qualcosa di incomprensibile mi svegliarono; scesi in cucina, ancora in pigiama, e vidi Mike, cosa ci faceva lì?
-Finalmente ti sei svegliata- mi disse dandomi un bacio sulla guancia e spettinandomi i capelli.
-Mi sei mancato- dissi abbracciandolo, ebbi la sensazione che tra noi fosse tornato tutto come prima. -Che ci fai qui?- gli chiesi mentre addentavo un biscotto.
-Be, come dice Hope, sono il vostro contatto, vai a svegliare Daniel: si parte.-
Dopo aver messo nel cofano della macchina di Mike tutti i bagagli, quasi tutti miei; salutai mio padre, sapevo che non era d'accordo, ma la notte sembrava averlo fatto calmare o almeno ci era rassegnato all'idea che non avrebbe potuto far niente per fermarmi salimmo in macchina e Mike ci diede due telefoni, disse che glieli aveva mandati Hope, che c'erano già alcuni numeri di telefono e ci disse di lasciare a lui i vecchi telefoni. Arrivammo in banca, e Mike, come aveva già fatto Hope, mi disse che dovevo comportarmi come una donna d'affari e dovevo essere sicura di me, poi mi raccomandò di prelevare molti soldi perché poi non avrei più potuto prelevarli o mi avrebbero trovato. Quella banca era gestita da vampiri e a quanto pare era lì che era finito tutto quello che avevo ereditato e inoltre non c'erano limiti a quanti soldi potessi prelevare. Presi la valigetta ed entrai in banca accompagnata da Daniel.
-Buongiorno- dissi al banchiere.
-Buongiorno a lei, Signora...- mi salutò aspettando che completassi la frase.
-Signorina Montgomery- dissi.
-Oh mi scusi; cosa desidera?- mi chiese in tono riverente.
-Dovrei fare un prelievo.-
-Certamente, e che cifra desidera prelevare?-
-Un milione e cinquecentomila- dissi con sicurezza, il banchiere mi guardò dubbioso -Domani è il mio compleanno, e ho intenzione di fare un po' di shopping. Sa, come diceva Coco Chanel, le migliori cose nella vita sono gratis, ma le seconde migliori cose sono estremamente costose- spiegai, e lui riempì la valigetta con i soldi, era sicuramente abituato alle ragazzine viziate. Gli diedi i miei dati e le mie password e poi entrano nel caveoux, all'interno c'era una porta nella quale era scritto il nome della mia famiglia, ma solo dopo averla aperta realizzai il valore della mia eredità. All'interno c'erano tre pile di documenti, sicuramente titoli immobiliari, alla parete c'erano diverse teche, tutte contenti molti gioielli, evidentemente preziosi, appesi alle pareti vi erano dei quadri, non sapevo quali fossero è né chi li avessi dipinti, ma avevano tutta l'aria di essere quadri di un'estimabile valore. Il banchiere aprì un'altra porta, di cui proprio non avevo notato l'esistenza, era una stanza molto piccola ma conteneva un gran numero di contanti, tutti ordinati per taglio. Non stetti a contare quanti soldi mise nella valigetta, mi fidai ciecamente del suo lavoro, infondo, se non fosse stato altrimenti, sarebbe già stato licenziato da tempo; piuttosto mi concentrai sulla ricchezza che mi circondava, su qualunque oggetto posassi lo sguardo vedevo una montagna d'oro, mi sentivo come Aladino quando entra nella grotta.
Fase due completata, prossima tappa Mosca.* Spazio Autrice *
Spero che il capitolo vi piaccia.
Scusate se quando mi chiedete quando continuo io vi dico sempre "domani" o "la settimana prossima" e poi aggiorno due secoli dopo. E che ultimamente, come, penso, anche alcuni voi, sono piena di verifiche e interrogazioni e ogni volta che ne faccio una ne spunta un'altra.
Comunque per favore abbiate pazienza, votate e commentate😘
Grazie 1❤️❤️❤️ per tutti i vostri voti, commenti e visualizzazioni.
Ciaooo❤️
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Our Blood
Vampire"Sentii il cuore spezzarsi in mille frammenti, era come un puzzle che non sarei riuscita a ricomporre da sola, perché lui aveva i pezzi, glieli avevo dati io, perché senza di lui la mia vita era vuota. Avrei dato qualunque cosa perché tutto fosse di...