Capitolo 15

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~When someone say you "we have to talk"you should start worrying~

La discesa in ascensore sembrò infinita, quasi angosciante e l'ansia mi stava divorando, quando le porte si aprirono fui tentata di schiacciare qualsiasi tasto per andare in un qualsiasi piano che non fosse quello, ma Adrien, che sicuramente non aspettava altro che arrivasse l'ascensore, si accorse subito di me e dovetti rinunciare a tutte le mie idee di fuga. Mi aveva visto, ormai non potevo  tornare indietro; feci un respiro profondo e mi diressi verso di lui cercando di sembrare tranquilla e sicura di me. Lo salutai con disinvoltura, come se fosse normale scappare da scuola e partire in Russia a Mosca per rincorrere la persona che ami. Ricambiò il saluto, e non sembrava molto felice di vedermi, probabilmente era per via delle circostanze, ma non era colpa mia se lui aveva deciso di andare a Mosca, insomma se fosse rimasto in America, magari non troppo lontano dalla scuola, ma no, sarebbe stato troppo semplice, meglio cambiare continente.
-Possiamo andare in posto un po' più tranquillo per parlare?- mi chiese guardandomi dritta negli occhi, il suo sguardo era indecifrabile, era impossibile capire cosa pensasse, con Adrien capitava spesso, i suoi sguardi, la maggior parte delle volte, erano così misteriosi e lo rendevano ancora più affascinante di quanto già non fosse.
-Va bene- dissi, sapevo di cosa voleva parlare, era ovvio e sperare in qualcos'altro sarebbe stato da stupidi, mi veniva difficile anche solo pensare a conversazioni che non sfiorassero l'argomento; insomma di cos'altro avremmo potuto parlare? Di certo non del tempo o di quanto fosse bella Mosca, sarebbe stato come se una professoressa di matematica iniziasse a interrogare letteratura: assurdo, paradossale, impossibile. Così la mia mente prese altre strade e iniziai a chiedermi se, infondo infondo, fosse felice che io fossi scappata per lui e che quella felicità avrebbe prevalso sulla sua contrarietà e sul suo vizio di fare sempre quello che gli altri dicevano che fosse giusto, gli altri esclusa me ovviamente, visto che non mi aveva mai ascoltata su questioni di giustizia e ingiustizia, e se mai aveva fatto come gli avevo detto io era stato sicuramente un caso o un errore. Mi chiamò, e la sua voce mi riportò alla realtà, lontano da quei dubbi e da quelle incertezze, anche se non abbastanza dimenticarle.
Scesi da quella fantastica auto sportiva e evidentemente molto costosa su cui ero salita non più di dieci minuti prima ed ora mi trovavo davanti a un enorme grattacielo che quando entrai mi lasciò stupefatta per la sua grandiosità, salimmo in ascensore e l'attesa era frustrante, nessuno dei due diceva niente, probabilmente perché nessuno dei due sapeva cosa dire, e la tensione iniziava a diventare insopportabile, fortunatamente non dovetti aspettare molto prima che si fermasse. L'appartamento di Adrien era veramente immenso, e il panorama toglieva il fiato.
-Niente male- dissi, sempre cercando di rimanere tranquilla, ma l'ansia rendeva quasi impossibili tutti i miei buoni propositi.
-È un regalo di mio padre, in realtà più che un regalo è un incentivo per tenermi lontano dai guai.- disse facendomi segno di sedermi sul divano, mi accomodai e lui si sedette affianco a me.
-E tu credi che io sia un guaio?- dissi guardandolo dritto negli occhi.
-Certo che no, non devi neanche pensarlo, averti conosciuta è la cosa migliore che mi sarebbe mai potuta succedere. Sei la parte più importante della mia vita, e ti amo da morire.- disse, volevo piangere, buttarmi tra le sue braccia, in cui mi sentivo protetta e al sicuro, e rimanere in quella posizione per sempre, ma sapevo che c'era un ma, c'era sempre un ma, e quando glielo chiesi, sperai con tutta me stessa di sbagliarmi, ma non fu così.
-Ma... non dovresti essere qui, saresti dovuta rimanere a scuola, il tuo posto è lì non qui, scappando ti sei solo messa nei guai.- disse quasi urlando.
-A me non importa niente della scuola o dei guai. Non mi importa niente della preside, del Consiglio e delle loro stupide decisioni. E sai perché? Perché loro non mi conoscono, non possono prendere decisioni sulla mia vita senza mai avermi visto e senza mai avermi parlato, e aspettarsi che io le segua come se fossero dei dogmi. Mi dispiace tanto di non essere come te, sempre pronto a fare quello che gli altri ti dicono che è giusto, senza mai pensarci due volte. Beh, io non sono così e non lo sarò mai.- istintivamente mi portai la mano alla bocca, ma ormai era troppo tardi: quelle ultime due frasi le dissi senza pensarci, e me ne pentii subito dopo.
-Perché devi sempre rinfacciarmelo?- eravamo tutti e due in piedi e più vicini di quanto saremmo dovuti essere.
-Perché è la verità. E perché sei praticamente perfetto e quella è l'unica cosa che io ti possa rinfacciare, mentre io ho miliardi di difetti.- quell'ultima frase tecnicamente sarebbe dovuta rimanere solo nella mia testa, ma ormai non avevo più il controllo su quello che dicevo, Adrien fece un passo  verso di me, potevo sentire il suo respiro sulla fronte, il battito del mio cuore accelerò notevolmente, la sua mano sfiorò la mia e, senza volerlo sussultai, mi baciò, sollevandomi un po' da terra e io cinsi la sua vita con le gambe. Mi portò in camera sua, mi tolse velocemente il vestito e mi buttò sul letto ed io rotolai sopra di lui,cercai di togliergli la camicia il più velocemente possibile e poi lui si sfilò i pantaloni, iniziai a lasciare dei baci e qualche morso sui suoi addominali scolpiti, sentivo che cercava, a stento, di trattenere gemiti di piacere. Accarezzò i miei fianchi e il contatto con le sue mani mi fece sussultare, trovò il gancetto del reggiseno, che tolse molto velocemente e poi lo lanciò lontano. Tornò sopra di me e le sue labbra passarono dalla mie al collo lasciando una scia di baci bollenti, morsi e succhiotti che mi resero impossibile trattenere i gemiti, le sue mani scivolarono lungo i miei fianchi e iniziarono a giocare con l'orlo dei miei slip.
Il sesso era la soluzione dei nostri problemi? Ovviamente no, li avrebbe solo rimandati, così come avrebbe solo rimandato la fine del nostro discorso. Probabilmente non avremmo dovuto farlo in quel momento, ma nessuno di noi due poteva resistere all'altro e inoltre il tempo ci aveva tenuti separati troppo a lungo e resistere ancora era impossibile.
-Rose, tu sei perfetta e quei miliardi di difetti di cui a volte ti lamenti, ti rendono unica- disse dandomi un altro splendido, unico e indimenticabile bacio.

*Spazio Autrice*
Ehilà, ecco a voi il nuovo capitolo, spero che vi piaccia scusate, so che è un po' corto, comunque cercherò di aggiornare il prima possibile.
Grazie 1❤️❤️❤️ per tutti voti, i commenti e le visualizzazioni.
Per favore continuate e votare e soprattutto a commentare, ditemi cosa ne pensate.❤️
Ciaoooo❤️

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