Capitolo sei

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Quando ho pensato di dover vagare per ore in cerca di mio padre, non immaginavo che dovessi letteralmente cercare mio padre per ore.
Invece sì.
Quando finalmente lo trovo, parecchio tempo la mia "conversazione" con quell'essere, sono davvero stanca.
Papà è nel suo studio, comodamente seduto su una poltrona dietro la sua scrivania e appena entro mi guarda stupito, come se non si aspettasse di vedermi. Come se non avessi perso energie e tempo per arrivare da lui.
«Adley, immaginavo di non vederti più, dato il tuo ritardo. Vieni, siediti.»
Vado a sedermi sulla poltrona che si trova davanti a lui e mi ci butto sopra, priva di energie. Lui mi guarda con un sopracciglio alzato. Oh già, una principessa non si butta sulle poltrone.
Lei le sfiora appena con il suo delicato sedere.
«Dunque, come ti ricorderai, tra due settimane avremo il ballo.»
Avremo. Non: "Dovrai trovare l'amore della tua vita in una sera e sposarlo dopo un anno". Non: "Cento ragazzi dovranno avere la tua attenzione durante quella sera."
No, noi avremo il ballo.
«Quindi», prosegue mio padre «Devi iniziare a vedere un po' dei nobili che ora ti proporró, e sceglierne cento. Non devo nemmeno dirti che saranno invitati solamente i ragazzi di alto rango, vero?»
Annuisco. Lo so benissimo, puó anche evitare di dirmelo.
«Sì, papà, lo so. Peró questo non cambia comunque la mia opinione sul ballo. Penso che sia stupido e inutile, come posso ballare con cento ragazzi e capire quale sia quello giusto per me? È impossibile!»
Papà mi guarda e sorride, poi dice: «Sai, quando la mamma era giovane non voleva partecipare al ballo, perchè proveniva da una famiglia povera e detestava i reali, ma poi hanno esteso l'invito a tutti e lei è stata pescata e quindi... Be', tu non saresti qui senza quel ballo, tesoro.»
Papà sorride, probabilmente ripensando alla mamma da giovane e io sbuffo. Insomma, va bene, loro sono innamoratissimi, ma io non troveró l'amore in una sera! Non sono come loro: io non posso, ecco tutto.
«Ma questo non c'entra con me» gli ricordo «mamma non era una principessa e quindi non era costretta a scegliere la sua anima gemella. Io e te sì. E se facessi la scelta sbagliata?»
Mio padre mi prende la mano e la stringe. «Non accadrà, panzerotto alla mozzarella e al pomodoro, non accadrà. Farai la scelta giusta.»
Ridacchio per quel nomignolo e poi dico: «Va bene, ma non voglio scegliere io i ragazzi, voglio pescarli in diretta, come hai fatto tu.»
«Se è quello che vuoi, allora va bene.
Dovremo chiamare quelli dell'Hillsy Daily per allestire un set a palazzo, così che tu possa rimanere qui. Li chiamo e vedo quello che posso fare.»
Gli sorrido. «Grazie papà.»
Lui si alza dalla poltrona, viene da me e mi abbraccia. Mi alzo anche io e ricambio il suo abbraccio, poi esco dalla stanza e mi siedo su una panchina.
Sono stanca e non so cosa fare per passare il tempo. Da quando avró annunciato i nomi dei cento ragazzi, ci sarà molto movimento a palazzo, ma oggi... per ora è tutto calmo.
Sento dei passi in lontananza, accompagnati da una voce maschile, piuttosto giovane.
«Che bello sentirti, Lana! Come stai?»
Pausa.
«Anche tu mi manchi.»
Pausa.
«Come? Ah, no non me ne parlare.»
Pausa. Risata.
«Hai ragione, è insopportabile! Pensa che devo convivere con lei per due mesi! Due mesi!»
Pausa.
«Davvero? Quando?»
Pausa.
«Non hai idea di quanto tu mi abbia reso felice con questa notizia!»
Pausa.
«Va bene, un bacio e a tra poco. Ciao.»
Aven si avvicina e quando gira l'angolo è troppo tardi per alzarmi e scappare.
«Oh, ancora tu» dice quando mi vede.
«Ancora io? Scusa se io abito in questo palazzo, mentre tu sei un ospite. Piuttosto indesiderato, aggiungerei.»
Lui sorride e poi dice: «So benissimo che in fondo al cuore sei contenta che io sia qui.»
In realtà ha ragione. Cioè, sono davvero felice che i miei occhi vedano un po' di bella (sottolineo bella) gioventù, ma sono anche estremamente scontenta di sentir parlare questa "gioventù".
«La nostra rinfrescante conversazione in biblioteca non ti è bastata? Hai bisogno di un'ulteriore doccia?»
Il sorriso sul suo viso si allarga e poi dice: «Conosci Lana?»
Come non conoscere Lana! Quella ragazza è un incubo, la detesto con tutte le mie forze. Mi ha sempre odiato e quando giocavamo insieme, una delle due veniva sempre picchiata dall'altra per una sciocchezza e non siamo mai, mai, riuscite a mangiare qualcosa senza tirarcelo addosso.
Non siamo mai state, per così dire, migliori amiche. Mai.
Sbaglio, o era con lei che Aven stava parlando prima? Oddio.
«Sì, perchè?»
«Verrà a stare qui per due settimane.»
Devo appoggiarmi al bordo della panchina per non cadere.
«Non so se sei scemo fino a questo punto, ma questo non è un hotel. Lana non verrà a stare qui nè oggi, nè tra un mese, né mai. Deve prima passare sul mio cadavere per entrare qui!»
Aven sorride, poi dice: «Sarebbe più bello per tutti e due non averti tra i piedi, ma non posso fare nulla per questo. Invece, cara Addy, devi sapere che mi ha appena chiamato e ha detto che, dato che verrà ad Hillsy per vedere uno spettacolo al quale è stata invitata, tua madre l'ha invitata a stare da voi.»
«Oh, che carini, adesso vi siete messi a fare squadra contro di me e volete rovinarmi la vita!»
Aven si avvicina a me, sussurra al mio orecchio un: «Abbiamo fatto squadra molto tempo fa», poi se ne va.
È solo quando non sento più i suoi passi che torno a respirare. Quando si è avvicinato a me, ho provato qualcosa al cuore, come se facesse male e battesse all'impazzata. È stato addirittura bello.
Non bastava Aven a complicarmi la vita, ora si aggiunge anche quella demente della super perfettina Lana!
Vado in camera mia e mi butto sopra il letto, non so per quanto tempo.
Quando vedo papà entrare, mi alzo subito e lui mi dice: «È confermato, domani alle quattro estrarrai i cento nomi e li annuncerai in diretta. Tutto il mondo ti vedrà, sii te stessa, sei perfetta cosí, non devi fare altro.»
Se ne va, e il peso delle sue parole aleggia ancora nell'aria.

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