Capitolo nove

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«Adley!» Aven mi viene dietro e mi raggiunge, prendendomi per un braccio, in modo tale da farmi girare verso di lui. Anche quel piccolissimo contatto mi fa rabbrividire.
Allontano la sua mano con uno schiaffo e lui mi guarda scioccato.
«Adley, ma cosa succede?»
Oh, il principe vuole sapere cosa succede! Come se non fosse ovvio!
«Cosa succede? Cosa succede? Aven, tu dovevi essere steso a letto sdraiato, con cinquanta gradi di febbre e invece ti trovo al massimo delle tue forze mentre ti.. mentre ti..» Non riesco nemmeno a finire la frase perchè mi viene da vomitare. O piangere.
«Non stavo così male. Avevo solo un semplice mal di testa»
Mi guarda negli occhi, con i capelli ancora arruffati. Suppongo sia stata quella lì ad arruffarglieli tutti e mi infurio.
«Aven ma tu sei un genio! Hai trovato il rimedio al mal di testa: baciare alla francese una persona. Grazie del consiglio, lo terró a mente.»
«Posso sapere perchè sei così arrabbiata? Non ho fatto nulla di male, in fondo. Ho solo baciato Lesley.»
Lo guardo allibita.
«Tu hai solo baciato Lesley? Lei è una cameriera, tu sei un principe! Non puoi metterti a baciare tutte le ragazza che incontri, soprattutto non nel mio castello!»
«Ma non ho baciato tutte le ragazze che vedo. Ad esempio non ho mai baciato, e spero vivamente di non doverlo fare, te. Peró se ti dà così fastidio vedermi baciare con altre persone, ti avviseró di non passare vicino alla mia camera in alcuni giorni», dice sorridendo.
«Mi fai schifo! Sul serio, mi fai schifo!»
Mi incammino per andare via, ma lui mi chiede un'altra cosa.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda: perchè sei così arrabbiata?»
Mi volto e lo guardo un'ultima volta, poi mi avvicino al suo viso tanto, troppo perchè non possa sentire il cuore battere all'impazzata. I nostri nasi si sfiorano quasi e improvvisamente mi vedo al posto di quella Lesley, mentre affondo le mani nei suoi capelli e lo bacio. Ma scaccio via il pensiero. Lui spera di non baciare mai me, quindi perchè io dovrei sperare di contare qualcosa?
«Rispondi tu a questa domanda: perchè non ti trafiggi il cuore con un coltello stanotte?»
Sento il suo alito sulla mia bocca e vedo che lui guarda i miei capelli, la mia bocca, me, i miei occhi e poi mi allontano da lui, cercando un posto in cui nessuno mi possa vedere piangere.

«No! No! No! I fiori staranno qui, mentre i pasticcini da questa parte. Non così! No!» Mia mamma si aggira per la stanza nella quale si terrà il ballo, tra cinque giorni esatti, e lancia ordini a tutti quelli che sfortunatamente si trovano sotto i suoi occhi.
È da qualche giorno che cerco di evitare il più possibile Aven e ci sto riuscendo.
Non lo vedo dalla nostra ultima (spiacevole) conversazione, da quando mi sono avvicinata davvero troppo a lui. Continuo a pensare a lui, alle sue labbra e ogni volta che lo vedo anche solo di sfuggita devo abbassare gli occhi, sperando che lui non veda me.
Ovviamente lui non sente minimamente la mia mancanza, anzi penso che stia molto meglio senza di me tra i piedi. Risparmierá il fiato che utilizzava per parlare con me, per baciare le belle ragazze che trova.
Ora si trova dal lato opposto della sala, rispetto a me, e non prova nemmeno a guardarmi.
«Amore, qualcosa non va?»
La voce di mia mamma mi riporta alla realtà. Le sorrido e cerco di sembrare elettrizzata e felice per il ballo.
«No, va tutto bene» le dico.
«Sicura, tesoro?»
Annuisco, e lei sorride raggiante.
«Benissimo allora! Dunque domani avrai la prova vestito e sono sicura che sarai un vero incanto. Poi dovremo andare a trovare delle scarpe e a ridifinire tutti i particolari. Non vedo l'ora di vederti danzare, al massimo del tuo splendore qui, in mezzo alla sala.»
Pff! Al massimo del mio splendore e danzare non sono due parole che possono stare in una stessa frase affermativa. Proprio no.
«Ragazzo?» dice mia mamma a Braysen, situato a pochi metri da noi.
Lui si avvicina con sguardo preoccupato, ma poi mamma gli sorride e gli chiede: «Puoi danzare con mia figlia per due minuti? Devo vedere se è ancora brava come un tempo.»
Mi sento le guance avvampare. No che non sono brava come un tempo! Ora non so nemmeno muovere i piedi con grazia, figuriamoci ballare con grazia.
«Mamma, non penso che..»
Un suo cenno mi interrompe e dice: «Invece sì che è necessario. Dai tesoro, sono certa che tu sia ancora bravissima!»
Braysen mi prende una mano e mi conduce al centro della sala.
L'orchestra, venuta per fare le prove, inzia a suonare una musica sulla quale ballavo sempre quando ero piccola.
Braysen appoggia una mano sul mio fianco e io la appoggio sulla sua schiena; poi mi prende l'altra mano e la stringe.
«State calma, so che siete bravissima.»
Gli sorrido e respiro.
Intorno a noi ci sono decine di persone che non conosco, pronte a vederci danzare. Non guardo nemmeno verso Aven, non gli rivolgo neanche un'occhiata. Non se la merita.
Braysen inzia a muoversi e io con lui. Dopo qualche secondo siamo in perfetta sintonia, un piede avanti, uno indietro e appena io faccio un errore Braysen riesce subito a rimediare.
È davvero incredibile.
Gli pesto un piede e lui ride. Inzio a ridere anche io e ad un certo mi sento davvero felice. Stringo la sua mano e continuo a ballare, dopo qualche secondo gli dico: «Sono un disastro!»
«Allora posso giurare di non aver mai visto un disastro così grazioso ed elegante. State ballando in maniera divina.»
Mi sento bene, davvero felice, come se stare lì, fra le sue braccia fosse una certezza, una cosa che mi rende felice.
Quando la musica smette, mia madre applaude, imitata da tutti i presenti.
Braysen si inchina e anche io, mentre sorrido come una stupida.
«Siete stati fantastici!» urla una ragazza. Le sorrido e la ringrazio.
Si vede che Braysen è imbarazzato, per questo gli stringo la mano.
Vedo la porta chiudersi e un secondo dopo il re di Medley uscire. Di Aven non c'è nessuna traccia. Probabilmente vedermi felice é troppo doloroso per lui.
Dopo aver sistemato alcune cose esco dalla stanza e mi stendo sul mio letto.
Non mi sorprende vedere la faccia di Braysen che mi sorride mentre balliamo, appena chiudo gli occhi.
Sorrido anche io.

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