Il problema di essere una principessa è che se devi fare una festa di fidanzamento non puoi invitare la tua cerchia stretta di amiche, soprattutto se si tratta di peluche, ma devi sapere che vedrai nel tuo palazzo circa ventimila persone di cui hai totalmente ignorato l'esistenza e di cui non hai capito il cognome nemmeno dopo la quarta volta che tua madre te l'ha ripetuto, dicendoti che davvero non capisce cosa ci sia di difficile in quel nome.
«Non capisco davvero cosa ci sia di difficile in Schwartzpottlemp!» Ecco, appunto.
Il punto è che non posso dire: «è un piacere conoscerla, sir Schwartzpompelm» sapendo che non è corretto e che probabilmente ora quella persona mi odierá per tutta la sua vita.
«E non capisco nemmeno cosa trovi di divertente in Lord Potato» continua mia madre.
Ah giá, Lord Potato sará uno dei pochi che riusciró a dire, ma probabilmente scoppieró a ridere mentre diró: «è un piacere averla qui, Lord Potato, la prego mi segua verso il tavolo del cibo dove potrá gustare alcune sue deliziose parenti», ecco forse questo posso evitarlo.
Manca un giorno e sono stremata perchè ho dovuto scegliere tutte le decorazioni, il cibo e il vestito e ora mi trovo con mia madre per imparare tutti i nomi degli invitati, cosa che non riuscirei a fare nemmeno se mi sforzassi e avessi vent'anni di vita per farlo.
Ma mia madre non sembra capirlo e mi sbatte davanti alla faccia la foto del milionesimo uomo con lo sguardo fiero con uno dei vari stemmi reali. «Sir Werley?» chiedo incerta.
Mamma si porta le mani ai capelli e rinuncia, dicendomi di fingere di essere muta per tutta la serata, cosa impossibile dato che devo leggere il mio discorso in cui dico che è davvero un onore averli tutti lí con me e poi citarli tutti. Secondo me, visto che un quarto di loro non sono esattemente dei giovincelli, passerebbero a miglior vita prima che io riesca ad arrivare al centesimo invitato, ma penso che gli altri sarebbero entusiasti di sorbirsi ventimila nomi di Lord e Sir che probabilmente non hanno mai conosciuto nè sentito nominare nemmeno loro.
Gustave bussa alla porta e la mamma mi concede l'onore di passare dieci minuti con il mio fidanzato. È un angelo.
«Allora, pronta per domani?» mi chiede abbracciandomi.
Assolutamente no! Non sono per niente pronta per domani.
«Non aspettavo altro» dico con un sorriso piú finto di quelli delle pubblicitá del dentifricio sbiancante.
Lui sorride in modo decisamente piú convincente e mi parla della sua fattoria e dei suoi parenti, dicendomi che suo nonno è un apicoltore e che sua nonna fa delle crostate talmente buone che è giá sicuro che io le ameró, poi aggiunge anche che ha giá pensato come chiamare i nostri quattro figli, i nosti due cani e i cinque gatti, per non dimenticare i tre cavalli e i due canarini. Non ho ancora capito se domani ha intenzione di fidanzarsi con me, o se è all'oscuro di questo piccolo particolare, dato che ha pensato a tutto da solo.
Faccio finta di essere entusiasta dell'idea, poi quando se ne va lasciandomi ai miei Sir e Lord di nuovo, mi chiedo se voglia davvero fidanzarmi con lui. So benissimo di non essere innamorata di lui, ma quello di cui sono pazza mi considera come uno zerbino, se non peggio, quindi suppongo di potermi accontentare di Gustave e dei suoi vari animali.Sono talmente agitata che continuo a camminare avanti e indietro. Ho rischiato venti volte circa di volare inciampando sullo strascico del mio vestito lungo come un rotolo di carta igienica, ma fortunatamente ogni volta che facevo un movimento brusco con la scarpa accorrevano dieci guardie a sostenermi e non toccavo terra.
Ho sognato per tutta la notte Lord e Sir che si arrabbiavano con me perchè non sapevo i lori nomi e che mi portavano in una fattoria dove trovavo Gustave circondato da bambini e da animali che, con mio enorme dispiacere, scoprivo si chiamavano con i nomi del vari Lord. «Vieni qui, Lord Potato, non fare del male a tuo fratello Lord Salad» era stata l'ultima cosa che ho sentito prima di svegliarmi di botto e constatare che non avevo ancora avuto figli e che mi trovavo nel mio amato castello. E che in poche ore mi sarei fidanzata.
Il castello è talmente pieno di gente che non riesco nemmeno quasi a passare, e ogni volta che mi imbatto in qualche anima solitaria, questa si complimenta con me per ore, dicendomi che è «cosiii feliceee» per me. Cosa che secondo me non è vera, perchè probabilmente non sanno nemmeno il mio nome e l'unico motivo per cui sono cosí felici è perchè potranno mangiare gratuitamente tantissime delizie.
Manca solo un'ora al mio fidanzamento e io sono cosí agitata, come ho giá detto, che mi verrebbe voglia di annullare tutto e rispedire tutti i Lord a casa loro a guardare un bel film sul loro divano, ma non ci farei una figura meravigliosa, quindi faccio un bel respiro e mi dico che in fondo fidanzarsi non è un suicidio.
Ho scelto di indossare un abito blu lungo fino a metá corridoio, cosa che ha fatto quasi cadere me pee una decina di volte e ha rischiato di far volare per terra una torta al cioccolato enorme. La prossima volta mi ricorderó di scegliere qualcosa di meno ingombrante, assolutamente.
«Tesoro, sei pronta?» mi chiede mia mamma sbucando all'improvviso. No che non sono pronta, e poi manca ancora un'ora in cui puó succedere di tutto per impedire questa festa grandiosa. Spero vivamente che accada.
«Sí, sono solo un po' agitata»
Mamma sorride e dice: «non devi essere agitata, amore. Peró volevo solo dirti che la festa è stata anticipata di un'ora perchè sono tutti presenti e abbiamo pensato che fosse inutile lasciarli fremere per sessanta minuti, quindi perchè non inziare subito?»
Oh io ho circa ventimila idee da proporre per non iniziare subito, ma a quanto pare nessuno mi vuole ascoltare. Insomma, non mi lasciano nemmeno un'ultima ora da single in cui posso spassarmela ricordandomi i nomi dei miei invitati e cercando di non morire scivolando sul mio vestito. La mamma di Gustave mi ha anche regalato una collana di diamanti talmente bella che sarebbe un peccato se gliela rompessi prima ancora di averla sfoggiata.
«Vieni, Addy, è ora» mi dice papá accompagnandomi verso la porta della sala da ballo. È ora per scappare e per dire che, grazie mille a tutti per essere venuti, ma non me la sento e addio. Ecco per cosa è ora.
Non appena entro tutte le voci che stavano parlando pochi secondi prima si ammutoliscono e soltanto ventimila paia di occhi si poggiano su di me. Cosa sono ventimila occhi, quando hai davanti circa cento scalini e mille probabilitá di spaccarti la faccia? Grazie al cielo papá mi accompagna, anche se solo al ventesimo gradino sono giá sudata.
Tutti applaudono, mentre Gustave si piazza davanti alla scala per ricevermi non appena arriveró da lui. Cosa che, con la mia rapiditá, avverrá quando avremo novant'anni e quelli intorno a noi saranno ormai scheletri. Certe volte dovrei fermare queste chicche di saggezza prima che il mio cervello le elabori del tutto.
Quando arrivo davanti a Gustave sono tutt'uno con il sudore e il fiatone, quindi non esattamente uno schianto di ragazza, ma lui mi guarda come se fossi la cosa piú bella che avesse mai visto e gli sorrido riconoscente.
L'orchestra attacca un pezzo e lui mi porge la mano, mentre io continuo a sorridere e inizio a ballare con quello che tra poco sará il mio fidanzato. È cosí bello essere tra le braccia di qualcuno che mi ama che non mi importa se non è il ragazzo per cui somiglio ad una pera cotta. Prima o poi lo ameró, mi dico, ma spero che avvenga prima di essere circondata dai miei quattro pargoli e dagli infiniti animali che vuole.
Non appena finisce il ballo, chiedo a Gustave di fermarsi un attimo perchè devo riprendere fiato e lui ne approfitta per bere e mangiare qualcosa. Io mi siedo su un divanetto riprendendo a respirare e cercando di non morire per l'affanno.
Un vecchietto arzillo mi si avvicina, seguito da un Aven in forma smagliante. Sul serio, sembra uno di quegli dei greci che ci sono sulle statue, oppure un divo del cinema che si destreggia abilmente tra camerieri che fanno svolazzare piatti di salatini tra la gente per seguire il vecchietto che sta venendo verso di me. Oddio, era lui Lord Potato?
Cerco di stare calma, mentre mi si avvicina sempre di piú e si siede vicino a me, con Aven davanti.
Lui non mi guarda nemmeno, ma dalla sua faccia capisco che si sta sforzando di non farlo.
«Mio nonno voleva conoscerti» dice, continuando a non guardarmi.
È quel nonno? Oddio sí, è proprio testa pelata, penso mentre noto i suoi occhietti verdi allegri che ispezionano la sala. Ma ero sicura che fosse morto dallo schock di non avere piú la chioma morbidosa!
«Suvvia, Aven, ti ho giá detto che io e la signorina ci conosciamo giá, non è vero?»
Io devo avere una faccia sconvolta, perchè quando finalmente Aven poggia su di me i suoi meravigliosi occhi stupiti, cerca di capire perchè io sia cosí scioccata. Insomma, non è che capiti tutti i giorni di trovarti davanti un uomo che pensavi fosse morto a cui avevi accidentalmente tolto tutti i capelli.
«Giá» dico flebilmente. Cerco con gli occhi una via d'uscita, ma non ne trovo di vicine e con l'abito che mi ritrovo non voglio rischiare di volare.
«Sai Aven, è lei la ragazza che mi ha fatto conquistare la tua fidanzata» aggiunge il nonno di Aven, mentre entrambi lo guardiamo stupiti. Aven sembra pronto ad avere un attacco di cuore.
«Lei?» Dice, mentre io sto per dire: «io?!», ma il principe di Medley mi ha preceduto.
L'anziano annuisce e mi sorride riconoscente. «Ha svelato il mio fascino interiore e non solo esteriore a Selena».
Aven mi guarda come se si aspettasse una spiegazione, ma io alzo le spalle.
«Sai, è un peccato che si stia per fidanzare, avresti fatto una scelta ottima con lei, e poi è cosí bella» dice, facendomi diventare del colore purpureo di un abito di una Lady che sta ballando davanti a me.
Aven distoglie lo sguardo da me e sembra quasi imbarazzato, ma prima che possa dire qualcosa, il nonno aggiunge: «e ora giovincelli io vado a cercare qualcosa di forte per reggere i discorsi dei politici che mi fanno addormentare» mentre si alza e ondeggia i fianchi a suon di musica. Quando suo nipote si alza per aiutarlo, Richard gli dice di sedersi e di parlare con me, perchè lui si comporterá come un agnellino.
Il principe di Medley si butta sul divanetto su cui sono seduta con talmente tanta decisione che per poco non mi fa alzare in aria. Sul serio, non appena il suo fondoschiena sprofonda sul divanetto, il mio fa un salterello.
«Vuoi spiegarmi di cosa cavolo stava parlando mio nonno e perchè tu lo conosci?»
Oh no, non avrebbe mai dovuto farmi una domanda del genere.
«Be', ecco, per prima cosa devi sapere che ero piccola, molto piccola quando è successo e che non ero molto sveglia. Tuo nonno era qui con tantissimi vecchietti calvi e antipatici e lui aveva dei capelli bianchi che sembravano cosí belli e morbidi, che glieli avevo toccati forse con un troppa foga, perchè mi erano rimasti in mano. Io non avrei mai voluto svelare al mondo che tuo nonno era calvo, sul serio, ma non sapevo che quella fosse una parrucca. E poi ogni suo pelo sembrava incitarmi ad andare a toccarlo, quindi l'avevo fatto. Ma non pensavo che avrebbe addirittura trovato l'amore e che sarebbe stato cosí allegro, anzi pensavo che si sarebbe suicidato». Non appena finisco di parlare, Aven mi guarda con un'espressione talmente scioccata che non so cosa fare, poi scoppia a ridere.
«Non ci credo, Adley, sul serio» dice, mentre continua a ridere.
Inizio a ridere anche io, anche se non so perchè. La risata di Aven è cosí bella, il suo viso cosí disteso e i suoi occhi cosí luminosi mentre la sua bocca emette quel suono talmente melodico che vorrei registrarlo per ascoltarlo ogni sera prima di andare a dormire. Ad interrompere il momento idilliaco tra me e il ragazzo che mi piace talmente tanto che sarei pronta a sposarlo anche in questo momento, è l'arrivo del mio vero fidanzato che ci guarda come se fosse disgustato da ció che vede.
«Adley, vorresti spiegarmi?»
Aven assume un'espressione scocciata, mentre io mi alzo e dico a Gustave che è tutto a posto che non è assolutamente successo nulla mentre lui si è andato ad abbuffare.
Balliamo di nuovo per cinque minuti, nei quali io continuo a cercare di non pensare ad Aven, cosa difficle dato che ogni volta che faccio una piroetta lo ritrovo a guardarmi, per poi distogliere lo sguardo subito.
Mentre Gustave continua a parlarmi di cose di cui sinceramente non mi importa assolutamente niente, capisco che non è cosí che voglio vivere i miei anni a venire e che non è con lui che lo voglio fare.
Gli dico che ho mal di testa e che devo andare a prendere una boccata d'aria ed esco sul balconcino prima che lui possa dirmi qualunque cosa.
Rimango per circa due minuti con i capelli che svolazzano con la brezza serale che mi arriva anche in faccia, quando mi accorgo di non essere da sola. Aven è dietro di me e mi sorride imbarazzato.
«Adley, lo ami?» mi chiede, prima che io possa fare qualunque cosa.
All'inizio non capisco nemmeno di chi stia parlando, perchè è cosí bello che mi sembra una visione, ma poi torno in me.
«Non sono affari tuoi» rispondo con uno sforzo. In realtá avrei voluto dire: «no che non lo amo, Avvy, io amo solo te. Vieni qui e recuperiamo il tempo perduto, o mio amato dai capelli dorati che brillano al chiaro della luna come fiocchi di avena alla luce solare!», ma non so come l'avrebbe presa.
Il mio amato dai capelli che brillano si avvicina cosí vicino a me che per poco non volo giú dal balconcino.
«Sì che sono affari miei, Adley». Mi fissa con quei suoi occhi e io rischio di dimenticarmi tutto quello che so.
«Da quando mi hai baciato non faccio che pensare a te» aggiunge.
Io potrei anche morire in quel momento dalla gioia, se solo mi ricordassi quando questo bacio stratosferico sia avvenuto. Sul serio, se avessi baciato l'amore della mia via non dovrei ricordarmene?
«Ma quando...» tento di domandargli, ma lui mi interrompe.
«Alla tua festa per la caccia al tuo principe azzurro eri talmente ubriaca che mi hai baciato. All'inizio pensavo che mi avessi scambiato per Gustave, ma poi hai detto: "Aven dopo che avrai smesso di baciarmi, mi presteresti il tuo balsamo?" e allora ho capito che sapevi di star baciando me»
Sono talmente imbarazzata e scioccata che non riesco nemmeno a parlare, ma Aven non sembra importarsene.
«So che non siamo andati molto d'accordo fino ad ora, e so che ti ho trattato male, che tu mi hai tirato addosso l'acqua e che ti ho considerato una stupida fino a poco tempo fa, ma ogni volta che ti vedo con Gustave mi viene una fitta di gelosia incredibile, perchè sei cosí bella e simpatica che ti meriteresti di meglio» fa una pausa, poi continua. «Ti meriteresti qualcuno che ti ami con tutte le sue forze, che ami tutti i tuoi difetti. Ti meriti uno come me».
E mentre pronuncia queste ultime parole, sono talmente contenta e senza parole che per la felicitá scivolo sul vestito e mi aggrappo ad una pianta e ad Aven, cadendo con tutti e due insieme. Se esistesse un modo peggiore per rovinare una dichiarazione d'amore che ho sognato per cosí tanto tempo, sono curiosa di saperlo.
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The Princess
Storie d'amoreSe tuo padre ha invitato per due mesi la famiglia regnante di Medley nel vostro castello per porre fine alla vostra rivalità; se il loro figlio Aven si rivela il ragazzo più bello, stupendo, meraviglioso, arrogante e odioso del mondo; se al ballo de...