«Vi prego, cercate di mantenere la calma e di stare ferma, o vi faró male» dice Annica cercando di far passare per la quarta volta delle forcine nei miei capelli talmente appuntite da farmi pensare che voglia conficcarmele in testa e lasciarmi morire dissanguata. Penso che morire con una forcina affilata piantata in testa, poche ore prima del ballo in onore del tuo compleanno, non sia esattamente la morte migliore che si possa desiderare, ma immagino di non poter avere il privilegio di scegliere da sola come morire.
«Annica ti prego, è proprio necessario?» domando, poi sbuffo quando lei annuisce e mi tira di nuovo i capelli. Sta cercando di rendermi meravigliosa, ma io non penso che riuscirà nell'intento. Soprattutto se parte a tirarmi la testa come se non esistesse un domani e cerca in tutti i modi di farmi diventare calva.
«Come sta la mia bambina?» sento dire da una voce fuori dalla mia camera e chiedo ad Annica di smettere quella tortura. Vado ad aprire alla porta e trovo mia madre raggiante, con un sorriso meraviglioso e senza alcun difetto. Ha un vestito straordinario, i suoi capelli sembrano pronti per la pubblicità di uno shampoo famoso e il suo viso emana ammirazione e invidia.
Lancio una rapida occhiata allo specchio e mi viene voglia di buttarmi sotto un ponte: io ho un accappatoio addosso, dei capelli sparati da una parte all'altra, da cui sbucano qua e là alcune forcine assassine, il viso stanco e non esattamente radioso. Sembro una di quelle ragazze che si vedono a volte nelle pubblicità di qualche crema meravigliosa e ti fanno vedere come era la ragazza prima di iniziare ad usare quel prodotto e come è diventata dopo. Io sono il prima e ho un assoluto bisogno che qualcuno mi renda un dopo. Assoluto.
«Ciao mamma» la saluto, sorridendo.
«Tesoro! Ma non sei ancora pronta? Mancano solo due ore!» esclama mia madre con tanta enfasi che mi viene da chiederle se non abbia frequentato qualche corso di recitazione.
«Non me lo ricordare, ti prego» la supplico, poi mi butto su una sedia e resto lí per qualche secondo, mentre mia madre corre da una parte all'altra della stanza per cercare il mio vestito.
«Dov'è?» chiede preoccupata.
Mi alzo e mi dirigo all'armadio e impiego circa dieci minuti per trovare l'abito che dovró indossare.
«Bene, ora mettilo. Non c'è più molto tempo e tu non sei minimamente pronta! Cosa vuoi che dica ai cento meravigliosi ragazzi che hanno occupato la sala in attesa del tuo arrivo?»
«Hanno occupato?»
Mia mamma fa un gesto vago con la mano, poi aggiunge: «Ció che voglio dire è che ti stanno aspettando e bramano di vedere la tua bellezza. Quindi non deluderli».
Immagino che più che la mia bellezza, non vedano l'ora di vedere la corona del mio regno sulle loro teste, ma evito di dirlo.
«Sua maestà, dovrei prima finire di acconciarle i capelli» dice Annica sbucando dal bagno dove era andata un attimo e per poco non mi viene un infarto. Mi ero dimenticata di lei, e vederla apparire così all'improvviso con quelle maledette forcine in mano non mi ha esattamente tranquillizzato.
«Sciocchezze, lo farai dopo. Prima Adley indosserà il vestito e il resto e dopo pensarè a trucco e parrucco. Non abbiamo molto tempo per fare tutto».
Cerco di farle capire che per mettere un abito non ci vogliono due ore e che comunque il tempo che abbiamo a disposizione non è poco, ma lei non mi ascolta e mi porge il vestito, buttandomi gentilmente in bagno.
Una volta dentro, mi tolgo l'accapatoio e ammiro per qualche secondo l'abito.
È nero, con la vita stretta e senza maniche; la gonna è vaporosa ed enorme e lungo tutto il vestito sono sparsi dei motivi argento. È quasi interamente fatto di tulle e non esito a indossarlo subito. Su di me sta meglio di come pensassi, certo non mi sembra di essere meravigliosa, ma spero di essere almeno più carina di altre volte.
«Sei davvero mia figlia?» chiede mia madre quando esco, e gli occhi le si riempiono di lacrime. In realtà io sapevo che era il figlio che chiedeva alla madre se lei fosse davvero colei che l'aveva generato, non il contrario. Voglio dire, non è il bebè di pochi mesi che sceglie con che mamma andare.
«Suppongo di sí» le dico, non capendo bene dove voglia arrivare.
«Adley sei stupenda, questo abito ti rende talmente bella da non sembrare nemmeno mia figlia. »
Ah. Rimango qualche secondo senza parole, poi l'abbraccio.
Un'ora dopo ho finalmente terminato l'acconciatura. Penso che se volessi rifarla, ci penserei due volte, ma il risultato è davvero bellissimo.
È una specie di chignon, ma molto più impegnativo e non sono nemmeno in grado di descriverlo.
Annica mi trucca per venti minuti e quando mi guardo allo specchio per vedere come sono venuta, mi viene davvero spontaneo domandarmi se quella sia davvero io. Suppongo di sì, ed entrambe le Adley hanno dei pretendenti che l'aspettano al piano di sotto. Quindi mi infilo delle scarpe con un tacco talmente alto da farmi quasi cadere al suolo, e poi apro la porta.
Fuori c'è mio padre ad aspettarmi, e non appena mi vede sorride e dice: «Sei semplicemente incantevole», al che io lo ringrazio e lo prendo a braccetto. Tra poco entreró nella sala da ballo e vedró i ragazzi che sono venuti da vari regni per me, tra poco incontreró l'amore della mia vita.
Sono emozionata? No. Emozionata non rende l'idea, sto letteralmente morendo di ansia e non riesco nemmeno a pensare che tra pochi istanti incontreró quei cento ragazzi e balleró con loro. Be', magari con tutti e cento, perchè non penso che i miei piedi sopportino cento balli con queste scarpe.
«Signore e signori, facciamo un attimo di silenzio e accogliamo la principessa Adley Hillsy» dice una voce, poi la porta si spalanca e vengo precipitata in una sala enorme, piena di ragazzi che mi stanno fissando. Non ho mai visto una stanza tanto bella, ci sono decine e decine di decorazioni color oro, un tavolo enorme di buffet, una statua che non avevo mai visto prima da cui sgorga qualcosa di liquido, ma non capisco cosa, e un meraviglioso tappeto rosso sul quale cammino e mi avvicino ai cento pretendenti.
Prima di guardare attentamente ogni singolo ragazzo, ne cerco uno in particolare, e non appena lo incontro con lo sguardo, lo sorprendo a fissarmi. Non riesco ad identificare la sua espressione, ma sembra colpito. Distolgo subito lo sguardo e sorrido ad un giovane davvero carino che mi si piazza davanti e, quando riguardo nella direzione di Aven, lo vedo incantato dalla bellezza di qualcuno, qualcuno che non mi ci vuole molto a capire chi sia. Lana è sulla porta, con un vestito bianco che la fa sembrare una dea scesa in Terra, i capelli sciolti vaporosi e i suoi occhi truccati sono cosí belli da farmi venire voglia di spaccare qualcosa. Perchè deve sempre essere cosí bella? Per una sera, una sola sera, non potevo essere io ad essere invidiata? Mi rispondo negativamente da sola: no.
«Sono deliziato di incontrarla finalmente, dopo aver cosí tanto atteso questo momento la vedo qui davanti a me. Mi sembra di sognare, è molto piú bella di come avevo immaginato» dice il ragazzo, e mi sorprende a tal punto da lasciarmi senza parole.
«Oh... ehm, grazie mille» dico, diventando della tonalità di un peperone.
«Vogliamo danzare?» mi chiede.
Io annuisco e non appena arriviamo al centro della pista, tutti ammutoliscono e al posto del chiacchiericcio sento delle note di una musica che ho ballato fino allo sfinimento. Iniziamo a ballare e, mentre qualcuno ci raggiunge, chiedo quale sia il nome del misterioso ragazzo con il quale sto ballando.
«Jasper» risponde, sorridendo.
Era stato tra i primi nomi che avevo estratto, ricordo. Gli chiedo varie cose sulla sua famiglia, ma lui resta molto vago. Dopo circa dieci minuti arriva alle sue spalle un ragazzo talmente bello da lasciarmi senza parole. Ha i capelli neri e i suoi occhi verdi smeraldo mi fanno letteralmente impazzire. Chiede a Jasper se puó cedergli il posto, e me lo ritrovo davanti.
Calma, Adley, dico a me stessa, è solamente un ragazzo.
Non appena Jasper se ne va, piuttosto scocciato, la mia nuova fiamma mi prende la mano, si inchina, mi dice: «È un piacere immenso conoscervi, vostra Altezza» e poi mi bacia la mano.
Il mio cuore sta letteralmente esplodendo dalla gioia. Il ragazzo che mi ha appena detto che è un piacere immenso conoscerci, non è solo bello, è divino.
«Sposiamoci» biascico incantata, sottovoce. O almeno, questo è quello che spero non appena mi rendo conto di quello che ho detto.
Lui inizia a ridere e inizia a ballare, trascinandomi con lui. «Quando volete, ma forse prima vorrete sapere il mio nome» dice, mentre mi fa fare una giravolta.
«Sí, ehm, certo. Io... di solito non sono cosí diretta» tento di scusarmi. La verità è che non sono davvero diretta, anzi. Non dico quasi mai le cose in faccia alla gente e di sicuro non chiedo ai ragazzi che incontro per la prima volta di sposarmi.
«Mi piacete diretta, se le frasi che pronunciate sono proposte di matrimonio.» A queste parole scoppio a ridere, talmente tanto che devo fermarmi un attimo prima di continuare a ballare. Non so nemmeno io perchè mi abbia fatto così tanto ridere, sarà che la sua presenza mi manda in tilt il cervello e cerca di sabotare ogni mia azione intelligente.
«Sono Gustave, comunque, Frounvè»
Constato tra me e me che è nome favoloso e che gli sta anche molto bene.
Gustave Frounvè. Adley Hillsy. Non saremmo male come coppia.
Comunque vada almeno un ragazzo l'ho trovato, e sono solo al secondo ballo. La serata si prospetta migliore di quanto avrei pensato.
«È un bel nome» gli dico.
Lui sorride e mi ringrazia, poi aggiunge: «sapete, ho sempre pensato che foste una ragazza bellissima, ma vedervi dal vivo non è nemmeno paragonabile a come vi ho visto sulle foto di alcune riviste».
Ho sempre pensato che foste una ragazza bellissima. Significa che: a) ha sempre pensato a me, più o meno, e b) che ha sempre pensato che io fossi bellissima. Ora mi sveglio da questo sogno.
«Sì, be' devono ancora trovare una macchina fotografica che sia in grado di fotografare la mia bellezza e renderle onore in una foto».
Gustave ridacchia e dice: «Non avevo dubbi. I miei occhi si stanno deliziando della vostra bellezza, principessa».
«Anche i miei» dico con un sospiro. «Della vostra, non della mia» aggiungo dopo qualche secondo.
«Posso darvi del tu?»
Assolutamente sí. Non lo stavi già facendo? Perchè mi fai una simile domanda? Non era ovvio? il mio cervello sforna diecimila domande in un secondo solo e mi risulta difficile seguirle tutte.
«Certo, Gustave» gli rispondo.
«Grazie, Adley. Quel ragazzo lí in fondo è il tuo ragazzo?» domanda facendo un cenno con la testa verso qualcuno. Mi volto nella sua direzione e vedo Aven con lo sguardo fisso su Gustave. Non appena nota che lo sto fissando, mi rivolge un adorabile dito medio e inizia a ballare un lento con Lana.
«Dio mio, no!» esclamo con forse troppa enfasi, «come mai?»
Gustave alza le spalle e poi dice: «non faceva altro che fissarmi con aria truce, pensavo che fosse geloso».
Scoppio a ridere. Di nuovo. Con lo stesso ragazzo. Per la seconda. In cinque minuti. Grandioso.
«Semmai ti fissava con aria truce perchè eri stato la causa di una mia risata, che è la cosa che probabilmente lui detesta più di tutte. Quel ragazzo mi odia con tutto il suo cuore, anche se devo ancora capire il perchè».
Gustave mi fa avvicinare a lui ancora di più, mi sussurra all'orecchio: «non capisco come qualcuno possa odiarti, Adley» e dopo una frase caduta a fagiolo per farmi invaghire ancora di più e capire ancora di meno, se ne va.
Io tento di chiamarlo più di una volta, ma lui non si volta. Al suo posto mi raggiunge un ragazzo, sostituito poi da un altro e un altro ancora. Jacob, Alex, Paul, Leonard, Miles, Terrance, Tob, Met, Swyd, Gigi, Francis, Sebastian, Austin, Wells... nomi e volti che dimentico presto.
È passata circa un'ora e ho ballato con quasi tutti i miei cavalieri, con alcuni dei quali per nemmeno due minuti. Sto cercando disperatamente Gustave, ma non lo trovo da nessuna parte. Possibile che sia sparito così, in un puff? Un attimo prima era lì, che mi sussurrava cose meravigliose, quasi pronto per essere baciato dalla sotroscritta, e l'attimo dopo era svanito nel nulla.
Chiedo un attimo di pausa al ragazzo con cui sto ballando adesso, di cui non so il nome, e mi dirigo verso il buffet. Non ho ancora mangiato nulla e non appena mi trovo davanti delle tartina favolose, non resisto e ne divoro due. Passo poi a dei meravigliosi involtini e a delle polpette di carne talmente raffinate che mi sento in colpa a mangiarle. Una volta finito di mangiare, decido di prendere il bicchiere di qualcosa che trovo poco distante dalle polpette. È così buono che decido di prenderne un altro bicchiere, o forse due, e non appena termino il terzo il mondo mi sembra incredibilmente meraviglioso.
«Principessa Adley?» qualcuno mi chiama e mi volto.
«Sì? Chi va là?» domando. Il suono della mia voce sembra diverso, quindi inizio a tossicchiare per cambiarlo.
«Gustave, non so se ti ricordi di me»
Non appena metto a fuoco il volto, due minuti buoni, urlo: «Gustaaaaveeeeeeeeee, dove sei stato per tutto questo tempooo?»
Il mio nuovo grande amore mi fissa perplesso poi dice: «Dovevo fare una cosa». Lo dice talmente seriamente che mi viene da ridere. Per la terza volta.
«Non è un crimine dire pipì, sai?»
Dato che sembra non capire, non deve essere un tipo perspicace, gli dico: «non mi scandalizzo, davvero. Puoi dire che dovevi fare pipì e che mi hai abbandonato dopo avermi detto delle cose carine che mi avevano fatto pensare che potevi essere quello giusto, il vero amore. In realtà poi non lo so, insomma, mi hai detto solamente una cosa, nemmeno cosí poetica poi, voglio dire, se mi avessi detto che ero la cosa più incantevole che tu avessi mai visto allora magari...» Il mio flusso di parole viene bloccato dalla mano di Gustave sulle labbra.
«Non dovevo fare la pipí» mi dice, divertito «ti spiegherò perchè sono andato via quando non sarai ubriaca».
Cerco di levare la sua mano dalla mia bocca e quando riesco gli sussurro: «Come vuoi tu, Gusty. Magari la prossima volta per zittirmi usa la bocca, non le mani.»
Lui sembra colto alla sprovvista, poi mi suggerisce qualcosa come: «non vedrò l'ora di zittirti, allora», mentre io corro sul palco dove sta suonando l'orchestra e prendo il microfono. «Buona sera popolo!» esclamo, mentre tutto intorno a me diventa muto «come state? Volete che questa serata diventi più movimentata? Ho fatto anche la rima!» mi congratulo mentalmente con me stessa e mi applaudo, mentre vedo degli sguardi stupiti che mi fissano.
«Ho trovato il mio principe azzuro stasera! Accogliamo con un caloroso benvenuto Gusty Flvqualcosa».
Alcuni iniziano a ridacchiare, mentre Gustave sale sul palco e si avvicina a me. Poi mi cerca di portare via, ma io resisto, quindi mi prende per le gambe e mi solleva. Gli metto una mano intorno al collo e urlo: «Ti amo!»
Gustave corre giú dal palco con me in braccio e mi porta a sedere su una sedia che trova abbastanza isolata. Fin troppo isolata.
«Adley, capisco che tu sia ubriaca, ma non devi...» non lo lascio finire.
«Tranquilloooooo, il tuo segreto è al super sicuro con me!» strillo.
«Che sarebbe?»
Mi avvicino al suo orecchio, ma lui si volta quindi gli alito in faccia un: «che hai fatto la pupú», poi ridacchio.
«È un sollievo enorme sapere che il mio segreto è al sicuro. Adesso cerca di stare calma e non pensare a niente».
Scuoto la testa con enfasi e poi dico: «Sciocchinoo, non posso pensare a niente se niente è niente. Vorrebbe dire non pensare a niente, ma alla fine il niente cos'è?»
«Possiamo rimandare questi discorsi filosofici ad un altro momento?» mi chiede dolcemente.
«Se me lo chiedi cosí, allora sí.»
Lui annuisce e per qualche secondo mi convinco a stare zitta. Solo che non riesco.
«Sai che i bambini piccoli...» la mia bellissima frase viene interrotta dalle morbide labbra di Gustave sulle mie.
E poi non capisco davvero più niente.
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The Princess
RomansaSe tuo padre ha invitato per due mesi la famiglia regnante di Medley nel vostro castello per porre fine alla vostra rivalità; se il loro figlio Aven si rivela il ragazzo più bello, stupendo, meraviglioso, arrogante e odioso del mondo; se al ballo de...