Capitolo undici

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I giorni seguenti trascorrono in modo esasperante. Io cerco in ogni modo possibile di evitare Aven e Lana, cosa che mi risulta alquato difficile dato che me li ritrovo sempre tra i piedi e insieme.
Mia madre e mio padre sembrano esplodere per la felicità perchè tra sempre meno giorni la loro figlioletta che ha raramente parlato con persone della sua età, troverà l'amore della sua vita, vivrà per sempre felice e contenta e se la toglieranno dai piedi. La cosa non mi esalta particolarmente, ma ogni qualvolta che mi chiedono: «Allora sei emozionata?» con dei sorrisi a trentadue denti da pubblicità del dentifricio sbiancante, non posso fare a meno di sorridere e dire: «Non potete nemmeno immaginare quanto», per poi sbuffare, odiare la loro brillante idea e sfogarmi con la mia pecora di peluche. Sul serio, lei è quella che sa ogni singola cosa di me; se sapesse parlare penso che morirei sprofondata dalla vergogna per le cose che potrebbero uscire dalla sua bocca. È solo che i suoi bottoncini neri che dovrebbero essere gli occhi sono così carini, che non riesco a guardarla senza aprirle il mio cuore.
Braysen sta diventando un po' come la mia pecora. Non solo perchè ogni volta che mi muovo da qualche parte me lo ritrovo davanti, e la cosa mi fa piacere, davvero, solo che magari quando vado in bagno vorrei evitare di trovarlo davanti alla porta, ma anche perchè a volte ci parliamo e gli racconto alcune cose abbastanza imbarazzanti sulla mia vita, e lui ne dice a me altrettante.
Non so perché, ma se Aven mi ispira o la voglia di appicicarmi alle sue labbra e non staccarmi più o quella di odiarlo con ogni arto del mio corpo, Braysen mi fa divertire e mi viene spontaneo rivelargli cose che solo io e la Pecora sappiamo.
Sto proprio rimuginando che siamo diventati quasi amici, quando mi trovo davanti Aven e per poco non urlo. Troppo immersa nei miei pensieri, mi sono dimenticata di ispezionare la zona da vero detective in modo tale da evitare incontri alquanto spiacevoli. Un applauso, Adley.
«Buon compleanno» mi dice lui.
All'inizio resto muta per qualche secondo. Sul serio? Buon compleanno? Non ci parliamo da quando ho dato il meglio di me con Lana e ci siamo evitati a vicenda, quindi questo cosí gentile pensiero mi confonde.
«Dovrei dirti grazie?» chiedo.
Lui sorride, e cosí facendo manda in tilt il mio cervello, e poi dice: «Se vuoi»
«Grazie, allora»
Faccio per andarmene, ma lui aggiunge: «Sono già arrivati alcuni dei tuoi ragazzi e sono giù.»
Non capisco perchè me l'abbia detto, quindi borbotto un «okay». Poi, non so nemmeno io perchè, sorrido e dico: «Non vedo l'ora di vedere che bei ragazzi ci saranno stasera».
Non appena lo dico, aggrotta le sopracciglia e mi fissa per qualche secondo, mentre io cerco di capire perchè cavolo a volte non riesca a stare zitta.
«Già, non vedo l'ora nemmeno io di vedere il povero ragazzo ragazzo che sceglierai di prendere come fidanzato»
«Sarà dieci volte piú bello di te, fidati» gli dico, guardandolo negli occhi.
«Davvero? Perchè sono sicuro che tu stia pensando che è impossibile che esista un ragazzo bello un decimo di quanto lo sono io», il che è vero.
Improvviso una risata isterica che non convince nessuno dei due, soprattutto dopo che tossisco per evitare di strozzarmi con la saliva, poi aggiungo: «Veramente esistono centinaia e centinaia di ragazzi piú belli dieci volte di te».
«Centinaia e centinaia, addirittura» dice sghignazzando.
«Migliaia e migliaia»
«Sai la matematica, a quanto vedo»
Incrocio le braccia al petto e poi gli chiedo: «Ci sarai anche tu al ballo?»
Lui annuisce, poi dice: «con Lana»
Lo inmaginavo, ma fa male lo stesso. In quel preciso istante l'unica cosa che vorrei fare sarebbe baciarlo, fregarmene di quello che ci siamo detti, dirgli che non esiste davvero un ragazzo bello un decimo di quanto lo è lui, ma evito. Lui ama Lana. Lana ama lui. Sono perfetti. Io sono solo d'impiccio nella loro storia d'amore, anche se non penso proprio che Lana mi prenda minimamente in considerazione come minaccia.
«Perfetto, allora ci vedremo lí» gli dico, cercando di sorridere.
«A quanto pare»
Vedo Braysen arrivare dietro Aven e sorrido veramente. Lui si volta, lo vede e mi guarda una volta, poi si allontana.
«Adley vi ho cercato dovunque, vostra madre vuole che proviate il vestito.»
Lo ringrazio e lo prendo sottobraccio, voltandomi una volta per vedere dove sia Aven, ma lui è già andato via.

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