Capitolo otto

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"Lana Frays e Aven Medley sono una delle coppie nate dalla fantasia delle ragazze del nostro mondo più amate.
Lei, bella a tal punto da non sembrare nemmeno vera e lui, così affascinante da sembrare un dio, sono perfetti per stare insieme. Ad enfatizzare ancora di più la voglia di vederli insieme, è il fatto che nessuno di loro due ha mai davvero smentito il fatto che non stiano insieme. Moltissime foto li mostrano mentre si sorridono, si mandono segni di intesa e si tengono la mano.
Vedremo bocciare un nuovo amore reale? Speriamo di sì, e speriamo anche che sia migliore di quello di Brayen e Celine!"
Sotto a questo articolo c'è la foto di Lana e Aven mentre si sorridono e un'altra dove lui guarda Lana, mentre lei sta ridendo.
Chiudo immeditamente la rivista e la butto per terra. Non so nemmeno io perchè sia così arrabbiata, ma mi viene voglia di buttare per terra lo specchio e l'armadio che mi trovo davanti.
Cerco di calmarmi. Io odio Aven e odio Lana. Forse è perchè mi dà fastidio che siano felici insieme che sono arrabbiata. Spero che sia così.
D'altronde anche lui mi aveva detto che avevano fatto squadra molto tempo fa. Solo che io avevo inteso fatto squadra come "siamo diventati amici", non come "il nostro amore batterà tutto".
Cammino avanti e indietro, senza capacitarmi della mia ira.
Decido di uscire e di andare a prendere una boccata d'aria in giardino.
Oggi Aven non era a colazione e nemmeno a pranzo. Suo padre l'ha scusato dicendo che non stava bene, ma io non gli ho creduto molto.
Ieri stava benissimo, in vena di trattarmi male come sempre, quindi non penso che ora sia in punto di morte. E se lo è, allora tanto meglio.
Incrocio Braysen mentre svolto l'angolo per andare in giardino e mi sorride.
«Ciao Braysen» gli dico, mentre si inchina.
«Buon giorno, Adley.»
«Conosci un certo principe Braysen? Dovrebbe avere la tua stessa etá.»
Il suo volto perde per qualche secondo colore, poi scuote la testa.
«No, mi dispiace. Arrivederci, principessa Adley» dice andandosene.
Non faccio nemmeno in tempo a salutarlo che lui è già andato via.
Non so perchè si sia cosí allarmato a sentire quel nome. Probabilmente mi ha mentito e conosce molto bene il principe di Togrem.
Il calore del sole mi scalda subito la pelle e mi dimentico che tra qualche giorno ci sará il Ballo, mi dimentico che Aven mi odia, mi dimentico di essere una principessa che presto sarà regina. Mi dimentico di tutto, consapevole di essere viva e di non star fluttuando tra le nuvole, solo grazie alla panchina abbastanza scomoda nella quale il mio fondoschiena è appoggiato.
Ma la mia memoria torna, anche troppo presto direi, quando mio padre tossicchia e mi dice: «Adley!»
Apro gli occhi e sbuffo. La realtà fa schifo.
«Cosa c'è, papà?»
«Mi fa piacere vedere che il sole ti fa diventare felice, ma io ho bisogno del tuo aiuto per alcune pratiche. Devi iniziare ad avere confidenza con le carte e le scartoffie dei reali, bambina mia» mi dice, mentre mi fa cenno di seguirlo. Oddio no! Per favore, tutto ma non le questioni reali! La politica!
«Papà...» tento di dire, ma lui scuote la testa e mi invita ad alzarmi.
Io lo faccio e lo seguo, pronta a morire di noia, tra una legge e un documento.

Tre ore, almeno penso, dopo ho la testa che scoppia come se ci fosse un martello a colpirla in continuazione.
In pratica, sono andata nello studio di mio padre, dove ci aspettava anche un uomo pronto ad aiutarmi.
Ho iniziato, se non con felicità almeno senza la voglia di buttarmi sotto un treno, a leggere e a sottolineare le cose importanti delle varie pagine, pagine e pagine che mio padre mi dava di tanto in tanto. Dopo circa tre milioni di pagine i miei occhi non leggevano nemmeno più e le mie mani andavano da sole sottolineando cose totalmente inutili. Ad un certo punto mi sono anche addormentata.
Papà non è stato felice. Ma pazienza.
È anche colpa sua se mi sono annoiata e stancata a tal punto.
So che devo essere pronta a tutto perchè potrei trovarmi orfana da un momento all'altro, nonostante anche solo pensarci mi fa venire da piangere, ma so anche che se capitasse il regno andrebbe a rotoli. Esattamente come quando hai appena aperto un nuovo rotolo di carta igenica e cade per terra, continuando a rotolare, rendendo il pavimento bianco.
Ecco, più o meno così.
Ora, dopo essere stata congedata da sua maestà, riesco finalmente a respirare di nuovo. I miei piedi non so nemmeno dove abbiano voglia di andare, so solo che vanno.
E così, senza sapere perchè, mi ritrovo vicino alle stanze di Aven.
Dannati piedi! Sto per tornare nella mia stanza per dormire un po' prima di cena, quando sento degli schiocchi.
So che è il rumore davvero schifoso che due labbra producono quando si incontrano e si scontrano e si incontrano di nuovo perchè ho visto una marea infinita di film nei quali i protagonisti emettevano questi suoni, ma sentirlo nel mio castello è un'oscenità. Molto probabilmente saranno una guardia e una cameriera follemente innamorati, che pensano di non venire sentiti da nessuno.
Ora sentiranno loro me! Insomma, non sono contraria al fatto che si debbano baciare, quanto piuttosto al fatto che non stiano facendo nelle loro stanze.
Quando mi avvicino al rumore abbastanza da vedere le facce di coloro che lo stanno producendo rimango di sasso.
Il ragazzo non è una guardia.
Il ragazzo è Aven.
E si sta baciando con una cameriera (piuttosto attraente) aggiungerei.
Meno male che era steso a letto malato!
Quando la ragazza si accorge di me, smette di baciarlo e lui sbuffa.
Poi mentre i suoi occhi incrociano i miei, apre la bocca umidiccia dopo i tanti baci. I suoi occhi vanno da me alla cameriera e poi chiude la bocca.
Nessuno dice nulla.
Mi allontano da loro e inizio a correre, perchè ho appena scoperto una cosa che mi fa venire voglia di scappare lontano da tutti.
Ho appena scoperto la causa per la quale stamattina ero così arrabbiata nel vedere quanto andassero d'accordo Aven e Lana.
Vedendolo baciarsi con quella ragazza ho capito che volevo esserci io tra le sue braccia, a ricevere i suoi baci.
Perchè, contro ogni logica, mi sto innamorando di lui.
Contro ogni logica, vorrei che lui amasse me.

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