16 - Anello di fidanzamento

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«E tu?», chiese senza scomporsi, guardandomi dall'alto in basso. Aveva l'aspetto di una trentenne, ma ovviamente doveva essere più vecchia, se aveva parlato di un nipotino.

Aveva un abito che le arrivava fino al ginocchio, sobrio. Del colore grigio, la rendeva molto aggraziata, accentuando la linea del collo scoperta, dati i capelli raccolti in un alto chignon. Sembrava una statua greca: la dea della freddezza.

«Mi scusi, miss, ma mi stanno cercando e non sapevo dove...», cominciai, ma lei mi fece segno di uscire.

Obbedii impacciata, liberandomi di tutti quei vestiti che mi stavano addosso dalle loro grucce, prendendo un profondo respiro per farmi coraggio. Ormai il danno era fatto, dovevo solo sperare che tutto si svolgesse nel modo più veloce e sicuro. Lanciai un'occhiata alla porta: per fortuna, era chiusa.

Lei mi osservava senza battere ciglio, come se non trovasse nulla di ostile o di suo gradimento in me.

«Finalmente una giovane con la schiena dritta. Tutte ingobbite, mi sembra di essere tornata all'età della pietra», disse. Se era un complimento, non seppi dirlo. Mi sentivo a disagio con i suoi occhi inquisitori.

«Nobile forse. Ma sicuramente ladra», continuò.

Scossi la testa. «Non ero qui per questo, mi stanno inseguendo e mi sono nascosta nel primo posto che ho trovato, non avevo intenzione di derubarla», mi scusai, abbassando gli occhi. Quella donna trasmetteva una severità allarmante, tanto che Cordelia in confronto sembrava un agnellino.

Lei mi afferrò la mano sinistra, dove scintillava l'anello di alexandrite. «Mi riferisco a questo», disse dura. «Devi essere piuttosto ben voluta dalla famiglia imperiale, se lasciano i loro gioielli incustoditi in tua presenza».

Sbattei le palpebre, cercando di rimediare all'equivoco. «Questo è il mio anello di fidanzamento».

«Oh, ne dubito». Credo che quella donna fosse diretta discendente di Medusa: riusciva ad pietrificarmi con un solo sguardo.

Prima che potessi rispondere, qualcuno suonò il clacson dalla strada. «Cafone», rimbeccò Josefine. Poi i suoi occhi tornarono su di me. «Beh, c'è un solo modo per scoprire se stai dicendo la verità, non ti sembra? Torniamo a Palazzo e chiediamo al diretto interessato».

«Diretto interessato?», ripetei interrogativa, mentre lei scendeva per le scale. Da una parte ero sollevata di poter tornare a casa, ma cosa intendeva con quella frase?

Non rispose, aspettando che entrassi nella limousine nera prima di lei. Una volta seduta sul sedile scuro, mi rilassai. Josefine prese posto accanto a me, non smettendo di lanciarmi occhiate furtive. Continuavo a cercare con lo sguardo qualcuno fuori dal finestrino, come ad essere sicura che nessuno ci stesse seguendo. Questo probabilmente non fece che insospettire la donna.

Una volta varcate le mura, mi rilassai completamente. Subito dopo però, la stanchezza dei giorni precedenti mi travolse, annullando la calma di pochi attimi prima.

La limousine si fermò nel parcheggio, e Josefine aspettò che uscissi per incamminarsi verso l'entrata. Una volta arrivate nel grande ingresso, una voce disse: «Madre!».

Josefine si voltò, e la imitai. Dall'alto delle scale Cordelia stava scendendo di tutta fretta. Possibile che quella donna fosse la madre dell'ex sovrana? Non ero ancora abituata all'eternità, mi sembrava solo una diceria, nonostante la madre dell'Imperatore stessa dimostrasse massimo trent'anni.

Nessun abbraccio o frase di circostanza. Gli occhi di Cordelia caddero su di me, e mi chiese: «Dove sei stata? Alexander è intrattabile da quando non ti ha vista».

Deimon 2 - La consorte del DemonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora