20 - Mirtilli

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Dopo aver controllato in ogni angolo, trovai Cordelia in terrazza. Visto che quel luogo era precluso a tutti coloro che non erano imparentati con i Bloodwood, sicuramente non ci sarebbe stato nessuno di molesto. Mi avvicinai con cautela alla donna, che mi dava le spalle. Aveva le mani poggiate sulla balaustra e osservava i boschi circostanti il Palazzo.

«Mi dispiace», esordì, facendomi capire che aveva sentita arrivare. «Devo aver fatto la figura della ragazzina». Si era calmata, e mi fece venire in mente la Cordelia che avevo conosciuto all'inizio, che nascondeva le proprie emozioni dietro una maschera fredda. Quella versione di lei era molto simile a Josefine, mentre questa era tutta un'altra persona. Mi chiesi ancora una volta cosa la stesse facendo cambiare, forse la mancanza del peso del trono.

«Non c'è nulla di cui dispiacerti», la rassicurai, mettendomi accanto a lei. «Io non avrei retto così a lungo come hai fatto tu».

«Sapere i tuoi peggiori rimpianti e sentirli ad alta voce sono due cose diverse», sussurrò Cordelia, e per la prima volta la vidi mordicchiarsi il labbro.

«Perché non parti?», le proposi, dando voce ad un dubbio che avevo da un po'. «Quando eri Imperatrice sarebbe parso fuori luogo, ma adesso sei una donna forte e indipendente. Esci e conquista il mondo».

«Magari dopo il vostro matrimonio mi prenderò una pausa da questo inferno», sospirò. «Ma basta parlare di cose tristi. Hai già visto il tuo vestito di nozze?», chiese, soffiandosi il naso.

«Nonna Ludovice è un tiranno», mi lamentai, rubandole un sorriso. «Ha detto che vuole pensare a tutto lei e che forse me lo lascerà intravedere in uno specchio quando lo proverò».

«Vuole che tutto sia perfetto. Non ha voluto neanche che l'aiutassi, si sta divertendo troppo. Almeno ai miei tempi non esistevano i fuochi d'artificio».

«Cosa?!», chiesi con una nota di panico. Fuochi d'artificio? No, non se ne parlava proprio.

«Preparati a un filmino lungo almeno un giorno», mi avvisò. «È un peccato che non possiate andare in viaggio di nozze».

Annuii, conscia di quel dettaglio. «Non possiamo mollare il Regno per spassarcela».

«Avete tutta l'eternità per un viaggio insieme», mi rassicurò. Ora era più calma, rilassata quasi, anche se ogni tanto tornava a soffiarsi il naso.

Lo spero, risposi nella mia testa. Alexander era sempre impegnato, e dubitavo potessimo avere qualche momento di intimità fuori dal Palazzo nei primi anni di matrimonio.

«Eccovi qui», disse Ludovice, sorridendoci. Quando vide gli occhi rossi di Cordelia, aggrottò la fronte. «Tesoro, tutto apposto?».

Cordelia rispose affermativamente, abbozzando un sorriso, più perché influenzata da quello della donna che per avvalorare le proprie parole.

«Magari sono gli ormoni, piccola. Sicura di non essere incinta?», chiese Ludovice, preoccupata, prendendole il volto fra le mani.

L'ex sovrana sospirò. «Ludovice, c'è una cosa che devo dirti».

La nonna attese che continuasse. Davvero aveva intenzione di dirle la verità su Wladimir e Mildred, ora che la donna appariva così raggiante per l'imminente matrimonio?

Onde evitare altri disastri in un giorno solo, coprii la voce di Cordelia con la mia, dicendo. «Sono allergica ai mirtilli». Fu la prima cosa che mi venne in mente, e non era neanche vera.

Entrambe si voltarono verso di me. Continuai, per cercare di scampare al momento di Cordelia confessiamo-tutto-a-mamma-orsa. «Non so se hai già ordinato la torta, ma mi sono proprio dimenticata di dirtelo», dissi in tono dispiaciuto.

Cordelia scosse la testa e Ludovice sorrise, rivelando le fossette. «Non è un problema, cara, la torta ha altri gusti», mi rassicurò, ma alzò un dito quando aprii la bocca per rispondere. «Ma non li saprai finché non la mangerai alle tue nozze», mi anticipò.

Misi il broncio, mentre Cordelia rideva. «La mia era al limone, anche se molto più modesta», raccontò, rendendomi sollevata per il sabotaggio di quella conversazione.

«Per i suoi tempi, era perfetta», batté le mani Ludovice, come una bambina estasiata.

«Ma non vale! È il mio matrimonio», mi lamentai, cercando di addolcire la donna, ovviamente invano, che rise dicendo che non l'avrei avuta vinta. Ci sorridemmo tutte e tre, ma all'improvviso Cordelia si bloccò, fissando qualcosa alle mie spalle.

Mi voltai, e vidi Wladimir che si avvicinava, e per la prima volta sembrava essere a disagio. «Avrei bisogno di parlare con mia moglie», annunciò, grattandosi la testa. Ovviamente utilizzò quelle parole a causa della presenza di Ludovice, ma ciononostante Cordelia sussultò.

Non avrebbe potuto dire di no senza un valido motivo. Ovviamente il valido motivo c'era, ma nonna Bloodwood non poteva venirne a conoscenza.

Lanciai un'occhiata solidale a Cordelia, che era tornata a mordicchiarsi il labbro, e seguii Ludovice fuori dalla terrazza e giù per le scale.

«Me lo farete voi, un bel nipotino?», mi chiese, prendendomi le mani nelle sue. La guardai, presa in contropiede, e sentii dietro di me Alexander ridacchiare: «Ci faremo un pensierino, nonna».

Si era avvicinato silenziosamente, e pareva piuttosto divertito. Per quanto un piccolo Xander sarebbe stato un sogno tra le mie braccia, avevo tutta l'eternità per pensare ad essere madre. Non volevo bruciare le tappe, oltretutto a diciassette anni.

Non avrebbe dovuto rispondere così. Lo sguardo di Ludovice si illuminò, e ci guardò estasiata. «Una femminuccia sarebbe il massimo!».

«Ma no», risposi io, «c'è già Alexandra». Lui, preso in causa, mi lanciò un'occhiataccia, ma la donna era scoppiata a ridere.

«Devo trovare la foto dove eri vestito da fragola», disse, continuando a prenderlo in giro.

«Vogliate scusarmi, devo andare a bruciare tutti gli album di foto sotto questo tetto», disse Alexander, stringendo i denti, e provocando un'altra serie di risate.

Gli presi la mano. «Dai, non essere timido. Sono sicura che il rosa ti sta d'incanto».

Ludovice aveva ormai i singhiozzi per le troppe risa. «Vado a chiamare il fioraio per ordinare le decorazioni, ci vediamo a pranzo», e si congedò prima che potessi chiederle un po' di moderazione.

«Non le dici niente?», chiesi, indicando dove era scomparsa. «Sta monopolizzando il matrimonio».

«Si sta divertendo, lasciala fare», disse lui, più sereno.

«È frustrante non conoscere nulla. Per quanto ne sappia, la gonna potresti doverla indossare tu», sorrisi, ancora divertita da quella faccenda.

«Non fa ridere», mi rimproverò Alexander. Mi trascinò in camera sua, chiudendo velocemente la porta.

«Sono le dieci del mattino, ti sembra ora di dormire?», gli chiesi, retorica. La porta che conduceva alla mia camera era chiusa e nascosta dalla tenda.

«Ti ho promesso di fartela pagare», mi ricordò lui, stringendomi a sé e cominciando a mordicchiarmi il labbro inferiore. «Oh», ridacchiò. «Il dolce sapore della vendetta».

Deimon 2 - La consorte del DemonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora