23 - Passato e futuro

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[Nota: molte nei commenti mi hanno fatto capire che quando si chiudono in camera sembra vadano a letto. Sfatiamo il mito: tranquille ragazze, quando faranno bunga bunga ve ne accorgerete, altro che allusioni ;)]

Tornò in tempo, entrando nella limousine e grattandosi la guancia coperta dalla barba. Fece per parlare, ma lo bloccai: «Non lo voglio sapere».

Lui mi rivolse un sorriso di ringraziamento, per poi ordinare all'autista di tornare indietro.

«A proposito di confessioni», borbottai, guardando il sedile di fronte a me. «Cordelia mi ha fatto promettere di non dirlo, ma non credo sia qualcosa da poter nascondere...».

«È una situazione spinosa se Cordelia ti dice di tacere. Di solito è sincera. Beh, era, sai com'è, dopo diciassette anni le persone cambiano...».

«I due giorni in cui sono mancata da Palazzo, mentre tu eri ancora a letto, i Silentowl mi hanno rapita».

Wladimir sussultò, aggrottando le sopracciglia e fissandomi serio. «Spiegati meglio».

«Beh, sai, una Blackeye è salita al trono al tuo fianco, perciò stavolta toccherebbe ad una Silentowl. Volevano togliermi di mezzo per avere la loro Imperatrice», risposi, mentre mi tormentavo le mani.

Lui sospirò, continuando a grattarsi la barba. «Ci penso io, a loro. Per adesso sono piuttosto quieti, ma preferirei tenerli d'occhio comunque. Poi con gli Angeli in America, tutto diventa molto più allarmante. E tra due giorni il vostro matrimonio».

Annuii, conscia di quella situazione critica ed alzai gli occhi sul finestrino, che ora mostrava la sagoma in avvicinamento del Palazzo, che si erigeva contro il cielo con l'aspetto di un antico e fiero castello medioevale.

Arrivati nel parcheggio, Cordelia si avvicinò veloce. «Victoria, per fortuna ti ho trovata...», ma si bloccò quando vide Wladimir scendere dall'altro lato della vettura. Lo fissò fredda, per poi concentrarsi sulla sua barba, come se l'uomo avesse avuto un animale morto in faccia. Si riscosse, tornando a dedicarmi tutta la sua attenzione. «Ludovice vuole parlarti». Mi prese il braccio e mi portò all'interno del Palazzo, senza più degnare Wladimir di uno sguardo.

Mi voltai a lanciargli un'occhiata di scuse, ma lui fissava a terra, risentito. No, non poteva essere: occhi lucidi? No, era sicuramente il riflesso del sole.

«Ludovice vorrebbe posticipare il matrimonio», disse Cordelia, continuando a guardare di fronte a sé. «Lei ti spiegherà tutto, ma ho preferito avvisarti prima».

La ringraziai, e quando arrivammo all'ala dei Bloodwood mi lasciò, dicendo che doveva vedersi con Vivian.

Mi apprestai a bussare alla porta, quando sentii all'interno la voce di Alexander dire: «Temporeggiare per cosa? Senti, nonna, capisco il vostro dolore e tutto il resto, ma non vedo perché debba smorzare la felicità mia e di Victoria. Zio Edmund non risorgerà di certo, a che scopo ritardare le nozze?». Le sue parole mi resero orgogliosa di lui, ed avvicinai l'orecchio alla porta, curiosa.

La voce di Ludovice era flebile, come se il dolore fosse troppo pressante sul suo petto. «Vorrei darvi più tempo per conoscervi. Guarda cosa è accaduto a tuo padre e tua madre, e si sono amati per cinquecento anni prima di mollare tutto. Non capisci, tesoro mio, ma non è un male. Sei ancora giovane, non puoi comprendere che legarti ad una donna è per l'eternità. Se avessi visto Wladimir e Cordelia, i loro sguardi, i loro sorrisi, comprenderesti le mie parole. Sembravano capaci di sollevare il mondo con il loro amore».

Non potevo vederlo, ma ero sicura che stesse scuotendo la testa. «A che scopo? È lei che voglio accanto a me. È lei la mia Imperatrice. Conoscerla meglio me la farà amare di meno? Adoro anche i suoi difetti, quando pretende di avere ragione e quando si rifiuta di starmi a sentire. Pensi che un mese possa farmi cambiare idea su di lei?». Il mio cuore cominciò a battere fortissimo, e temetti che si potesse sentire oltre la porta, rivelando la mia presenza. Non me lo aveva mai detto in modo esplicito, che mi amava, ma quelle parole ripagavano tutto.

«Tuo padre mi disse parole simili, al tempo», borbottò Ludovice, mentre la voce si sfumava come se si stesse concentrando su quel ricordo. «"Non insistete, madre. Sono ben conscio di quello che sto per fare, il matrimonio non è uno scherzo. Ma lei rende tutto così luminoso, così caldo, che non riesco proprio a vedere perché dobbiate farmi questo discorso. Mi ama, nonostante sappia che persona deplorevole sia, ed io la amo per quella sua ingenuità che mi farà impazzire". Sembra solo ieri, quando me lo disse. Non fare il suo stesso sbaglio, tesoro».

«Non ci vedo nulla di sbagliato a sposare Victoria», continuò lui, testardo.

«È solo che siete così giovani... Aspettate un po', avete tutta l'eternità per legarvi».

«Non posso. L'eternità non è abbastanza. Anche in questo momento la voglio al mio fianco, mi manca come se mi avessero staccato mezzo corpo, nonostante sappia che stasera dormirà tra le mie braccia. Come posso aspettare?».

«Convivete, allora. Sembra andare di moda, adesso».

«Voglio dimostrarle quello che provo per lei. Non sono tipo da dichiarare i propri sentimenti, su questo ho ripreso completamente da mamma».

«Suppongo non riuscirò a piegarti», disse lei in tono sconfitto.

«Se non te la senti puoi anche non presenziare», rassicurò lui, in tono gentile. «Ma non voglio che azioni di mezzo millennio fa influenzino il mio futuro con Victoria».

«Allora non rovinare tutto come ha fatto tuo padre», rimbeccò lei, e poi sentii un singhiozzo attutito, forse si stavano abbracciando.

Presi un respiro e bussai alla porta. Mi aprì Alexander, e mi sorrise. «Qui non servi più», disse in tono serio.

«Che intendi?», chiesi, facendo la finta tonta.

«Ho un nuovo incarico per te», spiegò, salutando con la mano la nonna e uscendo dalla camera. Poi si voltò verso di me, mostrandomi le fossette magiche. «Un lavoro molto importante, ma non verrai pagata per questo».

«Verrò sfruttata?», chiesi. Dove voleva arrivare?

«Assolutamente sì», ridacchiò. Si stava gustando la mia espressione spaesata. «Bada, è importante che tu lo faccia bene: devi spupazzare l'Imperatore».

Alzai gli occhi al cielo, sbuffando teatralmente. «Dovrò sacrificarmi per il bene del Regno, suppongo».

Rise e mi tirò nella sua stanza. Chiuse la porta con un calcio, perché le sue mani erano impegnate ad avvicinare il mio viso al suo.

Deimon 2 - La consorte del DemonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora