2 - Graffi

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Tornai in camera, cercando di riflettere sul mio piano. Andrew stava ripiegando alcuni miei vestiti, e mi salutò in modo frettoloso. «Ciao, Vicky».

«Ehilà», dissi mentre mi grattavo distrattamente la gola. Cominciava a darmi un prurito persistente, e nonostante ormai avessi ridotto la pelle a striscioline rosse di diversa intensità, non accennava a darmi un attimo di tregua.

La prima cosa che avevo fatto dopo il matrimonio era stata scendere nel piano seminterrato, dove la maggior parte della servitù si trovava. In parte era perché avevo voluto mettere in chiaro che sarei rimasta comunque una loro amica, e non l'Imperatrice, ed in parte per evitare Alexander. Avevano preso davvero la situazione in simpatia, anche se minacciavo di ucciderli se osavano inchinarsi.

«Conosci qualcuno che parla spagnolo, per caso?», chiesi addentando una caramella dal cesto sulla cassettiera. La stanza era grandissima, simbolo del mio nuovo status, e nel bagno si trovava anche una vasca idromassaggio enorme. Avremmo potuto farci il bagno in dodici e non avere problemi di spazio. Una piccola libreria si trovava su un lato della camera, un letto a tre – tre! – piazze faceva da protagonista nell'ambiente, mentre un elegante ma poco luminoso lampadario cercava invano di rischiarare la stanza. I Bloodwood ed il loro insano amore per il buio! Che facevano, raccontavano ai piccoli che nell'armadio si nascondesse l'Uomo Bianco?

«Tutti parlano spagnolo, miss», rispose mentre finiva di piegare una camicia. In effetti aveva ragione, come avevo fatto a dimenticarmene? I servi non erano altro che nobili caduti in disgrazia.

«Qualcuno interessato ad andare in Spagna?».

«Chiunque pagherebbe per uscire di qui». La sua voce venne attutita, perché parlò quando aveva la testa infilata nella cabina armadio, dove stava riponendo ciò che aveva piegato.

«Fai la valigia, allora», dissi, e la sua espressione stupefatta mi fece ridere.

I suoi occhi si illuminarono, ed un sorriso a trentadue denti sbucò sul volto un po' troppo pallido. «Sul serio?!».

«Dovrai essere la mia spia e controllare la fedeltà del reggente spagnolo», contestualizzai. Meglio mettere subito le cose in chiaro. «Ho bisogno di qualcuno fidato».

Sembrava che avessi offerto ad un bambino a dieta il migliore lecca-lecca di sempre. Si buttò per terra e mi abbracciò le gambe. «Sarebbe fantastico!».

Risi, si stava comportando sul serio come un bambino. Poi il prurito alla gola si fece di nuovo più insistente, ed ero tentata di ingerire acido per eliminare il problema alla radice.

«Quindi chiederete un trasferimento? Beh, siete l'Imperatrice, credo non ci vorrà molto». Non accennava ad allontanarsi, ed io non volevo rovinargli al festa, anzi.

«In realtà non pensavo di mandarti come servo... riesci a rimediare qualche vestito da nobile? Ho bisogno di un Lord». Si stava seriamente mettendo a piangere. Ci mancava solo che si mettesse a saltare sul letto, ed avremmo chiuso in bellezza.

«Victoria, voi siete un dono raro», sussurrò Andrew, emozionato.

Gli rivolsi un sorriso sincero, mentre continuavo a grattarmi ferocemente la gola. Adesso era diventato un bruciore acuto.

«Dovete bere il sangue dell'Imperatore», spiegò il ragazzo alzandosi ed indicando la mia pelle, povera vittima delle mie unghie. «La mancanza di linfa si fa sentire, soprattutto negli anni che succedono il primo morso».

«Oh, grazie», dissi distrattamente.

«Dovreste andare da vostro marito», continuò. Sicuramente non aveva notato come i miei occhi si fossero posati su tutto tranne che lui, come a voler nascondere qualcosa. «L'intensità cambia in base ai sentimenti, sia del singolo che della coppia. In questo momento anche l'Imperatore starà soffrendo di queste fitte».

Lo ringraziai nuovamente, e lui si congedò per andare a mettere in ordine la stanza di alcuni nobili che non conoscevo.

Quando mi accorsi che aveva dimenticato sul letto la sua giacca, la afferrai per restituirgliela. Non solo Andrew, ma tutti i servi si rilassavano quando c'ero io: avevo messo in chiaro in diverse occasioni che non ero una nemica e non volevo mettere i bastoni fra le ruote, anzi. Più volte, nonostante la mia nuova posizione nella società, ero scesa a dare una mano sia in cucina che in lavanderia – ovviamente cercando di non dare nell'occhio e passando per i corridoi segreti del Palazzo.

Aprii la porta, pronta a rincorrere Andrew, ma mi trovai davanti un ragazzo diverso.

Con il solito sguardo a metà tra il disgustato ed il freddo, Alexander sostava davanti alla mia camera, con il collo martoriato da innumerevoli graffi.

Deimon 2 - La consorte del DemonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora