4 - Bisogno

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Conoscere i passaggi segreti del Palazzo era davvero utile, avrei dovuto seriamente ringraziare i servi per quelle nozioni. Così potevo dare l'idea di essermi chiusa in camera, oltraggiata, ma potevo sgattaiolare attraverso i cunicoli segreti fino in cucina, dove i servi mi lasciavano spesso un piatto pronto. Era bastato togliere la parete di fondo dell'armadio della mia camera, ed ecco che oltre i vestiti potevo entrare in un vero e proprio labirinto, dove avevo la possibilità di recarmi ovunque. Ovviamente non dovevo girovagare senza meta, o mi sarei persa ed avrei eliminato qualsiasi speranza di essere trovata - i cunicoli ormai erano stati dimenticati dai più, ed i servi li utilizzavano indisturbati per sbrigare le loro faccende in modo più veloce e discreto. Mi era stato detto che dall'esterno del Palazzo, contando le finestre, venivano rivelate molte più stanze di quante se ne conoscessero, ma nessuno sapeva come raggiungerle senza perdersi tra i cunicoli. Svoltai a destra e spensi la torcia, beandomi del profumo di torta di mele, che a causa dell'aria stantia era ben distinguibile anche a molti passi di distanza.

Charlotte era l'unica nella cucina, e stava impastando. Aveva il grembiulino sporco di fatica ed una gocciolina di sudore le stava attraversando la tempia, segno di quanto avesse faticato.«Ciao, Vicky! Che ci fate qui a quest'ora?».

«Sto morendo di fame», confessai, aprendo l'enorme frigorifero. «Cosa posso prendere?». Ogni ripiano era colmo di tutte le migliori portate, che avrebbero fatto invidia ai migliori ristoranti di Parigi.

«Tranne la torta blu, che è stata commissionata da vostro marito, potete prendere qualsiasi cosa», rispose mentre tornava al lavoro. Misi il broncio: partiva senza preavviso e si faceva anche fare delle torte stratosferiche per celebrarlo.

Afferrai un cupcake distrattamente e cominciai a mordicchiarlo. «Ti aiuto, se vuoi», proposi mentre indicavo la pasta che aveva tra le mani.

Scosse la testa, senza muovere neanche un ciuffo di capelli, stretto nella cuffietta. «Vi ringrazio, ma adesso la metto a lievitare, così domani sarà pronta», rispose accennando un sorriso stanco.

Le diedi la buonanotte - anche se ormai si trattava di buongiorno, data l'ora - e me ne tornai i camera, passando per i cunicoli bui. Avrei dovuto ricordarmi di cambiare le pile alla torcia, prima o poi. Adesso volevo solo riposare, e rimanere nella mia stanza, come facevo da due giorni ormai.

Finii il cupcake e buttai la carta nel cestino, senza preoccuparmi che divenisse una prova del fatto che fossi uscita. Nonostante cercassi in tutti i modi di non pensarci, il sangue di Alexander continuava a mancare al mio corpo, infiammandomi completamente la gola. Come una stupida non avevo razionato le dosi, ed ora mi trovavo a bramare la sua linfa, a bramare lui.

Mi rifiutavo di essere io a cercarlo, se la mia gola voleva saltargli addosso per morderlo, il mio orgoglio voleva aggredirlo per fargli male. Mi aveva zittito di fronte a Wladimir, che per quanto considerassi quasi un alleato, aveva dimostrato di non mettermi a parte di tutto. "La fiducia è vitale per un sovrano", aveva detto nella stanza delle strategie, e me ne stavo accorgendo troppo tardi.

Qualcuno bussò alla porta. «Victoria!». Riconobbi subito quella voce stridula, ed alzai gli occhi al cielo. Avrei preferito trovarmi di fronte tutti, tranne che lei.

Aprii controvoglia, trovandola con le mani sui fianchi e la faccia paonazza. «Wlad è già partito?».

Mi coprii la bocca con la mano e scoppiai a ridere. «Oh, povera Mildred, non dirmi che ti ha lasciato qui?». Non sapevo da cosa nascesse il mio disprezzo per lei, forse era troppo volgare, si prendeva troppe confidenze, stava sempre troppo in mezzo ai piedi... una presenza molto moderata, insomma.

Lei assottigliò gli occhi. «Ha lasciato anche te qui».

Il mio sorriso divenne più affilato: mi aspettavo una risposta simile. «È normale, perché io sono sua moglie. Se lui va via, io devo tenere le redini di questo Impero. Il massimo compito che possa lasciarti è riscaldare il letto». Non mi vantavo di certo di essere sposata con Wladimir, ma avrei potuto rinfacciarle i miei peggiori rimpianti pur di non farla vincere.

«Piccola sgualdrina!», gridò, lanciandosi verso di me in un moto di rabbia.

Ne avevo abbastanza. Indietreggiai e gridai:«Guardie!». Come osava rivolgersi a me, la sua Imperatrice, così? Poteva anche portarsi a letto Wladimir, ma questo non la sollevava dal mostrare rispetto a me. Perché lui aveva scelto me, non lei. Perché io ero più intelligente e sveglia di lei, che si preoccupava solo della sua enorme scollatura e del trucco sempre perfetto - una delle poche demoni che avessi visto truccate.

Due uomini in armatura arrivarono, ed afferrarono per le braccia Mildred. «Lady Darkriver avrebbe il piacere di passare la notte al piano inferiore», dissi, facendole l'occhiolino ed alludendo alle fredde segrete.

Per quanto la donna si ribellasse, le guardie non avevano problemi a portarla per il corridoio e sparire oltre l'angolo, trascinandola con noncuranza nonostante le armature.

«Quando il gatto non c'è, i topi ballano», disse una voce. Mi voltai, per scorgere Alexander appoggiato al muro opposto a dove mi trovavo.

Feci un passo indietro, ma prima che la porta potesse chiudersi, estraniandolo, lui mi afferrò per un braccio. «Ci ho riflettuto», disse.

«Allora siamo spacciati».

Mi guardò male, ma non ribatté. «Non possiamo infliggere i nostri problemi personali al Regno. Sono qui per proporti una tregua».

Per quanto volessi morderlo e picchiarlo, abbracciarlo ed ammazzarlo, aveva ragione. Sospirai, annuendo e guardando da un'altra parte. «Questa tregua, include anche...», cominciai a formulare la domanda, ma lui mi interruppe.

«Sì».

Lo feci entrare e chiusi la porta, senza guardarlo. Quando lui, dopo aver preso il pugnale, si recise il polso, il bisogno diventò insostenibile. I miei occhi scattarono sulla ferita e mi fiondai verso di lui, con in testa solo il sapore del suo sangue, e feci combaciare le mie labbra alla sua ferita, bevendo insaziabile.


Deimon 2 - La consorte del DemonioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora