Capitolo cinque.

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Appena mi alzo dal letto so già che non sarà una bella giornata, non so perché ma l'odore di disastri lo sento sempre.
Svolgo la mia solita routine di preparazione e vado a scuola.
La mattinata è spenta e vuota senza Era, sembra stupido ma lei mi riempie ogni giornata con quel suo sorriso tenero.
Quando torno a casa mangio e passo il pomeriggio tra i libri per prepararmi al compito di storia.
Alle diciotto decido di farmi una doccia, l'acqua calda scioglie ogni mio pensiero e tutti i miei nervi. Lascio scivolare l'acqua sulla mia pelle nuda, le canzoni dei Nirvana si mescolano con il rumore dell'acqua che si infrange per terra.
Quando mi vesto sento mia nonna urlare,corro verso di lei ancora in accappatoio e con l'asciugamano a turbante sopra la mia testa.
Sento che respira male, e la tiro su.
Considerando il fatto che pesa poco, riesco ad alzarla, forse è vero che la forza che ti nasce in quel momento è insuperabile. Le tengo la mano e le misuro la pressione che è bassissima, sento crescere la preoccupazione in me e non capisco perché mia madre ci metta così tanto a tornare.
Ogni pensiero strano attraversa la mia mente, e se... Dovesse finirla qui? E se... Si sentisse male?
Cosa farei?
Mentre questi pensieri travolgono la mia mente sento la porta aprirsi.
-Mamma muoviti, corri!-
Mia mamma si dirige subito verso di me e nonna le chiede di cambiarla.

Davanti i miei occhi incombe una terribile visione, sangue.
Ordino a mia mamma di chiamare il 118, l'ambulanza in meno che non si dica è già arrivata ed i volontari le stanno mettendo l'ossigeno e la stanno preparando per portarla via.
La portano all'ospedale, mia mamma praticamente mi obbliga ad uscire stasera.
Dopo aver cenato insieme a mia cugina Sofia con un pezzo di pizza, vado a suonare.
Ho un unico pensiero, mia nonna.
Non so come sta, non so cosa sta succedendo, non so a cosa pensa, non so se mi vorrebbe lì con lei.

A volte cerco di non pensarci, ma appena chiudo gli occhi vedo il suo sguardo, pieno di paura, i suoi occhi contornati da lacrime che mi guardano e che sembrano parlarmi, sento salire le lacrime ma le respingo, i miei amici non devono vedermi piangere.
Chiamo mamma, mi annuncia che non si sa se potrebbe essere qualcosa di grave, i risultati non sono ancora pronti.

E se fosse davvero finita? Sono sicura di farcela senza di lei? Senza il suo appoggio?
Sono sicura di farcela a non tenere più le sue mani rugose, a non accarezzare più i suoi capelli candidi o il suo viso vissuto?
Ce la farò a non sentire più la sua voce che mi sgrida, a non averla più come guida?
Riuscirò ad andare avanti, per lei?
Sono seduta, in mezzo ad una stanza a scrivere, a trasformare il mio dolore in parole, provando ad espellerlo.
Ma esso è attaccato a me, non vuole scollarsi ed è pronto a rimanere per sempre, proprio qui, al mio fianco.

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