Capitolo quattro

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Non è bello svegliarsi ogni mattina nello stesso modo, sapendo che nessuno dipende interamente dal tuo sorriso o dal tuo sguardo.
Mi sento come se avessi un'esistenza inutile, anche se una minuscola parte ragionevole di me sa che non è così.
Non c'è una minima cosa che abbia preso la piega giusta nell'ultimo periodo.
Come dicono i Nirvana in Lithium,
"Sunday morning is everyday for all I care", è sempre domenica mattina per quanto mi importa. Non mi importa più di un cazzo, a scuola vado perché so che è solo un piccolo momento di passaggio che poi mi porterà fuori, sperando che sia un mondo migliore è che io finalmente potrò prendere una sana boccata di aria pura.
Sto praticamente guardando mia nonna morire. È brutto dirlo, ma per me è morta quando è tornata dall'ospedale, io so già che presto finirà tutto questo, e sto cercando di abituare il mio cervello ad una sua futura mancanza. Per me è morta quando appena tornata dall'ospedale ho visto che qualcosa in lei era cambiato, mai un sorriso, mai una parola, dosi ridotte di cibo, televisione sempre spenta e... Silenzio.
Quando entro in camera sua posso solo sentire il suo piccolo e dolce respiro, e guardarla fa sempre male.
So che si è arresa, dopo 92 anni ha deciso di arrendersi, di abbandonare il suo spirito.
I miei le stanno provando tutte, solo per poi non pentirsi per non aver fatto qualcosa. Le prenderanno flebo, antidepressivi e forse la manderanno 10 giorni in un centro di riabilitazione.
Sapete perché? Perché le sorelle di mia mamma se ne sono lavate le mani, loro non vivono con lei, loro non vedono con i loro occhi ciò che può provare.
Loro non si sono nascoste a piangere, non sono sempre nervose, semplicemente non possono capire.
Cancello questi pensieri dalla mia testa, mentre scendo le scale per andare a prendere l'autobus.
Arrivo a scuola, fumo una sigaretta di buongiorno e mi dirigo verso la classe di economia.
Adoro l'economia, mi sembra così.. Semplice.
Qualcosa di basilare, che finalmente torna nella mia vita, qualcosa che non mi fa sentire mediocre, quando studio quella materia mi sento a mio agio, e questo mi fa capire che non sono proprio una ragazza normale. Le due ore passano in fretta, e sono già all'intervallo la prima piccola luce di una lunga giornata di buio. Il resto della mattinata non passa per niente alla svelta tra matematica, storia e tedesco.
Arrivo a casa e trovo mio padre che mi aspetta, mangio velocemente e dopo aver fatto venire inutilmente il fisioterapista ci addentriamo in una serie di uffici per programmare visite, infermiere e tutto ciò che può essere una piccola probabilità di salvezza per mia nonna.
Passo immersa nella noia il resto della giornata, adesso mi ritrovo seduta sul divano, con il telefono fra le mani a scrivere mentre il rancore mi attraversa le vene, e vorrei letteralmente rompere bruscamente ogni oggetto che mi circonda.
L'odore di spinaci mi inebria le narici, mentre sento mia nonna che non sta bene, perché non riesce a buttare giù il cibo.
La vita che avevo costruito, che già oscillava, si sta lentamente sgretolando proprio davanti ai miei occhi. Ed io resto ferma a guardarla, mentre ogni mio interesse o affetto si rompe.
Ed io non posso farci niente, anche se ci provo.

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