Chapter 01.

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I secondi.
I secondi sono fin troppo importanti.
Ma nessuno da mai loro l'importanza che meritano.
Nella nostra vita abbiamo in media due miliardi di secondi.
A pensarci non sono tanti, se li calcoliamo come facciamo con un audio inviato da degli amici, con la durata dell'attesa del microonde, con una clessidra.
Ma alla fine non dovremmo neanche stare a contare quanti secondi ci restano da vivere, altrimenti non vivremo mai veramente.
Avete mai pensato a quanto siano importanti i secondi?
Ovviamente no.
Ma pensiamo a quando perdiamo un treno o un autobus. Se fossimo partiti anche solo pochi secondi prima, forse non lo avremmo perso.
Pensiamo ad una chiamata persa. Se avessimo afferrato il cellulare pochi secondi prima, saremmo riusciti a rispondere.
È questione di tempismo, anche fortuna, probabilmente. Fortuna che, sembra, non girare mai a nostro favore.
Nonostante le scelte della nostra vita, tutti meritiamo un'altra possibilità.

Sarebbero bastati pochi secondi, a cambiare la sua vita.

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"MUOVITI!" Urlò mia sorella, oltre il rumore che le casse dello stereo stavano creando. Abbassai il volume della musica, scendendo dal letto.
Rydel, era sempre la solita. Diceva sempre di 'sbrigarci', quando poi era quella che ci metteva di più e finiva per ultima.
Entrai nel bagno, per asciugarmi i capelli. Mi posizionai davanti allo specchio, che era rettangolare e piuttosto grande, decorato da una cornice di marmo bianco. Mi guardai i capelli fradici, che ricadevano pesanti sulla mia fronte e sul collo.
Afferrai il phon e pigiai il bottone, facendo uscire aria calda, verso le mie ciocche bionde umide.
Passai il palmo della mano fra i capelli, per dare loro volume.

Quella sera, i miei fratelli eravamo invitati ad una delle feste più importanti della città.
Si sarebbe tenuta a casa di Malcom Denn, uno dei ragazzi più popolari del nostro college.
Malcom ed io eravamo amici, visto che anche io facevo parte dei popolari.
Lui abitava in una villa, piuttosto grande e leggermente isolata da altri agglomerati di case.
Anche la mia famiglia aveva una villa.
Si estendeva su quattro piani, con una ventina di stanze.
Eravamo in sette membri, in totale.
Alla mia famiglia i soldi non mancavano. Mio padre era un imprenditore di successo, mentre mia madre era una stilista e una costumista, non che make-up artist.
Mio fratello Riker aveva finito il college ed aveva trovato lavoro nello spettacolo. Mia sorella Rydel era una ballerina e l'anno precedente aveva frequentato l'ultimo anno dello stesso college di Riker. Rocky era all'ultimo anno, mentre io al junior. Ryland aveva iniziato il suo primo anno di college e ne era già uscito pazzo.
Avevo ottimi voti a scuola, quasi tutte B+, giocavo nella squadra di hockey e - modestamente - ero molto conosciuto a scuola. Molte ragazze ci provavano con me ed altrettanti ragazzi mi invidiavano per ciò.
Avevo da sempre ritenuto la mia vita perfetta.

"Ross, vuoi uscire da quel bagno?! Dobbiamo andare! Se facciamo tardi poi rischiamo di fare una brutta figura!" Urlò Riker sarcastico, bussando alla porta della mia stanza.
Sbuffai, per poi spegnere il phon. Lo riposi nella sua scatola, poi uscii dal bagno.
Indossai la mia giacca di pelle preferita ed aprii la porta della mia camera.
Trovai Riker, ancora intento a bussare, il quale mi arrivò un colpo di nocche sul naso.
"Ouch!" Esclamai, massaggiandomi il naso.
"Oh, scusa." Ridacchiò Riker, spostandosi il ciuffo biondo.
Indossava dei blue jeans, una camicia bianca ed una cravatta nera, perfettamente sistemata.
Ai piedi aveva dei mocassini neri, che, onestamente, trovai orribili.
"Riker, perché sei vestito come un trentenne divorziato?" Domandai, ridendo.
"Non sono vestito come un trentenne divorziato!" Protestò lui, scandalizzato. "Ma ho quasi ventisette anni. Devo vestirmi in modo consono."
"Riker, ne hai da poco compiuti ventisei! Smetti di farti questi filmini mentali, d'accordo?!"
"Va bene, scendi." Sbuffò, avviandosi verso le scale.
Scossi la testa, poi lo seguii, lungo il corridoio.
Scesi tutte le rampe di scale, finché non raggiunsi il soggiorno.
Rocky era già lì, con indosso dei jeans neri e una canottiera, con sopra scritto 'Rock'N'Roll'.
Ryland era vestito in modo simile, a parte la canottiera tutta blu ed un cappello in testa, con la visiera girata verso il dietro.
"Ma Rydel?" Domandò Rocky.
"Secondo te?"
In pochi secondi si sentii il rumore di tacchi sbattere contro il pavimento.
Rydel comparve dalle scale.
Indossava un vestito nero, con una giacca di pelle e dei tacchi.
Aveva i capelli legati in una treccia.
Ci sorrise.
"Eccomi!" Esclamò, allegra come al solito.
Si sentirono degli altri passi riecheggiare nella stanza. Nostra madre ci raggiunse a braccia aperte.
Era molto più bassa, rispetto a noi, che eravamo tutti un metro e ottanta, più o meno - a parte Rocky, che era uno e novanta -.
Si spostò i capelli biondi e ci abbracciò.
"Foto!" Esclamò.
Ci mettemmo in posa, poi scattò una foto con il cellulare.
"Perfetti!" Disse, contenta.
Mi toccai le tasche, in cerca delle chiavi della mia auto.
"Ho lasciato le chiavi in camera..."
"Ross, non avete abbastanza tempo, farete tardi. Andate tutti insieme."
"Va bene."
"Saluta papà!"
"Certo! Divertitevi!" Urlò, per poi chiudere la porta.
Prendemmo una delle auto e Riker si mise al posto del guidatore. Rydel si sistemò al suo fianco, mentre noi altri finimmo schiacciati dietro.
Appena partimmo, Rydel accense la radio, facendoci ascoltare una di quelle canzoni orrende che piacevano a lei.
Riker iniziò a cantare, senza sapere la metà delle parole.
Ryland iniziò ad alzare ed abbassare freneticamente il finestrino, mentre Rocky faceva versi con la bocca, convinto di saper fare beatbox.
Roteai gli occhi, annoiato.
Non vedevo l'ora di arrivare alla festa, per vedere i miei migliori amici e la mia ragazza.

Another Chance || A Raura Fanfic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora