Another Chance || A Raura Fanfic.

Chapter 12.

Mamma ed io eravamo sempre andati d'accordo. Credo di non aver mai litigato con lei. Era sempre stata una madre fantastica. Quando ero piccolo lei e papà avevano fatto tanti sacrifici, per far vivere bene tutti quanti. Così erano riusciti a diventare qualcuno per il mondo.
La mamma faceva sempre di tutto per me. Mi comprava vestiti nuovi, mi aiutava a sistemarmi i capelli, mi accompagnava a scuola e prima di tutto: amava i suoi figli con tutto il cuore. Ero consapevole che lei avrebbe dato tutto per noi, la sua vita compresa.
Non osai nemmeno immaginare come le sue giornate fossero diventate pesanti da quando ero sparito.
Il fatto che fossi scomparso nel nulla doveva distruggerla di tanto in tanto, ma era meglio che lei pensasse questo al posto di avere la certezza che io fossi morto. Aveva ancora la speranza che io potessi ricomparire sotto casa.

Dopo tutto quello che lei aveva fatto per me, non avevo idea di cosa significasse odiare la propria madre...

Laura sbuffò, per la quarta volta, nel giro di due minuti.
"Ciminiera, hai finito?" Le domandai, sfogliando un libro, con fare distratto.
"Stai zitto, Lynch. Devo studiare per un saggio di letteratura. Non ho tempo per le tue stronzate. Tra l'altro il professore ha lasciato i compiti all'interno dell'armadietto della classe, quindi spero vivamente che qualcuno li bruci."
Riflettei sulle sue parole, poi dissi: "Abbiamo un armadietto in classe?"
Lei si voltò verso di me, inarcando un sopracciglio. "Frequenti quel corso da tre anni e lo scopri ora?"
"Non sono mai stato molto attento all'arredamento, eh. Ero più concentrato sulla lezione o sulle ragazze carine del corso." Risposi, ridendo. Sapevo che quando facevo battute del genere lei si alterava, diventato rossa ed iniziava a stare sulla difensiva.
"Sei disgustoso." Mormorò lei, tenendo la testa sollevata con le mani, intenta a leggere.
Finsi di guardarla male, trattenendo un sorriso sornione. Adoravo farla arrabbiare.

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Come al solito accompagnai Laura al college. Io feci un giro per il parco del campus, piuttosto annoiato.
Nell'ultimo periodo Laura mi aspettava vicino ad una delle sue classi, oppure in biblioteca.
Quel giorno, mi schivò del tutto. La chiamai più volte e lei finse di non sentirmi o di non vedermi. Ammisi di esserci rimasto male.
La cercai per buona parte dell'edificio, finché non raggiunsi l'ala est della scuola. Mi bloccai in mezzo al corridoio, facendomi attraversare da alcuni freshman. Riuscii a vedere Laura a fatica, a causa della sua altezza ridotta. Mi alzai in punta di piedi per vederla meglio. Stava parlando con i suoi amici.
Lanciai una veloce occhiata pure a loro. Mi chiesi come facessero ad andare d'accordo; erano totalmente agli antipodi. Dan vestiva solamente di nero, mentre Phil sembrava essersi messo addosso una quantità esorbitante di colori accesi e brillanti.
Laura disse loro qualcosa e Dan rise in modo sguaiato, attirando alcuni sguardi curiosi. Phil, per tutta risposta, colpì Dan sul braccio, senza però abbastanza forza per smuoverlo.
Chissà cos'avrà detto di così divertente?
Subito la mia mente iniziò a farsi dei giri improponibili, sul perché Laura mi avesse evitato. Inizialmente pensai che fosse arrabbiata o girata male per qualcosa, eppure sembrava normale con... loro due.
Una brutta sensazione salì all'altezza della mia gola, attanagliandola. Almeno non avevo bisogno di aria, perché ero certo che il mio respiro sarebbe aumentato.
Tutto ciò non mi piacque comunque, per non so bene quale ragione.
Rimasi a fissare i tre, da lontano, come il peggiore degli stalker.

Lei rideva. Rideva di qualcosa. Non avevo idea di cosa, però la sua risata mi piaceva. Preferivo vederla ridere. Le si illuminavano gli occhi ed era come se le preoccupazioni del giorno non ci fossero più.

Per il resto della giornata mi limitai ad osservarla da lontano. Non lo feci per spiarla, ma per assicurarmi che stesse bene.
Ci stavamo finalmente avvicinando e qualcosa ci aveva allontanati di nuovo.
Faceva male. Faceva male essere allontanati dall'unica persona che era in grado di vedermi.