Il Sole entrava nella stanza, attraverso la finestra. Alla sera né io né Laura avevamo chiuso le persiane ed in quel momento quest'ultima ne stava pagando le conseguenze.
"Perché esiste il Sole al mattino?" Domandò la ragazza, rotolandosi sotto alle coperte, con aria annoiata.
Io sorrisi d'istinto.
Nonostante fosse la persona più intelligente che avessi mai conosciuto, al mattino faceva spesso domande ridicole.
"Bella addormentata, è ora di alzarsi dalle brande." Le dissi, alzandomi dalla cassettiera, per avvicinarmi a lei.
"Ma quindi sono una principessa o sono nell'esercito? Fai pace con il cervello, Lynch." Mi rispose lei, girandosi sul fianco sinistro, per darmi le spalle.
"Puoi fare quello che ti interessa, ma è ora di alzarsi."
"Ma che giorno è, scusa?" Lei si appoggiò con i gomiti contro il materasso, affondando leggermente. Si voltò per guardarmi. Aveva gli occhi socchiusi, i capelli completamente disordinati e le labbra leggermente gonfie.
"Sabato, perché?"
"Coglione, il sabato si sta a casa!" Esclamò lei, lasciando cadere la testa contro il cuscino, sbuffando. Afferro saldamente i bordi della coperta e se la tirò fin sopra alla fronte.
"Ma dai? Non sono certo che tu te ne ricordi, ma sei da tua madre ed oggi è il suo compleanno."
Lei borbottò un'imprecazione e scagliò le coperte verso il fondo del letto, per poi mettersi seduta.Non avevo la minima idea di ciò che sarebbe successo.
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La madre di Laura era rientrata prima dal lavoro, per poter arrivare in tempo per la sua stessa festa.
La mia bella ragazza si stava preparando in camera, perciò mi aveva sbattuto fuori dalla porta, dicendomi chiaramente: "Se ti trovo a sbirciare troverò un modo per farti soffrire fisicamente."
Non avevo idea di dove sarebbero andate a festeggiare, neanche Laura lo sapeva.
Erano già le sette di sera e non c'era nessuno in casa. Sarebbe venuta Vanessa, la sorella di Laura a prenderla, per andare a quello che immaginai potesse essere un locale.
"Quindi tua madre ha speso tutto lo stipendio del mese passato per organizzare la festa?" Domandai incredulo, oltre la porta di legno.
"Già. Non è molto normale. Anzi, per nulla." Rispose Laura, aggiungendo poi una risata sarcastica. "Ha invitato una quarantina di persone. È un'incoerente patentata quella donna."
"Un pochino."
In quel momento sentii la porta scricchiolare sui cardini e mi girai, rivolto verso Laura.
"Sono pronta, puoi entrare." Disse lei, spostandosi prima che potessi guardarla.
La seguii velocemente, per vedere ciò che aveva indosso.
Rimasi stupefatto.
Indossava un vestito! Era un abito nero in pizzo, lungo fino ai piedi. La gonna era formata da sottili balze di pizzo, con sotto del tulle. Il corpino era stretto, con una scollatura a cuore e le spalline andavano ad allargarsi sulla curvatura delle spalle.
I suoi capelli erano raccolti in una treccia a lisca di pesce, che scendeva lungo il lato sinistro del suo collo, posandosi sopra alla clavicola.
Immaginai che avesse indosso dei tacchi, poiché risultò molto più alta."Vanessa ha detto che mi verrà a prendere fra venti minuti." La voce di Laura mi sembrò lontana, siccome ero ancora troppo occupato a guardarla.
Sulle labbra aveva un rossetto color pesca e gli occhi erano contornati da una riga perfetta di eyeliner e le ciglia sembravano ancora più lunghe, grazie a del mascara.
"Okay." Risposi semplicemente, piuttosto distratto.
Lei sospirò e mi fissò con sguardo pieno di tristezza.
"Che succede?" Le domandai, preoccupato. Vederla triste non mi piaceva per niente. Detestavo sapere che fosse sconsolata per qualcosa.
Non era mai bello lasciarla sola con i suoi pensieri. Avevo paura di ciò che sarebbe arrivata a pensare.
"Mia madre si vede con un uomo."
"Oh."
"È un'ipocrita! Per anni ha continuato a dire che non ne avrebbe più voluto sapere di uscire con qualcuno, dopo la delusione che si era dimostrato mio padre e... ed ora si vede con uno!" Esclamò Laura, con fare incazzato. Le sue mani tremarono e lei serrò gli occhi, per poi riaprirli di colpo. "A te non sembra un atteggiamento da falsi?! Sia il suo, che quello di mio padre? Non ne volevano più sapere di amare ed ora si vedono ancora con altre persone?"
"Magari hanno solo provato a dare un'altra possibilità all'amore." Provai a dire, per alleggerire la tensione, ma non servì a nulla. Lei era accecata dalla rabbia.
"Che senso ha?! Hanno già visto che l'amore è una merda! Non esiste il vero amore. Non esiste l'amore dei libri. Perché la vita di tutti i giorni non è un libro! Non arriverà l'amore della tua vita a toglierti dalla miseria! Solo tu puoi fare qualcosa per migliorare la tua vita. Perché se proprio vuoi stare con una persona, te la scegli con cura, non per cura. Non stai con una persona solo per riparare qualcosa."
"Chi ti dice che tua madre non ami quell'uomo?" Le chiesi, onestamente interessato.
Lei scosse la testa e riprese a parlare, con voce più acuta del normale. "Lei non è in grado di amare nessuno a parte se stessa. Per il suo compleanno ha fatto tanti sacrifici. Non per me. Mia madre non è stata in grado di amare mio padre e viceversa. Mia madre ha solo paura di restare sola un giorno." Sputò lei, con cattiveria. Dove serbasse tutto questo rancore non ne avevo idea. Sapevo che sua madre l'avesse fatta soffrire, ma non fino al punto di farsi odiare. Certo non avrei dovuto dire nulla, perché al dolore ognuno reagisce in modo proprio.
"Magari questa volta vuole..."
"No! Non provare a difenderla!" Mi attaccò Laura, con sguardo glaciale. "Tu non sai come stanno le cose! È meglio non amare mai che rischiare di perdere tutto!"
"Ti sbagli." Dissi fermamente, facendo un passo verso di lei. "È meglio amare e perdere, che non amare mai. Fidati."
"Io non ho intenzione di affezionarmi a qualcuno, per poi essere dimenticata. Quello è il brutto dell'amore. Non sai mai quanto potrà amarti l'altra persona. Certe persone che si trovano non sono destinate a stare insieme, mentre altre che non hanno avuto l'occasione di incontrarsi sarebbero stati perfetti insieme."
"Lo dici con risentimento."
"Vuoi la verità? Nessuno ha mai dimostrato amore o affetto nei miei confronti, cosa dovrei fare?!"
"Sai perché? Perché tu escludi tutti dalla tua cazzo di vita!" Alzai la voce a mia volta, sconvolto per il fatto che stessimo litigando proprio di questo.
"Cosa vuoi dire?"
"Ti escludi ed escludi gli altri! Non vuoi che nessuno ti si avvicini! Come fa la gente ad amarti, se non dai neanche loro l'opportunità di conoscerti?"
"Perché non voglio essere amata per poi essere lasciata! Non voglio essere un semplice ricordo nella vita di qualcuno che ho amato. Voglio essere una presenza! Io voglio esserci nella vita della persona che amo, ma sono certa che non accadrà!"
"Hai paura di innamorarti..." Realizzai finalmente. Non avevo mai colto i segnali nel suo modo di muoversi, di comportarsi. Ma in quel momento capii. Aveva paura di amare e di non essere ricambiata.
La fissai intensamente negli occhi e lei sostenne il mio sguardo.
"Forse sì! L'amore è una fregatura! Ti fa soffrire e basta! Guarda la mia famiglia che fine ha fatto!"
"Non tutte le famiglie fanno una fine simile! Il tuo caso è l'estremo esempio!"
"Ma può succedere! E chi ti assicura che non accadrà anche a me? Metti il caso: la persona che amo realizza di non amarmi più! O di non avermi mai amata e di essersi solo lontanamente avvicinato all'amore?"
Ormai la sua voce era un grido pieno di dolore e paura, in una casa fin troppo silenziosa.
Il mio tono era uguale al suo. Non riuscii nemmeno a credere a ciò che mi stava dicendo.
"L'amore non funziona così! L'amore è dolore, ma è anche felicità. L'amore è come la vita e la vita non è solo rosa e fiori. C'è la sofferenza, perché senza non ci sarebbe la gioia. Non puoi pretendere di non ricevere una batosta in amore alla tua età! È normalissimo."
"Detto da te..."
"Per tua informazione, non ho più la possibilità di amare qualcuno! Sono bloccato qui, da settimane. Potrei rimanerci per sempre, senza poter mai incontrare la mia anima gemella o una qualsiasi altra persona!" Esclamai, incazzandomi del suo atteggiamento. La sua famiglia era una merda, ma lei almeno aveva una vita. Poteva respirare, poteva dormire. Poteva fare tutto ciò che io non ero più in grado di fare.
"Mi dispiace per la tua situazione, va bene? Ma non è che..."
La interruppi ancora, passandomi una mano tra i miei stupidi capelli: "Anche a me dispiace che quell'auto mi abbia investito!" Sbottai.
"Cosa?" Mi chiese lei, sorpresa. Non le avevo mai rivelato come fossi morto e sicuramente, saperlo in una discussione del genere, non doveva essere stato facile da capire neanche per lei.
"Una cazzo di macchina mi ha investito e sono morto sul colpo. Sono morto da solo, sotto la pioggia, al buio! Non ho mai potuto salutare la mia famiglia ed è da allora che non li vedo più! Io amavo vivere, lo sai? Allora inizia a farlo anche tu!" Le dissi, gesticolando.
La nostre grida rimbombarono per la casa vuota e sicuramente i vicini avrebbero sentito sola la voce della ragazza, prendendola per una squinternata che gridava da sola.
"Guarda che io sto vivendo! Non ho bisogno di essere ricca o di essere circondata da sfarzi, come lo eri tu!"
"Non esci mai! Ti vedi una volta ogni tanto con i tuoi amici. Non c'è niente di male a stare in casa, ma dovresti iniziare ad inseguire le tue passioni e realizzare i tuoi sogni. Solo così vivrai veramente! Smettila di esistere e basta. Smettila di essere solo un nome all'anagrafe ed un volto per le strade!"
"A volte i sogni sono irraggiungibili, Lynch! Nel caso tu non lo sapessi, io tengo ai miei amici, nonostante non li veda tutti i giorni!"
Emisi una risata sarcastica e la guardai truce. Lei stava respirando velocemente, per tenere dietro al suo tono di voce... cosa che io non dovevo fare. I suoi occhi erano accesi di rabbia, forse come i miei.
"Sai cosa? Mi sono rotto il cazzo. Non ti sopporto più con questo tuo atteggiamento. Forse non sei te che respingi le persone. Sono loro che se ne vanno per non aver a che fare con una persona come te." Sputai a mia volta, con acidità, senza pesare le parole che le rivolsi.
Lei strinse le labbra in una linea sottile e si limitò a fissarmi.
"Vaffanculo." Aggiunsi, come una persona matura.
Mi incamminai verso la porta d'entrata, con passo spedito.
"Dove vai?!" Mi urlò Laura, inseguendomi.
"Da un'altra parte!" Risposi a tono. Passai attraverso la porta e mi incamminai per la strada. Mi voltai, per assicurarmi che lei non mi stesse seguendo. La porta era ancora chiusa, il giardino vuoto. Lei era rimasta in casa.//
"Sai, questa è la goccia che ha fatto traboccare il vaso!" Esclamai, tirando un calcio a quella schifosa aiuola, che continuava a muoversi, a causa del vento.
"Giovanotto, quella costa!" Bert mi afferrò per il braccio e mi trascinò via, camminando lungo il viottolo, diretti verso la veranda.
"Siete strani voi due, onestamente." Disse l'uomo, sorridendomi.
"Quella ragazza mi fa impazzire! Detesta l'amore, capisci?! Chi detesta l'amore?! Non ha neanche provato a dargli una possibilità e lo rinnega subito."
Alzai la testa verso il cielo, vedendo il Sole ancora alto. Il tempo qui scorreva in modo diverso. Probabilmente nel mondo reale doveva essere già buio da un po'.
Mi mancava avere la concezione del tempo che scorreva. Per me le ore, i minuti ed i secondi non esistevano più, così come i giorni. Era tutto uguale.
Avrei voluto che quella non fosse la fine di me stesso, di tutte le cose che avrei potuto essere.
"Sembrate una coppia di sposini." Mi canzonò Bert, con un sorriso beffardo.
"Bert, taci." Protestai, prendendomi il viso fra le mani. "Onestamente, non credo di riuscire ad aiutarla..." Ammisi, con tristezza.
"Che vuoi dire?"
"Non riesco a farla aprire più di tanto. Ha troppi muri per tenersi al sicuro e non so più cosa fare. Mi sembra tutto impossibile o inutile con lei. Non riavrò mai indietro la mia vita..."
L'uomo si voltò a guardarmi, con un'espressione pensierosa. Sulla sua fronte si crearono delle rughe di espressione, poiché corrucciò le sopracciglia.
"Devo mostrarti una cosa, vieni." Disse, con fare sbrigativo. Iniziò a camminare, diretto alla villa. Il suo passo era piuttosto veloce ed inizialmente fui costretto a correre per stargli dietro. Riuscii ad affiancarlo e gli lanciai uno sguardo confuso.Ci avvicinammo alla porta d'entrata della villa e lui afferrò una delle maniglie dei battenti e la spinse. Le porte si aprirono con un cigolìo inquietante ed una spessa coltre di polvere si sollevò da esse.
Bert si guardò alle spalle velocemente, poi mi fece un cenno con la testa verso l'interno dell'abitazione, facendomi intendere di entrare. Lo feci subito e lui richiuse le porte.
"Ma non avevi detto che era vietato per noi entrare qui?" Gli chiesi, seguendolo lungo uno stretto corridoio.
Il legno era vecchio e polveroso. Gli stipiti delle porte erano coperti da ragnatele. I nostri passi fortunatamente non potevano sentirsi contro il pavimento - oserei dire per fortuna -.
Raggiungemmo una stanza piuttosto larga, alla fine del corridoio. La parete davanti a noi aveva delle finestre che davano su un lato del giardino che non avevo mai visto. Esse erano alte dal pavimento al soffitto e davano un'ottima visuale di un lago. Tutto intorno ad esso vi erano dei salici piangenti, piuttosto vecchi.
Mi guardai intorno, percorrendo con lo sguardo al stanza. Vi era della mobilia coperta da teli bianchi e tutto era come nascosto da vari centimetri di polvere.
Bert riprese a camminare verso il centro della stanza ed io sostenni il suo passo.
Lui si fermò davanti a qualcosa, coperto da uno dei teli. Lui controllò con circospezione che non ci fosse nessuno ed afferrò il lembo di tessuto, tirandolo via con un gesto veloce. Così facendo scoprì ciò che si trovava sotto di esso.~Angolo autrice:
Well shits went down.
I Raura hanno un litigio vero e proprio! Shook.
Perdonatemi tanto per questi aggiornamenti rari, ma sono occupata da far schifo... inoltre non ho toccato quasi per niente le bozze, per vari motivi e sono veramente indecisa se continuare a pubblicare cose :(
Ancora non so se smetterò o andrò avanti, vedrò anche nei prossimi giorni.Come sempre, grazie mille per leggere Another Chance ^-^
Votate e commentate ;)~
Ellingtons-wife
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Another Chance || A Raura Fanfic.
FanfictionTrue love comes from more than just the heart. ~ "Ti prego, dammi un'altra possibilità!" "Perché so che perderti è peggio della morte."