Entrambi fissammo con sguardo confuso l'auto del padre di Laura, che era ben parcheggiata nel vialetto di casa.
Ero certo che significasse qualcosa e, a quanto pare, Laura la pensava al mio stesso modo.
Riuscii a percepire lo sconforto ed il disagio che Laura emanava. Sembrava nervosa e per nulla contenta dal sapere che suo padre era a casa. Potevo intuire il perché. Suo padre aveva rovinato il senso della parola 'casa' a Laura. Averlo intorno doveva riportarle in mente i ricordi delle sgridate dei suoi genitori e doveva soffrire solo a vederlo.
Non avevo mai visto il padre di Laura, eppure non mi piaceva. Non mi piaceva suo padre, per il semplice fatto che l'aveva fatta soffrire.
Lo sconforto di Laura crebbe, non appena fummo più vicini alla casa.
La vidi estrarre le chiavi e con una mano alquanto tremante le inserì nella toppa della porta.
Entrammo in casa e la ragazza chiuse lentamente la porta, tenendo la testa bassa.
Laura si girò verso la cucina ed io la imitai.
Su uno degli sgabelli vi era seduto un uomo. Era basso, con i capelli brizzolati ed un paio di occhiali quadrati sul ponte del naso. Stava leggendo distrattamente un giorale, sfogliando le pagine con noia.
La castana rimase ferma e la vidi iniziare a tremare leggermente. Aspettò che suo padre la notasse.
Lui si accorse della sua presenza, dopo qualche secondo. Ripiegò il giornale e le sorrise. Capii subito che il sorriso era tirato e forse più di circostanza, che di effettiva gioia.
"Ciao tesoro! Come stai?" Le domandò l'uomo, alzandosi dallo sgabello, per andarle incontro.
I due si abbracciarono per pochissimi istanti e Laura a malapena ricambiò.
"Cosa fai a casa?" La ragazza neanche rispose, si limitò a fare quella domanda.
L'uomo si alzò gli occhiali, afferrandoli con la mano destra; si passò l'altra sul viso, per poi stringere con il pollice e l'indice il ponte del naso.
"Devi andare da tua madre."
"Cosa?" La voce di Laura non era stata così fredda neanche con me. Lei sembrava sempre più adirata ogni minuto che passava.
Suo padre fece avanti ed indietro, lungo la cucina, un paio di volte. Si fermò e poi sospirò.
"Ha chiamato tua madre. È il suo compleanno domani e vorrebbe che tu andassi da lei."
"Non ho un regalo." Rispose Laura, come se potesse essere una scusa per farla restare a casa.
"Lei non vuole un regalo, vuole che tu vada da lei. Devi restare lì solo tre giorni. Sono tre mesi che non vai da tua madre, sai che lei ha piacere di stare con te e che..."
"Certo, come no." Lo interruppe lei, sospirando pesantemente. "Vado a preparare la borsa. L'unica cosa che voglio è terminare questa conversazione."
"Tesoro..." Laura si scostò, quando suo padre cercò di abbracciarla e lei si avviò verso le scale. Entrò in camera sua, sbattendo la porta ed io la inseguii, cadendo attraverso la porta.
Se avessi potuto sentire dolore, credo che mi sarei spaccato il ginocchio. Mi rialzai in fretta e vidi che Laura stava già aprendo le ante dell'armadio.
"Certo, come se a quella interessasse." Borbottò lei, adirata.
Appoggiò una borsa piuttosto grande sul letto ed aprì la cerniera.
"Vuoi una mano?" Le domandai, avvicinandomi alla ragazza. Lei mi scoccò un'occhiata glaciale, che mi fece indietreggiare.
Mi appoggiai contro il muro e mi limitai a guardarla.
Laura era in piedi davanti all'armadio aperto, mentre valutava quali vestiti portarsi.
Tirò fuori due paia di skinny jeans - uno nero ed uno blu - e li buttò in borsa, senza neanche controllare di averla centrata. Prese una maglia, seguita poi da una giacca leggera. Afferrò una gruccia con un vestito e lo fissò per un po'. Non riuscii a vederlo, a causa delle ante dell'armadio. Vidi solo del tulle svolazzare, per poi precipitare nella valigia improvvisata.Non avevo mai visto Laura così furente. Sembrava una bomba ad orologeria, pronta a scoppiare. Le sue guance erano tinte di rosso e la sua mascella era serrata. Conoscendola, si era morsa la lingua, per non dire niente.
Aprì il suo cassetto con la biancheria e prese alcuni dei suoi reggiseni, per metterli via. Okay, era grave. Era così arrabbiata, che non le importava neanche che io stessi vedendo la sua biancheria.
Prese un paio di converse bianche e le mise in un sacchetto nero di stoffa. Aggiunse poi un paio di tacchi ed infilò tutto nella borsa.
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Another Chance || A Raura Fanfic.
FanfictionTrue love comes from more than just the heart. ~ "Ti prego, dammi un'altra possibilità!" "Perché so che perderti è peggio della morte."