Camminai lungo il selciato, con passo spedito. Il vento soffiava forte contro le cime degli alberi, facendo precipitare al suolo una moltitudine di fiori, colorando il prato.
Varie piante stavano sbocciando rigogliose, mostrando piccoli e grandi petali, che andavano dal giallo al rosso, dal rosa al viola, dall'azzurro al bianco.
Era tutto colorato e pieno di vita. In mezzo a tutti ciò camminavo io, l'esatto opposto. Spento e privo di vita.
La mia mascella era serrata e l'ansia stava risalendo veloce dentro di me. La mia testa era offuscata da una nebbia intensa, che mi impediva di formulare pensieri sensati.
Il posto sarebbe stato un vero e proprio paradiso terrestre, escludendo quella maledettissima coppia di anziani sclerati."Ho un problema." Dissi, quando raggiunsi l'uomo che stava sorseggiando il niente da una maledettissima tazzina da té, su quella maledettissima sedia da giardino, in questo maledettissimo posto.
Lui alzò lo sguardo dal suo giornale e mi osservò, confuso. "Oh Ross! Qual buon vento ti porta qui?"
"Bert, sono nella merda!"
Lui roteò gli occhi, riponendo il solito giornale sul tavolino davanti a sé, lanciandomi uno sguardo annoiato. "I termini, ragazzo."
"Ho un problema. Sta succedendo qualcosa che non mi piace per nulla e non so perché, né come fermarlo." Spiegai, velocemente.
"Cioè?" Chiese lui, avvicinandosi nuovamente la tazzina alla bocca, per bere il niente.
"Ero al college e siccome ero un giocatore di hockey ho vinto molti trofei. Nelle targhette però non c'è più il mio nome e..." Mi fermai, lanciandogli uno sguardo truce. "Appoggia quella schifo di tazzina! Non puoi bere! E tra l'altro è vuota!"
"Ragazzo, il tuo caratteraccio è rimasto, anche dopo un mese?" Lui sembrò sull'orlo di mandarmi in quel posto, ma si limitò a posare a che la tazzina e prese ad osservarmi, incrociando le mani sopra al ventre.
"Stavo dicendo... il mio nome è sparito dalle targhette ed io non compaio più nelle foto! Al posto mio c'è un altro ragazzo!" Esclamai, disperato. Solo allora mi accorsi che Bert era intento ad osservare un punto lontano, con un'espressione corrucciata in viso. L'uomo annuì a se stesso, un paio di volte, poi emise una sottospecie di sospiro.
"Tu e la ragazza."
"Chi?"
"Laura." Disse il suo nome in modo strano, quasi come se provasse antipatia nei suoi confronti.
"Cosa c'entra lei?" Domandai, sulla difensiva. Non mi piaceva il modo in cui aveva parlato, soprattutto di lei.
"State legando, non è così? Tu le hai raccontato qualcosa di tuo, molto personale e lei di suo?" Io annuii, senza comprendere il perché di quelle domande retoriche. "Tu ti stai legando a lei e lei è ciò che hai trovato con la morte. Questa cosa ti sta facendo lentamente allontanare dalle cose che ti riguardavano nella vita terrena."
"N-non..." La mia voce tremò appena. Lo sguardo di Bert non mi piacque per nulla ed ero spaventato a sentire il continuo.
"Legandoti a qualcosa che riguarda in un qualche modo la tua morte, le cose terrene si eliminano pian piano, come se non fossero mai esistite." Spiegò lui, strofinandosi il ponte del naso, tra il pollice e l'indice. "Questo vuol dire che più tu ti affezioni e ti leghi a Laura, più la tua presenza sul mondo terreno si affievolisce."
"Vuoi dire... se io mi lego a Laura, io non sarò mai esistito?"
"Esattamente."//
Avevo la brutta abitudine di tenere alle cose che non facevano altro che uccidermi.
Tenevo a cose che non sarebbero mai potute essere mie, a cose lontane, irraggiungibili.La pioggia cadeva pesante, in un temporale primaverile. Il cielo era scuro da tante ore e le nubi sempre più grigie.
Avevo gli avambracci appoggiati contro la ringhiera d'acciaio di un vecchio ponte, poco fuori Denver. Sotto di esso scorreva un torrente impetuoso, creando dei mulinelli d'acqua. Il riverbero era così forte da sentirsi fino a dove mi trovavo io.
Mi ricordava molto la notte in cui la mia vita era stata spezzata, come se niente fosse.
Ero morto e pian piano ogni traccia di me stava sparendo. La mia paura più profonda si stava avverando. Presto sarebbe stato come se io non fossi mai esistito.
Il pensiero distrusse anche l'ultimo briciolo di razionalità rimasto, così alzai la testa, lanciando un grido di frustrazione, colpendo l'acciaio con una mano. Niente. Nessuna fitta di dolore, niente di niente.
"Vaffanculo!" Urlai, riferito a non so chi.
Ero stanco di questa situazione. La odiavo. Volevo tornare ad essere umano, ad essere vivo. Rivolevo la mia vita, com'era prima. La mia famiglia, i miei successi a scuola, le mie abitudini.
Non era giusto. Non lo era per niente.
Perché la morte arrivava silenziosa, come una tempesta e solo dopo essersi scatenata portava scompiglio.
Dicevano tutti quanti che la morte faceva soffrire i vivi e non coloro che dipartivano. In questa situazione, l'unico a soffrire per la mia scomparsa ero io. Perché presto non sarei stato neanche più un ricordo, una vecchia presenza o un viso che ti sembrava di aver visto sull'annuario. Non sarei più stato nulla.
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Another Chance || A Raura Fanfic.
Fiksi PenggemarTrue love comes from more than just the heart. ~ "Ti prego, dammi un'altra possibilità!" "Perché so che perderti è peggio della morte."