Chapter 06.

332 37 77
                                    

Quando ti dicono di tenere duro, chiudere gli occhi ed affrontare le cose, perché tanto il dolore finirà... come bisogna reagire?
Non mi ero mai trovato in una situazione simile.
Avevo tutto, ripetevo a me stesso, senza accorgermi di non avere nulla.
I miei 'migliori amici' mi avevano sempre pugnalato alle spalle.
La mia ragazza non era neanche interessata a me; almeno non sentimentalmente.
Avevo avuto altre fidanzate, ma nessuna di esse aveva mai lasciato un segno nella mia vita. Era come se fossero state delle persone che mi era capitato di incrociare per strada e niente altro.
Certo, avevo la mia famiglia, ma a cosa serviva se non potevo neanche più far parte di essa?

Ero solo io, bloccato in un posto che non mi apparteneva più - o forse, al quale io non appartenevo più -, con la ragazza più inavvicinabile del mondo.

Laura Marano era un osso duro. Provavi a fare amicizia, a legare con lei e non faceva altro che respingerti.
Al college parlava con tante persone, ma non la vedevo mai uscire con degli amici. Dubitavo persino li avesse.

"Dovrai stare seduto lì ancora a lungo?" Mi domandò, alzando lo sguardo dal suo libro di testo.
Solo allora notai i grossi occhiali poggiati sul ponte del naso, che torreggiavano sul suo viso minuto.
Scrollai le spalle, rispondendo: "Non che abbia molto da fare."
"Perché non giochi a carte con Dio? Così magari mi lasci concentrare per l'esame."
"Il Grande Capo è molto permaloso e sta molto sulle sue. Bert gli ha parlato una volta ed ha detto che non assomiglia per niente a come ce lo immaginiamo noi." Spiegai, afferrando alcuni pelucchi del tappetto e rigirandoli nei polpastrelli delle dita. La superficie - che doveva sicuramente essere ruvida - non mi solleticò i polpastrelli, come al solito.
"Davvero?" Lei abbassò il libro, guardandomi. "E com'è Dio?"
"Non gli è stato concesso di dirlo. Ha detto solo che sembrava un tipo... interessante."
"Accidenti, ora sono curiosa." Borbottò Laura, sistemandosi la manica della maglia del pigiama. Quella fu la prima conversazione in tono pacato che mi capitò di avere con lei.
"Già, anche io. Però mi ha rivelato che Dio ha un tatuaggio sulla spalla!"
"Nooo!" Esclamò Laura, facendo scivolare il libro di lato. "Ho assolutamente voglia di vederlo! Magari Dio ha l'aspetto di un metallaro! Sai, con capelli lunghi e vestiti di pelle! Magari pure con la maglia dei Megadeth." Disse lei, ridendo.
Scoppiai a ridere anche io, in modo molto più rumoroso di quando ero in vita. La risata eruppe dalla mia gola, sonora ed intensa, senza mai spezzarsi. L'unico lato positivo del non respirare era che potevo ridere quanto io volessi, senza dover riprendere fiato.
"Non ti facevo tipa che conosce i Megadeth." Buttai lì, piacevolmente sorpreso.
"Uhm... scherzi vero? Io ascolto ogni genere di musica, praticamente. Dai Metallica ai Queen. Da Bach ai Muse."
"Woah. È ammirevole la cosa. Hai un genere musicale preferito?"
"Il classic rock, sicuramente. Anche se il pop-punk non mi dispiace. Il tuo?"
"Adoro il rock in generale."

Così ci lanciammo in un'intensa discussione sulla musica. Lei mi raccontò di come un suo amico la introdusse in generi musicale come il punk e l'emo, a gruppi come gli All Time Low ed i My Chemical Romance, fino ai Fall Out Boy ed i Muse.
Io le raccontai di essere un grande fan degli All Time Low e dei Walk The Moon.
Ci scambiammo storie di varie avventure vissute ai concerti.

"...e quindi il cantante si è lanciato sulla folla, ma nessuno lo ha preso." Spiegai, raccontando ciò che era successo al concerto dei Neon Trees.
Laura scoppiò a ridere, stendosi sul letto, in modo scomposto. Si passò l'indice sotto all'occhio, per bloccare le lacrime.
"E poi?" Riuscì a dire, continuando a ridere.
"Dovettero sospendere il concerto, poiché si era fatto male ad una spalla. Per fortuna non era niente di grave ed il concerto stava comunque finendo. Così mia sorella ed io..." Mi bloccai, ripensando a Rydel. Erano giorni che non la vedevo e quello era uno dei ricordi più belli che avevo con lei: era da poco diventata maggiorenne ed insieme comprammo i biglietti per i Neon Trees. Io avevo ancora quindici anni e fu il mio primo concerto. Ci accompagnarono i nostri genitori ed arrivammo là prestissimo e riuscimmo ad accaparrarci una delle prime file, dalla quale si vedeva benissimo.
Ricordo di essermi divertito tantissimo e di come mia sorella riuscì a fare quella responsabile, senza risultare stressante.
Ripensai al sorriso della mia Delly ed a quanto mi mancasse.
"E?" Fu Laura a risvegliarmi dal mio stato di trance. Dovevo essermi sicuramente perso nei miei pensieri, così scossi appena la testa, per non varlo notare.
"...e lasciammo il posto. Ci fermammo nel nostro chiosco preferito, nel quale potevi crearti da solo il tuo gelato. Dopo di che chiamammo i nostri genitori per farci venire a prendere."
Puntai lo sguardo su Laura e notai che lei non stava più ridendo. Doveva sicuramente aver realizzato, in un qualche modo, quanto mi mancasse mia sorella; in generale quanto mi mancasse la mia famiglia.
"Uhm..." Lei si mise a sedere, stringendo l'orlo dei pantaloni del pigiama, con sguardo serioso. "Ehm... la tua famiglia... loro non... non sanno che tu..."
"Non proprio." Non la lasciai terminare, poiché era doloroso anche solo sentirlo. "Loro credono che io sia sparito o che mi abbiano rapito. Non sanno che sono morto. Il mio corpo è sparito dal luogo dell'incidente."
"Cosa? Perché?"
"Non ne ho idea. Bert non può rivelarmelo. Quindi..."
"Oh." Si limitò a dire lei, insicura su che altro aggiungere.

Another Chance || A Raura Fanfic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora