Chapter 04.

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Passai la notte a girare per la città, senza una meta.
Non sapevo dove andare e cosa fare.

Mi sentivo letteralmente come un fantasma. Un'anima persa, a metà fra il paradiso e l'inferno.
Perché la Terra era esattamente questo. La metà perfetta fra il paradiso e l'inferno.
La Terra era un posto pieno di pace e guerra. Di amore e dolore. Di felicità e disperazione.
Io, in quel momento, non appartenevo a nessuno dei tre. Non ero destinato al paradiso, poiché secondo Bert la mia vita non era stata 'pura'. Non appartenevo all'inferno, siccome non avevo commesso dei peccati così grandi. In fine, non appartenevo neanche alla Terra, perché non facevo ciò che facevano tutti gli altri. Non vivevo.
Esattamente come quei pensieri depressi che ti colpivano alle due di notte, arrivai a chiedermi: 'Ero mai vissuto per davvero? Oppure ero semplicemente esistito?'.
Avrei voluto lasciare un segno e, morendo, l'unica cosa che avevo lasciato era dolore nelle vite di coloro che mi volevano bene.

Arrivai a casa Marano, puntuale come una tassa.
Entrai direttamente in camera di Laura.
Lei era ancora addormentata sotto alle coperte, con il lato destro del viso schiacciato contro il cuscino. Aveva una matassa informe di capelli, tutti annodati di fronte al viso.
Notai la sua sveglia, che segnava le 06:49.
Sembrava così tranquilla. Così decisi di svegliarla.

"Hey bella addormentata, devi svegliarti per andare a scuola." Dissi, scuotendole le spalla.
Lei sbadiglio, spalancando la bocca con tutta la finezza del mondo - sarcasmo - ed afferrò le coperte, tirandosele fino al naso.
"Non ignorarmi!"
"Ancora cinque minuti, papà."
"Non sono tuo padre e se fosse un'offerta a sfondo sessuale mi starebbe anche bene." Risposi, aspettando la sua reazione.
Lei sgranò gli occhi di colpo, poggiandosi sul gomito destro. Puntò lo sguardo su di me e lanciò un grido. Io feci lo stesso, spaventato dalla sua reazione.
"Oddio... sei reale allora? Ed io che speravo che fosse tutto un sogno." Borbottò, stropicciandosi gli occhi.
"Desideriamo la stessa cosa, Marano. ED ALZATI DA QUEL LETTO!" Esclamai, afferrando il suo piumino adorato e scaraventandolo sul fondo del letto, scoprendola del tutto.
Lei mi lanciò un'occhiataccia e si mise a sedere sul letto, stiracchiandosi.
Alzai gli occhi al cielo e mi sedetti sulla sua scrivania, accavallando le gambe. Alla mia destra trovai il suo libro di biologia, lo afferrai ed iniziai a sfogliarlo.
Lei, nel frattempo, aveva indossato delle ciabatte bianche, a forma di coniglietto e si era avviata verso l'armadio, per prendere dei vestiti.

"Su che cos'hai il test, oggi?" Le domandai, osservando il libro con aria confusa. Lei chiuse l'anta dell'armadio, con una manata e si avviò verso il bagno, con le braccia colme di vestiti.
"Genetica."
"Vuoi che ti suggerisca le risposte?"
"No! Sono capace di svolgere una verifica da sola, onestamente. Ma grazie della non gradita offerta." Rispose lei oltraggiata, come se le avessi proposto di andare a bruciare gli insegnanti.
"Io avrei pagato per avere qualcuno che mi suggerisse le risposte."
"Tu." Sottolineò la ragazza, entrando nel bagno e chiudendo la porta con violenza.

Beh, facevamo miglioramenti!

Io rimasi appoggiato sulla sua scrivania con aria annoiata. Non feci altro che guardarmi intorno ed osservare pigramente la sua stanza.

La porta del bagno si aprì con uno scricchiolio, mostrando la figura di Laura, vestita e pronta per andare a scuola. Yay!
Indossava un vestito a bianchi, con fiori rosa ed azzurri, che le arrivava al ginocchio. Sotto di esso aveva delle calze, che le coprivano le gambe.
Intorno alla vita aveva una cinturina argentata, che le stringeva la gonna del vestito. Le spalline erano corte e le coprivano appena le spalle.
Aveva i capelli ben sistemati, che le ricadevano lungo le spalle.
Si avvicinò al letto e ripose il pigiama dietro al cuscino.
Fece una serie di azioni veloci, quasi tutte insieme. Prese un cardigan beige pesante dall'appendino dietro alla porta e lo indossò. Si avvicinò alla scrivania ed aprì uno dei cassetti, dal quale tirò fuori una scatolina di velluto rosso. Aprì il piccolo coperchio e ne tirò fuori una collana color oro, con una piccola freccia attaccata. Se la legò al collo e ripose la scatolina all'interno del mobile.
Afferrò la borsa e se la caricò sulla spalla, per poi lasciare la camera.
Io mi risvegliai dal mio stato di trance e la seguii lungo le scale.

Another Chance || A Raura Fanfic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora