Capitolo 5

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Era il giorno del compleanno di Shinichi. E, fortunatamente per Ran, che aveva svegliato Conan e Goro prestissimo per mandarli a comprare le decorazioni per la torta, la giornata iniziò col sole alto nel cielo. Ogni anno era Ran a ricordare a Shinichi del suo compleanno perché lui non ci faceva per niente caso. Sarebbe invecchiato senza accorgersene...anche se era ringiovanito. Shinichi uscì di casa con Goro, un po' preoccupato. Anche se era il suo compleanno Shinichi non sprizzava allegria da tutti i pori: Ran lo aspettava quel giorno e lui l'avrebbe di nuovo lasciata su due piedi come sempre. Dopo tutto il lavoro e la fatica a preparare la torta ed altro, sarebbe rimasta delusa e avrebbe di nuovo dubitato dei sentimenti di Shinichi.
Quella mattina Conan provò con varie scuse a convincerla a non fare la torta: "Ran forse ho la febbre!" "Ran forse dobbiamo andare con tuo padre per un caso!". Le disse persino che avevano preso Goro sulla testa con un vaso per sbaglio e provò a rompere le cose che avevano comprato facendosi sgridare. Ma tutte queste scuse furono inutili, Ran era testarda, irremovibile.

Conan e Goro erano tornati e avevano dato a Ran tutto quello che le serviva. La karateka aveva organizzato anche una festa a sorpresa a Shinichi con tanto di invitati. Infatti quella sera sarebbero venuti Sonoko, Kazuha, Heiji e alcuni altri ragazzi della loro classe. Ran aveva ordinato a Conan anche di addobbare il salone con palloncini, festoni e tutto il resto. Magari pensò fossero un po' infantili, ma voleva che fosse una festa che gli ricordasse come erano contenti una volta e come lo sarebbero stati di nuovo. Lui ovviamente aveva preferito tentare di nuovo a fermarla dicendole che magari a Shinichi non sarebbero piaciuti. Naturalmente non era così, ma era un ultimo tentativo da fare.
-Conan oggi mi sembri un gran guasta feste. Si può sapere che ti prende? È il compleanno di Shinichi e tu che lo adori ti comporti così...mah!-
Lui abbassò la testa borbottando  un debole "scusa". Aveva detto appena una settimana prima al dottor Agasa che non voleva più vederla piangere e, invece, stava per accadere di nuovo. Non sapeva cosa fare e ,per questo, decise di chiamarla prima che gli invitati arrivassero per spiegarle che non sarebbe venuto, in questo modo non avrebbe più preparato nulla. Scese in strada, perché a casa c'era Ran euforica che andava girovagando, prese papillon e telefono e compose il numero in modo titubante. Esitò prima di far partire la chiamata...e se lei avesse pianto al telefono lui come avrebbe potuto rincuorarla? Avrebbe di nuovo sopportato sentirla piangere a causa sua? Ma alla fine si decise e la chiamò, sapendo che non c'erano altre opzioni possibili. Rispose dopo un bel po' di squilli dato che era molto indaffarata.
-Ciao Shinichi! Auguri di buon compleanno tesoro mio! Scusa se non ti ho risposto, ma sto sistemando delle cose e sto cercando quel marmocchio di Conan che è sparito come al solito!-
-Senti Ran, grazie per gli auguri ma...-
Ran notò subito che nella voce di Shinichi c'era poco entusiasmo da compleanno. Avevano già iniziato a tremarle le mani immaginando quello che il detective le stava per dire. Ma lei preferì precederlo, forse per attutire un po' il colpo.
-Che hai Shinichi? Perché quel tono di voce?-
-Conan mi ha detto della festa a sorpresa e volevo dirti di non preparare nulla perché...-
-Perché tu non ci sar-sarai, vero Shi-Shinichi?-
Shinichi sentì subito i singhiozzi soffocati di Ran al telefono. "Coglione l'hai fatta piangere di nuovo!" pensò Shinichi, mentre si istigava al suicidio. Si fece prendere un po' dal panico, ma cerco ugualmente di tranquillizzarla e di scusarsi.
-Ran ascoltami...-
Non continuò perché i bip provenienti dal cellulare gli fecero apprendere che Ran gli aveva chiuso il telefono in faccia. Posò subito papillon e tutto e istintivamente salì correndo per le scale. Ran era in cucina appoggiata al bancone con davanti la torta. Non piangeva, anzi quando notò Conan gli sorrise, ma Shinichi un sorriso così triste non l'aveva mai visto in vita sua, a parte i suoi stessi quando vedeva Ran in quello stato. Più che un sorriso triste era un sorriso ferito....ferito ormai così tante volte che non voleva più guarire. Era un giorno ferito che non voleva guarire mai.

Conan preferì non stare lì con lei e decise di stare dietro la porta per controllarla. Lei restò lì, davanti la sua torta. La guardava, ammirava. Come se quella torta fosse il suo Shin. La dolce torta di Ran diventò pian piano salata, bagnata dalle sue lacrime. 
-Ran smettila di piangere per lui, ti prego smettila-
Ran sussurrava a se stessa quelle parole. Non le disse nella sua mente perchè magari sarebbero state meno convincenti. Conan le aveva sentite da dietro la porta e purtroppo stavolta non poteva farci nulla e decise semplicemente di andare a letto dopo una lunga giornata del genere. Ran restò alzata fino a tardi a pensare a Shinichi. Lei fin da piccola aveva creduto al vero amore, ma stava iniziando a perdere tutte le sue convinzioni, i suoi pilastri sicuri.

Andò a letto a mezzanotte inoltrata, indossò il pigiama e si mise seduta sul letto con la schiena appoggiata al muro. Non riusciva a prendere sonno e strinse a sé il suo orsacchiotto della notte di quando era bambina sperando che l'aiutasse. Ma nulla. Guardava il suo cellulare accanto a lei sul letto con la tentazione di prenderlo e di chiamare Shin. Aveva paura che magari non le avrebbe risposto perché era tardi. Non ci pensò più di tanto e lo chiamò. Ovviamente si inserì la segreteria telefonica dopo pochi secondi. Allora si affacciò dalla finestra e si accorse della pioggia. Poco dopo si udì anche il boato dei tuoni. Ran aveva il terrore dei tuoni, ma non poteva andare a dormire a letto col padre sarebbe stato troppo imbarazzante. Sapeva che se non avesse avuto compagnia quella notte non avrebbe dormito, quindi, decise di chiedere al piccolo Conan di dormire con lei, tanto lui era sempre presente per lei se aveva bisogno.

Si alzò e in punta di piedi andò a chiamare il bambino. Conan si svegliò subito quando Ran pronunciò il suo nome.
-Ran tutto apposto? Come mai ancora sveglia a quest'ora?-
Quella domanda la fece tornare un po' indietro nel tempo. Si ricordò di una sera di dieci anni prima in cui restò a dormire in casa Kudo con Shinichi. Quella sera c'era pure un brutto temporale e non riusciva a dormire. Shinichi la vide girarsi e rigirarsi nel letto e le chiese la stessa cosa di Conan. Si ricordò che poi lei chiese a Shinichi se l'abbracciava e la sua risposta non fu delle migliori: "Ancora vuoi essere coccolata durante i temporali come i neonati? Ma fammi il favore...". Poco più tardi il piccolo Shinichi credette che Ran si fosse addormentata e l'abbracciò, ma lei in realtà sentì tutto. Dopo aver pensato a quella buffa storiella passata le scappò un sorriso seguito da una piccola risata.
-Perché ridi, Ran?-
-Stavo pensando ad una cosa su Shinichi. Vieni a dormire con me? Ho paura dei fulmini!-
Conan diventò tutto rosso, ma fortunatamente al buio non si notava. Diventò di quel colore per due motivi. Il primo era che anche lui pensò a quella lontana sera. Il secondo era per l'imbarazzo a quella domanda. Non rispose alla richiesta di Ran, ma lei lo tirò comunque con sé. Arrivati nella stanzetta lo prese in braccio e gli rimboccò le coperte. Lo strinse a sé e si addormentò, almeno lei perché Conan non ci riusciva proprio. Verso le tre e mezza del mattino Shinichi notò subito che Ran stava piangendo nel sonno. Sicuramente stava facendo uno di quei sogni tormentati e Conan sapeva di cosa parlava il sogno, o meglio, l'incubo. Non riusciva a vedere ancora Ran piangere quindi prese una decisione drastica durante la notte. Se avrebbe visto di nuovo Ran soffrire non sarebbe più riuscito a mantenere il segreto e decise di andare via. La mattina seguente il temporale non aveva cessato di far risuonare lampi e tuoni nel cielo. Goro era andato a guardare una corsa di cavalli anche col freddo,invece, Ran e Conan erano seduti sul divano.
-Senti Ran, devo dirti una cosa-
-Si, dimmi Conan-
Sapeva che non poteva più tornare indietro se avesse detto quelle parole a Ran, ma era la cosa migliore da fare. Si prese di coraggio e parlò.
-I miei genitori sono tornati ed è ora che io torni a casa. Mi verrà a prendete il dottor Agasa fra un paio di ore per accompagnarmi all'aeroporto-
Ran fece cadere il telecomando della tv che aveva in mano e restò fissando Conan. Si sforzò per non piangere e ci stava riuscendo, ma non ancora per molto.
-Tu non puoi...no tu non puoi abbandonarmi Conan. Non anche tu. Io ho bisogno dei tuoi occhi-
E ,proprio parlando di occhi, i suoi iniziarono a lacrimare. Sappiamo bene che Ran non era brava a trattenere le lacrime e a nascondere i sentimenti. Conan abbassò la testa, ma notò subito che quello non era il comportamento che avrebbe tenuto un normale bambino. Solo che proprio in quel momento non gli andava di recitare, ma si sforzò comunque.
-Ran mi potrai chiamare quando vorrai dai!! Ahaha-
Shinichi rideva proprio come un bambino...era quella ora la sua vita. Quella di un bambino fin troppo intelligente delle elementari che si divertiva a leggere manga e a fare aeroplanini di carta da mandare in giro. Ran continuava a fissarlo dritta negli occhi in cui vedeva l'universo.
-I tuoi occhi sono gli stessi dei suoi, capisco quando sei triste e hai voglia di piangere Conan. Leggo nei tuoi occhi esattamente come leggevo nei suoi. Non mi puoi mentire perché i tuoi occhi sono incapaci di nascondermi quello che provi-
Shinichi non avrebbe più scordato quelle parole per tutta quanta la sua vita.

Non basta più il ricordo, ora voglio il tuo ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora