Capitolo 20

1.5K 96 7
                                    

Ran era uscita dall'ospedale senza avvertire nessuno e senza dire il motivo. L'unica cosa che aveva lasciato era un biglietto. I signori Kudo ed Heiji si chiedevano dove fosse andata e per fare cosa. Ma lei non era andata fuori per farsi una passeggiata. Era uscita per andare da l'unica persona che secondo lei poteva veramente aiutare Shinichi, stava andando da Shiho Miyano. Era davanti casa di Shinichi, subito dopo c'era la casa del professore. Ma lei si fermò lì ad ammirare quella casa che le faceva rimembrare tanti di quei ricordi. Come quando ogni mattina arrivava sempre in ritardo perchè Shinichi se la prendeva comoda. A volte doveva addirittura entrare dentro a chiamarlo per farlo svegliare. Oppure i pomeriggi passati a casa sua per aiutarlo a pulire oppure per guardare qualche film. Quando lui si metteva a giocare a calcio in cortile lei restava lì a guardarlo, ad ammirarlo. Sarebbe potuto diventare un grande calciatore ma lui diceva sempre che si allenava solo per rafforzare i muscoli delle gambe che gli sarebbero serviti ad inseguire i criminali. Ma effettivamente lui doveva diventare un detective. Era proprio quel suo modo di fare che aveva fatto innamorare Ran di lui. Anche il suo sguardo apatico azzurro come il mare aveva partecipato a far cadere Ran, e una marea di altre ragazze, ai suoi piedi. Lasciò malinconicamente quei meravigliosi ricordi alle spalle con la paura di non riviverli più e andò a casa del dottore. Quandò suonò alla porta le aprì Shiho che la guardó stranamente.
-Mouri come mai qui? Credevo stessi ventiquattrore su ventiquattro con quel detective-
Ran non conosceva bene Ai, ma non capiva il suo comportamente freddo e schivo che le aveva notato da quando era tornata adulta.
-Si, infatti, ma ho dovuto lasciarlo-
Shiho la fece entrare e la fece accomodare sul divano. Le offrì anche una tazza di tè.
-Se il tuo amico fosse qui a vedermi offrire il tè come una buona amica, conoscendolo e lui conoscendo me, mi avrebbe già preso in giro-
Effettivamente Ai aveva ragione. Lei non era proprio il tipo da "cara amica mia cosa ti offro?". Sicuramente Shinichi l'avrebbe presa in giro facendosi quattro risate. Le sue risate e i suoi scherzi da cretino mancavano a tutti. Anche le sue prese in giro avevano lasciato un vuoto, un buco nero in grado di risucchiare la felicità e la serenità.
-Comunque, se sei venuta per il dottore, beh, mi dispiace prova al secondo tentativo, è uscito qualche minuto fa...-
Finì la giovane scienziata sorseggiando la sua tazza di tè caldo.
-Non sono venuta per il professore-
Ai posò la tazzina che aveva fra le mani e guardò Ran negli occhi congelandola. Incuteva terrore, non era brava a mettere gli altri a proprio aggio. Faceva l'effetto contrario, come la sua creatura, l'apotoxina.
-Mi stai dicendo che cercavi me? Mi dispiace Ran, ma se sei venuta per delle confidenze tra amiche io non sono la tipa giusta-
A Ran stava dando su i nervi il comportamento della ragazza che aveva davanti. Chi si credeva di essere? Dio sceso in terra? Scattó improvvisamente in piedi e sbattè in modo violento le mani sul tavolo.
-Non so chi tu ti creda di essere, Eistein. Ma non perchè hai qualche anno in più di me mi puoi trattare così! Secondo te in questo momento ho tutta questa voglia di andarmene in giro a fare una chiacchierata con le amiche, genio?!-
Shiho restò incredula osservando il comportamento di Ran. Doveva ammettere che non credeva che quella ragazza avesse tanto coraggio...per non dire altro.
-Sono venuta qui solo perchè so che sei una persona a cui Shinichi tiene molto e di cui si fida. Domani, se Shinichi non si sveglierà, gli staccheranno tutte le macchine che lo tengono in vita e addio all'amante di gialli e misteri, Casanova! Adesso mi dispiace dirlo, Ma sei l'unica persona veramente in grado di aiutarlo, Eistein. Ma ho capito che non ti va!-
Ran sollevò le mani dal tavolo e prese la sua giacca che aveva precedentemente appoggiato sulla spalliera del divano e si avvió verso la porta. Ma venne fermata da Ai.
-Ferma Mouri, va bene scusami, ho esagerato, Raperonzolo...ma io non posso aiutare Shinichi, non saprei come farlo-
Ran si girò di nuovo verso la scienziata e la guardò tristemente negli occhi per poi abbassare lo sguardo.
-Sei una grande scienzata, Eistein, devi sicuramente poter fare qualcosa, ti prego...fallo per lui. Sai, ho notato che provi qualcosa per lui...se lo ami mi puoi capire. Se lo aiuterai ti prometto che ti lascerò libera di stare con lui. Per me l'importante è che stia bene-
I capelli di Ran nascondevano i suoi occhi bassi, ma le sue lacrime brillavano riflettendo la luce che entrava dalla finestra. Tutta la rabbia che aveva manifestato prima si era frantumata a causa della sua debolezza più grande, Shinichi. Ai l'ammirava molto. Ran sarebbe arrivata al punto di rinunciare a lui pur di vederlo vivo. Si accontentava anche della semplice amicizia di Shinichi che l'accompagnava ormai da una vita.
-Lui ama te e questo non può cambiare, Raperonzolo. Anche se sarei in grado di farlo svegliare ti avrei detto che sei tu che devi stare con lui. Ma purtroppo non posso fare nulla, te l'ho detto. Può svegliarsi dal coma solo con le sue forze-
Ran perse tutte le speranze. Se neanche la persona che aveva creato un veleno mortale poteva riuscire a farlo svegliare dal coma allora non c'era più nulla da fare. Ran uscì da casa del dottore e si avviò di nuovo verso l'ospedale. Erano le quattro del pomeriggio. Beika era in movimento a quell'ora, macchine e persone ovunque. Ran si era chiusa dentro una bolla, non sentiva nessun rumore di macchina, nessun grido di bambino. Solamente l'aria frizzantina intorno a lei e il suo cuore che batteva...poi vuoto. Solo lei e il suo dolore.

Non basta più il ricordo, ora voglio il tuo ritornoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora