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Sinon in realtà non voleva morire, o meglio, non era quella la sua prima scelta: avrebbe preferito vivere e stare bene, condurre un'esistenza decente.. dimenticare, avere un valido motivo per alzarsi al mattino: vestirsi e uscire a fare qualcosa che avesse importanza per qualcuno.

a ben vedere, non gli sarebbero neppure servite tutte quelle cose, né sarebbero bastate anche solo due: l'unica che desiderasse davvero era smettere di pensare a ciò che gli faceva male.. ma, non c'era riuscito e nell'elenco delle alternative, la successiva era farla finita con tutto.

Evidentemente, neanche quello gli era riuscito.

" come si sente fisicamente?"
chiese la giovane infermeria che gli stava di fronte

Lui, era sdraiato a letto: le lenzuola ripiegate con cura sopra la coperta a quadri dell'ospedale. Cercò di nascondere il malessere provocato dai veleni che ancora gli circolavano in corpo

" peggio di quanto lei vorrebbe" rispose. "e meglio di quanto avessi potuto immaginare" concluse.

allora lei sorrise, il che lo stupì: doveva avere al massimo 25anni, era bionda e anche piuttosto carina, o forse era solo l'effetto del filtro creato dalla luce della finestra alle sue spalle

"a quanto pare, non era ancora il suo momento" osservò l'infermeria

una semplice constatazione detta con assoluta indifferenza e anche questo lo stupì

" avrò altre occasioni " ironizzo' lui

" bene." replicò lei "bisogna sempre essere ottimisti" concluse

lei, gli sorrise di nuovo e lui, non seppe trovare le parole per rispondere. all'improvviso fu colto dalla sensazione che quella chiacchierata fosse terminata e che lei avesse vinto.
Rimase a guardarla in silenzio per diversi minuti, mentre lei trafficava per la stanza seguendo uno schema ben preciso: sostituzione della sacca flebo, regolazione del flusso del liquido, controllo e annotazione dei dati su una cartella clinica, ecc.. alla fine, dopo avergli sistemato il lenzuolo, la ragazza si fermò di colpo

" non faccia stupidaggini mentre sono via." disse. "sarebbe solo un inutile incomodo: sia per lei, che per noi"
lo salutò con una cordiale strizzata d'occhio e uscì nel corridoio.

Rimasto solo, Sinon si sentì stranamente a disagio: senza alcun motivo apparente.. era a disagio e basta! come mai? perché l'infermeria non si era mostrata preoccupata? e perché le sue battute l'avevano quasi divertito?
gli ci volle solo un istante per capire, chiuse gli occhi e strinse i denti: era stato l'umorismo! lo stesso suo identico umorismo.. era esattamente ciò che lei avrebbe detto.

Tutt'a un tratto, non era più tormentato da quello strano ronzio, si trattava di mancanza di sali, carenza di liquidi o di qualche porcheria che le pillole avevano lasciato nel suo stanco corpo provato di 28enne e che adesso doveva smaltire.. né dal dolore bruciante dei tagli sotto le bende con cui gli avevano fasciato i polsi.. no, c'era qualcos'altro che lo angosciava: la sensazione che tornava a torturarlo con forza ogni volta che si sforzava di dimenticare, la stessa che la sera prima l'aveva spinto ad andare in bagno e, a decidersi a farlo! Quante volte ci aveva pensato? neanche lui lo sapeva.. non era stato capace di interpretare i segnali. davvero un'ironia della sorte: proprio lui, non era stato capace di interpretare.

Al diavolo!

avrebbe dovuto chiedere un sonnifero all'infermeria mentre era ancora lì, oppure un antidolorifico, o magari, una pallottola in fronte!

Era allo stesso punto della sera prima: quell'interminabile caduta attraverso il tubo nero che sembrava non finire mai.. quel desiderio distruttivo di raggiungere il fondo e farla finita, liberandosi per sempre di quei pensieri che decidevano per lui..che gli concedevano brevi istanti di speranza per poi tornare a schiaffeggiarlo brutalmente, dimostrandosi che erano loro a comandare e non lui.

si protese verso il cavo appeso alla parete: avvicinò il pulsante per suonare.

sperava che non fosse la stessa infermiera a rispondere alla chiamata.. per lui, sarebbe stata un'irritante sconfitta, trasformarsi ai suoi occhi da spiritosone a paziente che mendica qualcosa per dormire.. ma se avesse potuto addormentarsi per un momento, ne sarebbe comunque valsa la pena

Premette il pulsante.

con suo stupore, non si sentì nulla.

premette ancora, questa volta più a lungo..

ancora niente.

forse, non era poi così strano, non stava chiamando se stesso.

Ovviamente, bastava che il campanello suonasse nella stanza dei medici o delle infermiere, perché arrivasse qualcuno a chiedergli che cosa aveva bisogno..
poi vide la lampadina, una specie di capsula rossa di plastica a forma di cono attaccata alla parete, proprio sopra la presa da cui usciva il cavo: non avrebbe dovuto essere accesa? anche se lui non sentiva suonare, non avrebbe dovuto illuminarsi?

Provò di nuovo!
..e ancora!
ma non accadde nulla.

era talmente concentrato a constatare il malfunzionamento del sistema di allarme, che sobbalzo' quando la porta si aprì.

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