* Krypton *

03

***

Sulle scale due gradini più in basso, c'era Yuri: lo sguardo fisso oltre la gabbia di acciaio laccata di nero dell'ascensore, l'attenzione inchiodata sulla porta d'entrata di quello che una volta era il suo appartamento.

Polvere gialla di metallo incandescente pioveva dal flessibile del fabbro, mentre l'uomo cercava di forzare il cancelletto: quello a cui lei si era opposta così fermamente, finché si era resa conto che avrebbe dovuto accettarlo per forza, dopo la famosa sera in cui tutto era cambiato.
l'avevano installato per proteggersi: e oggi, forse, lui sarebbe morto proprio a causa di quel cancelletto!
Se non fosse stata paralizzata dalla preoccupazione, avrebbe urlato di rabbia.

Dietro il fabbro, erano in attesa 4 poliziotti che aspettavano con impazienza di poter fare irruzione.. e alle loro spalle, 2 paramedici dell'ambulanza, altrettanto in ansia.
all'inizio l'avevano chiamato:

" Sinon!"

avevano gridato più forte:

"sig. Sinon!!!"

ma, non ricevettero alcuna risposta, si erano arresi: avevano smesso di chiamarlo, lasciando che il flessibile, svolgesse il proprio lavoro.

Yuri, rimase a guardare.
era stata l'ultima ad arrivare sul posto: aveva infilato al volo un paio di leggins neri e un cappotto pesante.. aveva raccolto i capelli in una coda ed era corsa a recuperare la sua auto; benché fosse parcheggiata in una via ingombra.

Aveva cercato di telefonargli diverse volte: appena alzata, poco prima di andare sotto la doccia, quindi di nuovo quando era uscita.. dopodiché, aveva fatto quella telefonata al pronto soccorso: c'era voluta un'eternità per convincerli a crederle.. nel profondo di sé aveva cercato di soffocare il pensiero, com'era abituata a fare con i sensi di colpa, dai quali era aggredita ogni volta che loro si sentivano.

In realtà, si odiava!
perché non avrebbe dovuto mantenere i contatti con lui: Sinon, l'aveva presa peggio di lei, non perché soffrisse di più, ma perché si era concesso il lusso di farlo: e nonostante avessero trascorso gli ultimi 2 anni a discutere, non era cambiato niente.
Alla fine lei si era sobbarcata il dolore di entrambi, più una punizione extra di sensi di colpa, perché era convinta che non fosse giusto..

Ma, la vita non era giusta!

Se lo fosse stata, lei adesso non si sarebbe trovata lì.