capitolo 10

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"Anthony?"
La pioggia cadeva violenta contro di noi, senza sosta.
Ma noi, noi ci rialzammo, più violenti di lei, contro alla sua forza.
Lo vidi nei suoi occhi, come lui lo vide nei miei.
La nostra corsa sarebbe continuata.
E non parlammo, ci guardammo soltanto.
I suoi occhi così vicini ai miei, anche se apparentemente distanti.
"Tu, oh Dio mio, sei viva!"
Corse verso di me, proteggendomi in un abbraccio aspettato, desiderato, sognato.
Era lui, era davvero lui.
La felicità, la gioia, l'amore.
La storia.
La mia storia.
"Leah, ti giuro, pensavo di averti persa per sempre" pianse sulla mia spalla, stringendomi più forte.
Quelle lacrime così calde e famigliari...e tristi.
"Io, aspetta, Anthony" mi allontanai da lui, dal passato.
Eppure, ormai era finita la mia illusione, e tutto stava prendendo forma.

"Ragazzi, veloce, salite in macchina!" chiamò mia madre "dobbiamo andare, altrimenti arriveremo in ritardo" spiegò poi.
Lei era così, sembrava quasi ossessionata dalla puntualità.
Anthony salì sulla macchina, seguito poi da me.
"Mamma, adesso andiamo a prendere James?"
"Anthony, James verrà con i suoi genitori"
"Ma dai, ti prego" si lamentò.
"Va bene, verrà con noi" cercò invana di sembrare scocciata.
Lei amava andare in gita in montagna, tutti insieme, e ogni volta era un'esplosione di gioia.
Quando arrivammo a casa di James, subito salì sedendosi al mio fianco.
"Buongiorno!" canzonò.
"Ehi, James"

"Leah?" Mi guardò, confuso.
Il suo sguardo offeso dal mio allontanamento.
"Dio, no. No, tutto tranne questo"
"No"
E capì.
Si allontanò ancora di più, come se mi bruciasse il cuore, il suo tocco.
Non mi accorsi neanche delle lacrime, del dolore che rigava il mio viso, lentamente, caldo, bruciando ogni millimetro della mia pelle.
È così brutto quando ricordi, ma è ancora più brutto realizzare di non aver ricordato.
Perché tutti, e dico tutti, meritano un posto nella nostra memoria.
"Leah, mi dispiace"
"Anthony, ti prego, fammi svegliare."
"lo farei, Leah, se solo potessi"
"so che tu puoi, fallo" una risata amara, strozzata dalla realtà.
Questa volta l'illusione morì, insieme alla mia incoscienza.
"Vorrei poterti riportare indietro nel tuo essere illuso, ma non posso"
"Perché?"
"Cosa?"
"Perché fa male?"
"Perché è una tua decisione, Leah.
Noi abbiamo in mano il dolore, purtroppo. Tutti abbiamo il dolore, tutti, ma non possiamo usarlo con nessuno, se non con noi stessi."

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"Tieni" mi sorrise debole mentre mi porgeva una tazza di thè caldo, sedendosi poi sul divano.
Io in piedi, a fissare le gocce di pioggia creare delle fratture apparenti ai miei occhi, immaginarie.
"Com'è successo?" Sospirai, non riuscendo a reggere il suo sguardo distrutto.
"Vuoi davvero saperlo?"
"Sì" affermai, insicura.
Mi fissò, ma non parlò.
"ti prego" mi convinsi.

"mamma, siamo arrivati?"
"Leah, calma, ci vuole ancora un'oretta"

Frammenti della sua voce paziente, rassicurante, si facevano spazio nella mia mente, mentre Anthony iniziava a raccontare.

"Mamma, guarda, c'è un cavallo!" Il mio viso si attaccò al finestrino, affascinata da quell'animale, affascinata dalla libertà.
Lei sorrise, come abitudine.

Lei mi sorrideva sempre, nonostante la guerra che aveva dentro.
Per lei ogni sconfitta era una vittoria.
Era così, mia mamma.
E questo era il mio ricordo più bello di lei.
Della sua forza.

E tutta quella felicità svanì completamente, e venne rimpiazzata dal silenzio così doloroso.
In un momento, un istante, tutto cambiò.
La mano di mia madre che stringeva la mia, mentre frenava la macchina, con un tentativo invano.
E quel silenzio, ancora una volta, drasticamente si trasformò.

Diventa chiaro il ricordo delle gomme stridere sull'asfalto.
Il ricordo del vetro mentre si disintegrava.
Il ricordo dei clacson così forti.
Il ricordo della stretta protettiva al mio polso.
Il ricordo dell'urlo supplichevole, prima del freddo, del buio.
Ma rimane sfocato, come al tempo, il ricordo delle sirene assillanti, delle voci, dei miei pensieri.
La ragione era persa, nel buio.

"Anthony" singhiozzai contro la sua spalla.
"Andrà tutto bene"
Posò un dolce bacio sulla mia fronte, proteggendomi, salvandomi.
"come puoi dirlo?"
Lui accennò un solo sorriso, silenzioso.
"anche mamma faceva così"
"ed è questo ciò che devi continuare a ricordare"
"lo farò, se lo farai tu"
"l'oblio prima o poi arriva a tutti, è un effetto collaterale del morire.
Ma sicuramente non sarò io a farla cadere nella dimenticanza"
"nessuno lo meriterebbe"
"non si merita niente, Leah"
Annuii semplicemente, in accordo.
Il silenzio ci trascinò nei nostri pensieri stanchi, per un solo momento, che sembrò durare ore.
Quando sentii il mio telefono squillare lo cacciai dalla tasca, e risposi alla chiamata, scombussolata.

"Leah, dove sei?"
"sto arrivando"
"Dio mio, ci hai fatti preoccupare, Leah"
"sto bene"
"ti aspettiamo" chiusi la chiamata.

Anthony mi fissava, curioso.
"quando la smetterai di mentire a te stessa e agli altri?"
"non mento a me stessa"
"Evidentemente sì.
Ogni volta cerchi di convincere più te che gli altri, smettila.
Non stai bene, ammettilo e basta, altrimenti ti fai solo male"
"e una volta che ho ammesso di star male, che faccio? Mh?" Mi scaldai.
Stavano succedendo troppe cose in una sola giornata, e non potevo reggere tutto.
"rendi le cose più facili.
Se sai di star male, trova la causa e risolvi le cose."
"fosse così facile come dici"
"non ho mai detto che è facile, ma è più semplice di autoconvincersi del contrario, non credi?"
E ancora una volta mi spiazzò.
"immagino di sì" mi arresi, avvicinandomi a lui.
"dai, vai o tua mamma poi si preoccupa"
Mia mamma.
"io-"
"lei è tua madre, lei ti ha cresciuta, lei si è occupata del tuo bene e del tuo male.
Lei non te l'ha detto, ma ricordati che è riuscita a farti vivere felice, illusa, ma comunque nella felicità" mi regalò un sorriso.
Lo strinsi forte a me, come mai feci con qualcuno.
E il mio cuore in quel momento riprese a vivere.
Come se fosse stato fermo per molto, troppo tempo.
Ed fu questa l'emozione che allontanò per poco il dolore.
Perché stare tra le sue braccia, in quel momento, era tutto ciò di cui avevo bisogno.
"tornerò presto, Anthony"
"ti verrò incontro, Leah"

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