James's pov
Quando scesi le scale, trovai Antony incuriosito appoggiato all'isola della cucina.
Prima che passasse l'Uragano, era intento a fare una ricerca su un caso a lui assegnato, evidentemente.
"Che le hai fatto?"
"Niente, ha solo frainteso" risposi calmo.
Appena aprii la porta la trovai seduta sugli scalini d'entrata.
Le gambe tirate al petto e le braccia a stringerle, come per proteggersi.
Mi sedetti al suo fianco, accennando un sorriso.
"se ti diverti a giocare, fai pure, ormai io sono un gioco" sbuffò guardando altrove.
"Quando poi mi darai il tempo di spieg-"
"James, davvero, sono stanca. Non ne ho voglia" soffiò.
Era delusa, ingiustamente delusa.
"ed io non ho voglia di vederti così"
"ma-"
"ssh, fammi finire." La bloccai, appoggiando l'indice sulle sue labbra morbide.
Così dannatamente bella.
"stasera tu vieni con me alla festa per il ragazzo di Daisy"
Finalmente mi guardò, aggrottando le sopracciglia.
"Per favore" aggiunsi poi, cercando di non far sembrare un ordine la frase appena pronunciata.
In realtà lo era, ma dettagli.
"neanche la conosco"
"non importa, lei vuole conoscere te"
Sospirò, poi si alzò.
"dove vai?" La seguii con lo sguardo.
"quanto tempo ho per prepararmi?"
Guardai l'orologio:"un'ora e mezza"
"lo faccio solo per lei"
"dai, vai a prepararti ché sei lentissima"
Riuscii a strapparle un sorriso prima che rientrasse in casa.Leah's pov
Appena finii di prepararmi, scesi le scale e raggiunsi James ed Anthony in salotto.
"Mi raccomando"
"Ci penso io" James mi guardò di sfuggita, abbassando subito gli occhi "andiamo?"
"Certo"
Appena salii macchina, allacciai la cintura e partimmo.
Tra noi c'era un silenzio piuttosto imbarazzante, finché non decisi di accendere la radio.
Non erano quelle le parole che volevo sentire, ma almeno riuscivo a non concentrarmi su quel fastidioso silenzio.
"Comunque stai bene con quel vestito" continuò a guardare dritto davanti a sé.
Io arrossii, abbassando lo sguardo, fissando i miei piedi.
Non ero abituata a vestirmi così, non mi piaceva neanche un po', sinceramente.
Forse perché era uno stile che mi mostrava troppo agli altri.
Ed io non piacevo neanche a me stessa.
"se non vuoi andare..."
"No, tranquillo James" abbozzai un leggero sorriso, cercando di confortarlo "anche tu stai davvero bene, quella camicia ti dona" alzai lo sguardo verso di lui.
Sorrise fiero, poi parcheggiò nel vialetto della casa della sua amica.
Appena spense la macchina, una ragazza minuta con un sorriso sincero stampato sulle labbra ci raggiunse.
"Tu devi essere Leah!" mi abbracciò.
Io ricambiai l'abbraccio, sorridendo a mia volta.
"Sì, sono io"
"Daisy, non traumatizzarla già"
"James mi ha parlato così tanto di te! Non vedevo l'ora di conoscerti!" Continuò lei, senza dare troppa retta al ragazzo.
"Ora sono qui" alzai le spalle, continuando a sorridere.
La situazione avrebbe potuto essere piuttosto imbarazzante ma, invece, stranamente, mi sentivo a mio agio con lei.
Era la prima ragazza con la quale parlavo da quando ero arrivata in Irlanda, a parte la hostess.
"Hey, James!"
Quando mi girai vidi un ragazzo poco più basso di James, ci stava venendo incontro.
"Ecco il festeggiato" i due ragazzi si salutarono, poi ci presentammo.
Restammo alla festa fino a tardi, feci conoscenza con Daisy e la trovai molto gentile e socievole.
Scoprii che era una compagna di classe di James e che fin da subito avevano legato molto, fino a diventare migliori amici.
Già, "migliori amici".
E, proprio durante quel discorso, iniziai a porgermi troppe domande, tornarono dubbi e paranoie, e la confusione s'impadronì di nuovo della mia coscienza.
Cosa eravamo io e lui? Poco più di migliori amici? O mi vedeva come una semplice amica?
Avrei dovuto parlargliene in qualche modo, prima o dopo.
Più "dopo" che "prima", molto probabilmente.
"E tu Leah? Parlami un po' di te!" Sorrise porgendomi una birra.
"Oh, no, grazie, non bevo"
Rifiutai educatamente, per poi sedermi di fianco a lei.
"beh, la mia vita non è così intressante quanto sembra.
Mi sono trasferita da Goldfield ad Anaheim, dove ho conosciuto James, e poi ho deciso di seguirlo fino a qui"
"e adesso cosa studi?"
"per ora niente" risposi quasi imbarazzata.
Non ci avevo ancora pensato.
Non mi era neanche passato per la testa il pensiero della scuola.
Avrei davvero dovuto trovare un lavoro e pagarmi il college.
Avrei dovuto sistemarmi e crearmi un futuro, oltre che ricercare il passato.
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«That Book»
Romantizm«la loro illusione sarà la loro vicinanza, perché niente è come nelle favole. E loro non hanno mai creduto alle favole»©