Capitolo 6 - Veleno e stelle

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Quando Johnny venne ad aprirmi non potei fare a meno di sorridere. Era sempre lo stesso, perfino dopo un viaggio di un mese con il padre a New York per affari. Stessi capelli scuri aggiustati alla perfezione, stessi occhi marroni amichevoli, stesso sorriso perennemente stampato in faccia e stessa aria trasandata che lo caratterizzava più come uno che lavora nei campi che come uno dei più ricchi rampolli di Londra. Ero arrivato poco dopo il loro arrivo, infatti indossava ancora la camicia e i pantaloni da " uomo d'affari venuto dall'America"; pensavo volesse riposare, ma mi aveva assicurato che non era per niente stanco, solo annoiato come mi aveva preannunciato prima di partire. Una visita non gli avrebbe fatto male, anzi l'avrebbe risvegliato a suo dire.

-Alexiel amico mio! Sapessi quanto mi sei mancato! E' una tale noia stare in prima classe ed essere coccolati, ma non poter parlare con nessuna persona decente, per non dire poi dell'attesa durante le riunione di papà! Una noia mortale! Hai qualcosa di interessante da raccontarmi, non è vero?- cominciò a parlare ininterrottamente come suo solito dandomi del tu come sempre mentre mi faceva accomodare nel salotto della sua "modesta" villa inglese su Bayswater Road di fronte a Hyde Park.

-Se dirai ancora una volta " che noia" giuro che non ti dirò nessuna novità.- gli dissi dandogli anch'io del tu. Johnny odiava i modi distaccati tra amici.

I suoi occhi luccicarono come un bambino davanti a un bancone di dolciumi.

-Parla, amico, non tenermi sulle spine!

-Stiamo preparando un nuovo piano per uccidere i Cacciatori, peccato che con me ci sia solo la metà visto che gli altri si sono schierati con Claude e George e la loro ridicola idea di rapire la figlia di Eleonore Phantomville per avere la vittoria. Che illusi. Il mio piano sarà perfetto.

-Fammi indovinare ... Gli intrighi da ragazzine non fanno per te e preferisci lo spionaggio industriale da veri duri?- domandò retoricamente il mio amico alzando un sopracciglio.

-Mi conosci troppo bene, John.- risi.

-Già, ma so che non è solo questa la novità più succulenta. Dai ammettilo, c'è dell'altro.- mi inchiodò con lo sguardo mentre beveva un bicchiere di brandy.

Così sembrava uno di quei gangster americani di cui avevo sentito parlare e non potei fare a meno di sorridere.

Tutto quel tempo in America lo aveva annoiato, eh?

-Hai ragione, amico. Diciamo che... ho conosciuto una ragazza e mi sono innamorato.

-Bingo!- esultò battendo le mani .- Sapevo che ne avresti trovata una tra tutte le ragazze nobili di Londra alla fine! Ma dimmi, chi è la fortunata? La conosco?

Questa notizia l'avrebbe fatto strozzare con il liquore come minimo.

-Elizabeth Phantomville.

Il liquore se lo rovesciò addirittura addosso e mi fissò con occhi sbarrati.

-Cosa?! Mi stai prendendo in giro Alexiel?

-No, sono serissimo.

-Mio Dio. Tu sei pazzo! Ti rendi conto che quella ragazza è la tua peggior nemica e dovresti volerla ammazzare come il resto della tua famiglia tenta di fare da anni e non innamorarti di lei, vero?

-Sì, me ne rendo conto, non servivi tu per ricordarmelo e credimi se ti dico che ho provato a dimenticarla, ma non c'è niente da fare: ormai si è insediata nel mio cuore.

-Oh No. Per favore dimmi che non l'hai detto a nessuno, soprattutto a tuo zio.

Lo guardai offeso.- Mi credi così stupido?

-Sai, l'amore fa fare cose stupide lo sai e anche folli perciò ...

-Non a me. Non gliel'ho detto.

Ice and EmeraldDove le storie prendono vita. Scoprilo ora