Capitolo 8- il mio peggior nemico

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-Elizabeth ... Non guardatemi ... Così ... - rantolò Alexiel. Sembrava soffrire moltissimo, ma mai quanto me.

Scoprire che il tuo unico amico non è altri che uno dei tuoi peggiori nemici non era di certo una bella notizia.

Mi sentivo lo stomaco come stretto in una morsa, tremavo e non riuscivo a smettere di fissarlo, terrorizzata da lui e per lui allo stesso tempo.

-Aiutatemi ... Vi prego ...

Il suoi occhi verdi ardevano di un'intensità incredibile e mi guardavano, imploranti.

Non riuscii a sottrarmici e mi bastò quello sguardo per capire cosa fare.

Probabilmente non era la scelta più saggia, ma era quello che sentivo e mi era stato detto una volta di seguire sempre il mio istinto.

-Cosa posso fare?- mi avvicinai a lui cercando di stare attenta a dove mettevo le mani; non volevo rischiare di causargli altro dolore.

-Dovete ... usare ... i vostri ... poteri ... - disse cercando di controllare la voce, poi urlò dal dolore e si afferrò il braccio come se volesse strapparselo.

-Cosa? Poteri? Ma che dite? State delirando ... - provai a spogliarlo per vedere meglio la ferita, ma me lo impedì.

-No! Dovete ... Voi potete farlo ... Siete la discendente ... di Lady Diana ...

-E questo cosa c'entra? Diana non era ...

Improvvisamente mi tornò alla mentre una parte della sua storia che avevo trovato nell' Archivio dopo qualche ricerca. Narrava delle sue prodezze incredibili per una donna quanto per un uomo e per questo venivano associate a quelle della dea omonima, veniva definita come la sua reincarnazione e c'era chi diceva avesse dei poteri magici. Secondo un racconto aveva alzato un braccio e comandato un albero per salvare un bambino che stava per essere ucciso da un Mutaforma. O secondo un altro aveva guarito un uomo attaccato da un animale selvatico e ormai dato per spacciato con il solo tocco delle sue dita. Da quel giorno in particolare tutti cominciarono ad elogiarla e ad adorarla: la chiamavano druida, amante della natura e degli animali. Ma ben presto la sua famiglia cominciò a trattarla come un'emarginata e a temerla. Come tutte le cose che non si conoscevano venne definita pericolosa, non la guardavano più con adorazione e rispetto, ma come un mostro. Una strega, ecco cos' era. Alla fine restò sola, ma non per questo rinunciò a combattere. Giurò però di non usare più i suoi poteri per niente e per nessuno, nemmeno per una situazione critica e disperata. Si diceva che fu per questo che si consegnò quando rapirono suo figlio. Si rifiutò di combattere anche quando avrebbe potuto farlo perché voleva essere amata non odiata. E infatti dopo la sua morte il suo desiderio venne esaudito.

Mi era sembrata una storia così assurda che non avevo creduto potesse essere vera, fino a quel momento.

-Io non sono come lei. Non posso aiutarvi in quel modo.- gli dissi scuotendo la testa.

-Sì che lo siete ... Dovete guardare dentro di voi ... Cercatelo dentro di voi ... il potere ... Aiutatemi... Sto morendo, Elizabeth .... Vi prego ... Io ... Mi fido ...Di voi.

Dopo quelle ultime parole i suoi occhi ruotarono e vidi solo il bianco, poi le palpebre si abbassarono e lui smise di agitarsi, il braccio inerte al suo fianco.

-No! Alexiel! Mi sentite? Svegliatevi!

Lo scossi cercando di farlo svegliare, ma lui continuava a tenere gli occhi chiusi, le labbra leggermente dischiuse, il volto terreo. Mi piegai per sentire se respirava ancora e con sollievo notai che non era morto. Non ancora.

Lui aveva detto che potevo farcela, si fidava di me nonostante sapesse...

Lo sapeva, pensai con assoluta convinzione e sorpresa di capirlo solo adesso. Sapeva chi ero e tuttavia mi è diventato amico, mi ha protetta, è stato persino avvelenato per colpa mia, per difendermi ... Non posso abbandonarlo adesso, non posso. Lui si fida di me e io devo fidarmi di lui.

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