Mi svegliai in un letto spartano in una camera che non conoscevo. Pensai di essere tenuta prigioniera in chissà quale casa inglese dei De Bourgogne, ma poi vidi il medico, John, in un angolo che mi sorrideva e capii di essere ancora a casa sua, ma se ero prigioniera o no non lo sapevo ancora.
-Ben svegliata, signorina Elizabeth. Come vi sentite?
-Come una che è appena caduta dal tetto di una casa a tre piani e non si è fatta nemmeno un graffio.- risposi sinceramente.
Lui scoppiò a ridere.
-Non mi sono ancora presentato come si deve, il mio nome è Jonathan Henry Canterbury, ma per gli amici sono solo John o, come è solito chiamarmi Alexiel, Johnny.
Mi irrigidii nel sentire il suo nome e lui se ne accorse.
-Non siate in collera con lui. Attualmente è di sotto a scolarsi una bottiglia di brandy perché s'incolpa di avervi messa in pericolo.
-Mi ha mentito, come pensate che dovrei sentirmi? Mia madre penserà già che mi abbiano rapita e visto che non posso andarmene perché vi metterei in pericolo è come se fossi prigioniera! Io lo odio!
Il mio scatto di rabbia non sembrò impressionare John che mi rivolse un sorrisetto malizioso.
-Se lo odiate tanto allora perché lo avete curato invece di lasciarlo lì morire o farlo catturare dai vostri amici Cacciatori?
Mi morsi il labbro incapace di trovare una buona risposta.
-E perché avete deciso di accompagnarlo fin qui? E' stato solo per avere in cambio delle risposte o c'era dell'altro?- mi incalzò.
-Perché ...
Non mi era mai successo di trovarmi senza parole e anche questo il medico lo notò.
-Fa male vero? Non sapere esattamente cosa si prova per una persona. Siete combattuta tra i vostri sentimenti per lui e la vostra assurda faida familiare che vi impone di odiarlo. Dovere o amore... Quale sceglierete?
-Io non provo nessun sentimento per lui ... - protestai, ma nel momento stesso in cui pronunciai quelle parole non ne fui più tanto sicura.
Aspettai che John facesse qualche altro commento sagace, ma a quanto pareva anche lui sapeva quando erano opportuni e quando no.
-Andate da lui, è in soggiorno. - disse semplicemente e velocemente scesi dal letto.
-Grazie.- gli dissi senza un motivo particolare.
Lui assentì e mi sorrise. Quando poco dopo scesi le scale però desiderai soltanto poter dimenticare ogni cosa.
***
Mi versai altro liquore nel bicchiere. Era il quinto o il sesto? Non me lo ricordavo più ed era appena il tramonto!
Ma per poco non lo feci cadere quando la vidi scendere le scale. Sembrava bella come la prima volta che l'avevo vista solo che adesso indossava un semplice vestito beige e le scale erano quelle della casa di Johnny. L'effetto però era sempre lo stesso, quello di un angelo che scendeva sulla terra.
-Elizabeth ... - avevo una voce terribile, forse era meglio che stessi zitto altrimenti l'avrei fatta scappare.
-Alexiel ... Come state?- mi chiese avvicinandosi.
Scoppiai a ridere a quella domanda.
-Voi chiedete a me come sto? Dovrei essere io a chiedervelo e a farvi le mie scuse. Spero che Johnny non vi abbia torturato troppo di sopra.- era l'alcool a rendermi così soggetto agli sbalzi d'umore, ma non potei trattenermi.
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Ice and Emerald
ParanormalLondra, 1800. Elizabeth Phantomville, erede della famiglia Phantomville ha tutto ciò che potrebbe desiderare tranne una cosa, l'amore. Dopo l'ultima delusione decide di non innamorarsi mai più, finchè non incontra il misterioso e affascinante conte...