Mi svegliarono le urla degli ospiti e quelle di mia madre che conoscevo fin troppo bene. Niente poteva spingerla a urlare in quel modo se non i mostri.
Cercai di capire dove mi trovassi e nonostante il buio capii di essere nella dispensa visto l'angusto spazio e l'odore di conserve, ma per fortuna non ero né legata né imbavagliata.
Mi alzai e misi la mano sulla maniglia, speranzosa. Ma la speranza morì subito perché ero chiusa dentro.
Tirai un calcio alla porta e quasi non mi ruppi un piede per colpa delle mie costosissime scarpette francesi.
Sentii oltre alle urla anche altri suoni come lo sferragliare delle spade e i ruggiti di quelli che dovevano essere animali.
Dovevo uscire da lì e andare a cercare mia madre. Sapevo che le guardie l'avrebbero protetta, tuttavia non avrei mai accettato di restare chiusa lì dentro finché non fosse tutto finito.
Con rinnovata energia tirai un altro calcio alla porta che questa volta cedette.
Uscii dalla dispensa cercando di non cadere per colpa di un giramento di testa e siccome era buio, muovendomi a tentoni, cercai dirigermi nel salone da cui provenivano le urla.
Finalmente avrei visto con i miei occhi i mostri che avevano ucciso mio padre e da cui mia madre da anni mi proteggeva.
Il cuore mi batteva a mille e l'adrenalina era in circolo, per cui quando li vidi non scappai via urlando, ma restai semplicemente pietrificata.
Erano Lupi. Lupi enormi con tanto di denti aguzzi e occhi stretti come fessure che luccicavano nell'oscurità in cui era caduta tutta la casa. Erano almeno una ventina, ma non ne ero così sicura.
Le guardie si stavano battendo furiosamente contro i lupi, ma non riuscivo a capire se stessero avendo la meglio oppure no. Mi nascosi dietro una delle colonne, ma tre lupi si accorsero della mia presenza e mi accerchiarono. Riuscivo a vedere solo i loro occhi luccicanti al buio.
Non emisi un suono nonostante avessi un impellente voglia di urlare, non perché avessi sangue freddo, ma perché ero abbastanza furba da non volerne attirare degli altri. Tre lupi affamati mi sembravano già abbastanza.
Ora che la mia vista si era abituata all'oscurità, cercai qualcosa lì intorno da usare come arma e vidi un candelabro su un comò vicino a una delle finestre. Dovevo solo trovare un modo per raggiungerlo senza farmi uccidere prima...
All'improvviso un altro lupo, molto più grosso degli altri tre, si mise in mezzo tra me e loro come a volermi difendere. Dopo una serie di ringhi furiosi i tre lupi se ne andarono. Il lupo più grande davanti a me si voltò a guardarmi con un paio di occhi verde smeraldo. Non sembrava volermi attaccare anzi ... Sembrava volermi proteggere...
Uno sparo mi fece sobbalzare, distogliendomi dai miei pensieri. Un secondo dopo il lupo dagli occhi verdi gemette e barcollò, ferito.
-Allontanati subito da lei. - sibilò un uomo dal marcato accento sudamericano.
Era Jacques, il comandante delle guardie. Tirai un sospiro di sollievo nel vederlo perché sapevo che se c'era lui non dovevo avere paura.
Mio padre l'aveva conosciuto in uno dei suoi viaggi in giro per il mondo e lo aveva nominato sua guardia personale. Ora che lui non c'era più era diventato il nostro punto di riferimento.
Vidi il lupo indietreggiare davanti a Jacques, ma non smise di guardarmi con una strana intensità, come se volesse dirmi qualcosa ...
-Signorina, uscite dalla porta sul retro, vostra madre vi aspetta in carrozza. - mi disse Jacques tenendo sempre l'animale sotto tiro.
Esitai un momento. Era vero che il lupo dagli occhi verdi non mi era sembrato propenso ad attaccarmi, ma non sembrava voler riservare lo stesso trattamento a lui.
-Ma Jacques tu ...
-Andate ho detto! - mi ordinò in un tono che non ammetteva repliche.
-Grazie. - gli dissi prima di lasciarlo solo con il lupo. Sperai segretamente che sopravvivessero entrambi.
Uscii fuori dalla porta sul retro e vidi la carrozza che mi aspettava oltre il cancello.
Non appena salii mia madre mi avvolse in un abbraccio.
-Oh, Elizabeth! Sapessi com'ero preoccupata! Quando non ti ho più vista ho subito pensato al peggio!
-Mi ero nascosta nelle cucine. Ho avuto tanta paura. - mi giustificai mentendo solo in parte. Non mi sembrava il momento adatto per dirle che mi avevano rinchiuso nella dispensa.
-Oh, tesoro lo so, ma vedrai Jacques sa fare bene il suo lavoro, lui e i suoi uomini manderanno via quei mostri cattivi.
-Sono loro? Quelli che ci perseguitano?
-Sì Elizabeth, sono loro. Possono sembrare semplici lupi, ma in realtà sono molto più pericolosi di quanto tu pensi.
-E cosa sono in realtà? - la incalzai, desiderosa di sapere.
Mia madre si scostò da me e tornò a sedersi, composta come sempre, ma con lo sguardo distante.
-Presto saprai tutto tesoro, ma niente sarà più come prima.
***
Guardai Elizabeth lasciare la tenuta con sollievo. Ero grato a quel Jacques per averla fatta fuggire, anche se mi aveva ferito e ora mi teneva sotto tiro.
-Adesso ascolta bene: o tu e i tuoi tirapiedi ve ne andate o giuro che ti ammazzo qui seduta stante, non m'importa se sei il capo, lo sono anch'io e non ho paura di loro.- gli disse scandendo bene le parole.
Pessimo errore da parte sua minacciarmi così apertamente. I miei fedeli lupi gli stavano tutti ringhiando contro. Nonostante i suoi uomini li avessero feriti anche alcuni cacciatori lo erano per cui potei tranquillamente dedurre che fossimo pari. Una cosa spiacevole visto che avevamo fatto quell'incursione apposta per portare un' importante vittoria.
Lanciai un' occhiata distratta agli ospiti sulle scale che finalmente avevano smesso di lanciare oggetti e ora guardavano la scena con un misto di stupore e aspettativa.
Eravamo in una situazione di stallo.
Continuare a combattere avrebbe causato ulteriori perdite da entrambi le parti e non potevamo continuare tutta la notte.
Digrignai i denti seccato dal dover prendere una simile decisione.
Guardai prima il capo dei cacciatori e poi i miei uomini e parlai nella nostra lingua.
Non piaceva nemmeno a loro che dovessimo ritirarci, lo capivo dai loro sguardi afflitti e i mugolii di delusione, ma non potevo fare altrimenti. Avevo già perso troppe persone a me care nel corso degli anni per colpa della troppa impulsività, non avrei commesso anche adesso lo stesso errore.
Lentamente, i lupi lasciarono la posizione d'attacco e così i cacciatori. Solo Jacques sembrava non fidarsi di me.
Molto prudente da parte sua.
Arretrai e gli voltai le spalle. L'attimo dopo sfondai la finestra e saltai.
Cercai di non ululare di dolore per il troppo peso scaricato sulla zampa sinistra.
Cavolo, quelle pallottole rinforzate dovevano essere nuove e facevano più male delle altre. Fortuna che non aveva mirato più su o sarebbero stati dolori prima che la ferita si rimarginasse del tutto.
Uno dopo l'altro, anche gli altri lupi mi seguirono e insieme lasciammo la tenuta dei Phantomville. Non per sempre, non avremmo mai smesso di combattere. Loro avevano vinto una battaglia, ma non saremmo rimasti nascosti a leccarci le ferite a lungo, no. Questo era stato solo un avvertimento. Presto saremmo tornati e allora il caro comandante Jacques avrebbe visto di che pasta è fatto l'ultimo erede della famiglia De Bourgogne.
STAI LEGGENDO
Ice and Emerald
ParanormalLondra, 1800. Elizabeth Phantomville, erede della famiglia Phantomville ha tutto ciò che potrebbe desiderare tranne una cosa, l'amore. Dopo l'ultima delusione decide di non innamorarsi mai più, finchè non incontra il misterioso e affascinante conte...