Capitolo 3- Ombre dal passato

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Giungemmo nel cuore di Londra che era ormai l'alba. Era stata una lunga notte e io non avevo chiuso occhio, del resto come avrei potuto in una carrozza?

Ma il vero motivo era che avevo troppi pensieri per la testa e anche mia madre perché era rimasta sveglia e vigile come me nonostante sembrasse distante anni luce dal presente.

-Siamo arrivati, signore.- disse il cocchiere fermandosi al centoventicinque di London Hall di fronte a una semplice casa londinese bianca e nera dall'aspetto sobrio ed elegante con alcuni fiori sul davanzale della finestra che dava sulla strada.

In realtà era tutta apparenza perché la zia Ellen, essendo stata parecchi anni in America per via del lavoro dello zio aveva arredato la sua casa in stile americano.

Non appena mia madre suonò il campanello mi preparai all'impatto.

-Eleanor! Elizabeth! Che bella sorpresa! Sono così felice di vedervi!- ci salutò calorosamente abbracciandoci entrambe con un po' troppa foga. Vista l'ora ci accolse in vestaglia e pantofole e con i bigodini in testa. Per poco non scoppiai a ridere. Sì, era senza dubbio la zia Ellen.

-Buongiorno, zia Ellen.- la salutai ricomponendomi in fretta. Ormai io ero abituata ai suoi modi affabili e alla mano e non ci facevo più molto caso, ma la mamma era ancora visibilmente contrariata.

-Ellen, ti chiediamo scusa per averti svegliata, ma c'è stato un attacco e ...

-Oh, non dire altro ho capito tutto! Povere care, coraggio entrate. – la interruppe facendoci entrare.

-Perdonate il disordine e il mio abbigliamento, ma mi sono svegliata adesso e ...

Scomparve in cucina e non sentii più quello che stava dicendo.

-... ma Intanto accomodatevi mentre io vi preparo del thè e anche una specialità americana che ho idea ti piacerà molto Elizabeth .- disse affacciandosi dalla cucina a vista per un attimo.

Io mi sedetti sull'enorme divano di pelle rosa shocking di fronte al tavolino da caffè e alla libreria altissima di cui usufruivo spesso quando passavo a trovarla. Era davvero molto fornita e io adoravo i romanzi americani della zia. Ovviamente mia madre non sapeva di questa mia passione e non avevo alcuna intenzione di mettergliene mai a parte.

Non mi resi conto di quanto fossi stanca finché non appoggiai la testa all'indietro e mi misi comoda.

Mi sarei potuta addormentare lì se mia madre con il suo camminare avanti e indietro non mi avesse innervosita.

-Madre, perché non ti siedi?

Mia madre mi guardò come se fossi impazzita.

-Sedermi? Su quella trappola mortale? Non ci penso nemmeno, tesoro. Tu forse ti sarai abituata a tutta questa robaccia, ma io rimango dell'idea che l'Inghilterra abbia sempre più gusto dell'America e non mi abbasserò mai a ...

-Elli! – l'esclamazione di una ragazza interruppe le sue lamentele e gliene fui grata. A volte tendeva a ripetere le stesse cose come un disco rotto.

Mi voltai subito per venire travolta letteralmente da un'altra componente di quella amorevole gabbia di matti.

-Sei tornata! Come sono contenta!- esclamò ancora. Ah, lei e sua madre tendevano ad essere molto calorosi e ospitali con parenti e amici, zia Ellen trovava invece il comportamento freddo e distaccato di mia madre da gente con la puzza sotto il naso, come dicevano in America, qualunque cosa volesse dire.

-Anch'io sono contenta di rivederti Nicole, ora però controllati altrimenti finirò per soffocare.- le dissi ridendo.

-Oh, scusami tanto è che sono così felice! Mi sei mancata!

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