Capitolo III

162 14 0
                                    

Caro Diario,

non capisco come alla prima pagina ti si possa già chiamare "caro", è un po' come dichiararsi a qualcuno che hai appena conosciuto.

Forse lo si dice in vista del futuro, ma chissà, potrei anche decidere fra una settimana di abbandonarti sul comodino; sei stato avvertito.

Ma stavolta non penso che lo farò.

Ho sempre interrotto la scrittura dei miei diari perchè se c'è una cosa che proprio non sopporto è parlare di me. Ma stavolta non voglio raccontarti la mia storia, bensì quella di un ragazzo speciale e della sua famiglia, di come passava il tempo e di tutti i momenti felici che abbiamo passato (e passeremo) insieme.

Michele arrivò in questa casa su una vecchia 500 gialla (quel giallo limone sgargiante mi colpì particolarmente) all'età di nove anni. A quei tempi io ne avevo solo cinque ma ricordo perfettamente cosa provai quel giorno: un senso di gelosia misto alla curiosità di conoscere meglio quel bambino più grande piombato così all'improvviso nella mia vita.

Mamma e papà mi dissero che Michele era il mio nuovo fratello maggiore, ma ovvianente non riuscivo a capire e ricordo di aver detto qualcosa di incredibilmente stupido, pur calcolando la tenera età, che scatenò l'ilarità di tutti.
All'inizio fu difficile per me condividere i giochi e soprattutto la camera da letto con lui, metà immobiliata in rosa e adorna di peluche e metà ricoperta di poster di band famose e figurine dei calciatori; fu per questo che papà, dopo meno di una settimana, gli costruì un letto con le sue stesse mani e lo mise in soffitta insieme a tutte le cose di Mic, e io tornai a essere padrona della mia bella stanza rosa.

All'inizio il nostro rapporto fu conflittuale, litigavamo in continuazione...
Mi ricordo il primo vero litigio: era il mio sesto compleanno, qualche mese dopo il suo arrivo, e come sempre era chiuso nella sua stanza in soffitta dalla quale non usciva mai, se non per mangiare. I miei genitori avevano invitato tutti i miei amici e avevano organizzato una festa in giardino, con tanto di torta, musica e palloncini colorati. Quando in uno scatto di rabbia Mic scese di corsa le scale e iniziò a distruggere tutto...spense la musica, fece esplodere i palloncini, buttò a terra la torta. Fu quell'ultima azione principalmente a farmi arrabbiare! Non tanto il fatto che avesse rovinato l'intera festa e scandalizzato una ventina di bambini e genitori, non tanto che avesse messo in imbarazzo mamma e papà davanti a tutto il vicinato, ma la torta...era la mia preferita, panna e cioccolato con glassa fondente e granella di pistacchi; i miei la compravano solo per le occasioni speciali come quella, una volta ogni mille mai, e lui mi aveva impedito di mangiarla. Se già non lo sopportavo ora avevo iniziato ad odiarlo.

Mi sfogai urlandogli contro che non gli avevo fatto niente di male e non capivo perchè mi avesse fatto questo, poi, gli dissi che non sarebbe mai stato mio fratello e di questo, ripensandoci adesso, mi pento amaramente.
Mi fece infuriare la sua indifferenza, rimase immobile com'era, sdraiato supino con la faccia affondata nel cuscino e le braccia a penzoloni ai lati del letto.

Corsi nella mia camera a piangere. Il compleanno peggiore della mia vita.
Nella mente di una bambina il tutto era insensato, non potevo capire i problemi di mio fratello, e non lo ritenevo nemmeno tale.
Con ancora le lacrime agli occhi mi affacciai alla finestra e vidi mamma e papà che si scusavano con gli invitati per l'accaduto. Una volta che tutti se ne erano andati mamma scoppiò in lacrime e papà tentò di recuperare quel poco di torta rimasto sul piatto nel tentativo di consolarmi. Riuscì a portarmene un poco in camera in un piccolo piattino di plastica rosa, ma il sapore non era lo stesso, aveva un retrogusto amaro dovuto al dispiacere che provavo in quel momento.

Come siamo riusciti a pacificarci te lo racconterò un'altra volta, se, ripeto, non mi stancherò prima di te.

Rosa

Sapere di più sulla mia famiglia? Non mi era mai importato.
Ero indecisa se continuare la lettura o abbandonarlo lì, rimetterlo nella scatola polverosa e non aprirlo mai più. Ma, se da un lato non volevo sapere niente di mia madre, così assente e inutile nella mia vita, dall'altro mi interessava conoscere meglio i due "personaggi" di quella bella storia.

Una frase scritta in piccolo nell'angolo in basso a destra del foglio chiarì i miei dubbi.

Apri la scatola 1

Così feci, anche se può sembrare stupido eseguire gli ordini di una vecchia agenda, ma mi stavo già affezionando al gioco...

Stavolta era una scatolina piccola piccola, rosa. A quanto pare era un colore molto apprezzato dalla piccola Rosa, chissà perchè...peccato che io lo odi.

Nella scatola una candelina, perfettamente integra, rosa (basta per favore!).
Possibile che sia proprio la candelina che mia madr...cioè volevo dire la protagonista della storia, non spense durante quel compleanno finito male? Probabilmente si.

Trrr...trrr...avevo il telefono in vibrazione appoggiato sul pavimento in legno. Si creò un forte rimbombo che mi fece sobbalzare. Un messaggio di Anna che aveva bisogno di aiuto per una disequazione che non le era risultata. Ormai avevo visualizzato, non potevo ignorarla.
Lasciai tutto così com'era in soffitta e mi dedicai alla mia amica.

Diario di una yandere occidentaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora