Capitolo II (parte 2)

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15/09/2015

13:45 p.m.
Lungo la strada per casa continuavo a rimpiangere il blocco di quella mattina, ma daltronde non è stata mica colpa mia.......infatti mea culpa...........zitta tu!

Come al solito avevo preso l'autobus dalla piazzetta dei salici, il 240, una delle poche linee efficienti della città. Per chi, come me, non può essere accompagnato dai genitori e non possiede veicoli propri, gli autobus o i piedi sono gli unici mezzi disponibili. Ciò non crea molti disagi, almeno finchè non ti ritrovi alla fermata ad aspettare un bus che non sai se arriverà o meno; molte corse infatti passano un giorno sì e due no.
Ho la fortuna di abitare in una bella zona, non troppo lontana dal centro e dalla mia scuola. Casa mia è una delle tante villette del quartiere, due piani, un piccolo giardino, una soffitta, che a tal proposito oggi dovrei pulire. Vivo da sola ma con mia madre: è una contraddizione, lo so, ma sono talmente spesso sola che quasi mi dà fastidio averla in casa quelle rare volte in cui rientra per cena.
La cassetta delle lettere è vuota.
Percorro il vialetto che attraversa il giardino.
Prendo le chiavi e apro la porta...come già detto ovviamente lei non è in casa.
Appoggio lo zaino accanto al divano, accendo la tv, prendo la pasta dal frigo e la riscaldo nel microonde.

Tutto normale.

Squilla il telefono.

14:00 p.m.
Roby aveva chiamato per chiedermi cosa avrei fatto durante il pomeriggio; avevo intenzione di sistemare la soffitta e non avevo alcuna voglia di vedere "Paranormal Caos in 3D". Declinai l'invito fingendo un malanno, non sarebbe stato carino dire << sai, preferisco una stanza polverosa ad un infarto >>, ma in realtà era proprio quello che stavo pensando.
La soffitta era accessibile da una scala all'interno della cabina-armadio di mia madre; lei odia quel posto, lo ritiene solo "l'ennesima stanza da pulire", anche se l'unica che si occupa della casa sono io, e probabilmente non ci mette piede da anni.
Invece io la adoro, in estate è la stanza più fresca e la luce entra da una vetrata, probabilmente dipinta a mano, con rose e note musicali. Tutt'intorno scaffali colmi di libri e un paio di poltroncine.
Tuttavia in inverno le infiltrazioni d'acqua la rendono incredibilmente umida e invivibile.

Mi risultò difficoltoso salire la scala a pioli portando il secchio a braccetto e il mocho contemporaneamente ma la mia pigrizia mi impediva di fare due viaggi. Dato che ieri aveva piovuto, sotto la vetrata, nel punto in cui vi era una crepa, trovai una pozza che arrivò persino a bagnare dei grossi volumi polverosi riposti sul piano più basso di una delle librerie.
"Enciclopedia Rizzoli per ragazzi 1932". Le enciclopedie sono ormai così in disuso! Apprezzo i libri antichi come questi, ma ho i miei motivi per dire che sarebbe meglio buttarli: copertina rovinata, rilegatura quasi inesistente, pagine mancanti o strappate...
Tuttavia scoprii che quei "mattoni" avevano una funzione ben precisa...
...nascondere qualcosa.

16:00 p.m.
Mentre tentavo di asciugare l'enciclopedia, per quanto fosse possibile, scorsi qualcosa dietro i volumi. Incuriosita iniziai a spostare tutti i libri per vedere cosa nascondessero.
Un baule, enorme e pesantissimo, occupava tutta la larghezza del mobile.

Era di pelle color ecrù, bloccato da due grossi lucchetti arrugginiti con qualche residuo dorato; presi dalla cassetta degli attrezzi un tenaglia con la quale fu abbastanza semplice romperli. Avendo il terrore degli insetti avevo paura di aprirlo e trovarci una tana di scarafaggi o, peggio ancora, di ragni; feci un respiro profondo e trattenni il fiato, sempre in caso di evacuazione di insetti.
Non so cosa immaginavo di trovarci, forse l'abito da sposa di mia madre, forse qualche antico manufatto prezioso, forse gioielli e denaro, invece vi trovai...

...altre scatole e...una lettera?

Ma non una lettera di quelle bollate, scritte su carta da lettere lucida con la penna stilografica e la china, bensì una scritta a macchina, senza busta, ma con un francobollo Gronchi rosa; da quel che so è molto raro, ce ne ha parlato Burcelli durante una delle sue lezioni.

Non esitai ulteriormente e decisi di leggerla.

Diario di una yandere occidentaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora