Capitolo 12

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Mi giro e posticipo la sveglia per la seconda volta.

Ancora 5 minuti

Chiudo gli occhi e mi rannicchio sotto la montagna di coperte al calduccio.

Non ho voglia di alzarmi. Scienze, la verifica. Motoria. No! Motoria! L'ho già saltata la settimana scorsa, non posso oggi.

Quell'orribile insieme di suoni annuncia che il tempo di dormire è scaduto e che inizierà una fantastica giornata di merda.

Scalcio le coperte e il freddo mi avvolge. Non riesco ad aprire gli occhi, troppo sonno. Scendo i gradini cercando di non ammazzarmi la caviglia e ciondolo fino al bagno.

Accendo la luce che s'intrufola con prepotenza sotto le palpebre, svegliandomi almeno un pochino. Mi costringo ad aprire gli occhi e quello che vedo non mi piace per niente.

Tralasciando capelli disordinati e segni del cuscino sulla faccia, la pelle del collo è arrossata e secca, si desquama, pezzettini di pelle bianca morta vengono via.

Lo so è una cosa schifosa, ma ormai ci ho fatto l'abitudine.

Passo la lingua sulle labbra secche. Non ho mai bevuto molto e di certo non giova alla mia pelle ma anche se bevo non cambia la situazione e poi non so, non mi viene da prendere un bicchiere d'acqua così, bevo solo quando ho sete.

Tiro su la manica della maglia e vedo che anche il mio braccio non è messo meglio. Stanotte devi essermi sguarata, non solo sono rossa ma anche aperta. Autolesionismo involontario.

Metto la crema e torno in camera a prendere i vestiti.

Prima di indossare la maglia chiamo mia madre.

Sforzandomi di non parlare con voce rotta le chiedo se può farmi la fasciatura.

«Fammi vedere.»

Le mostro il braccio e senza sentire che ha da dire vado in bagno a cercare le garze. Mi tremano le ami.

Mamma spalma uno spesso strato di crema bianca, ossido di zinco, sul mio braccio.

«Ops, forse troppa»

Sovrappone due garze un modo da coprire tutta la parte impiastricciata e mentre le tingo ferme mi infila la fascia.

Oggi ho anche motoria. No, non voglio.

M'infilo la maglia stando attenta a non spostare troppo la fasciatura.

Opto per un maglione di lana rosso, a scuola fa freddo.

Prendo la sciarpa grigia e l'avvolgo introno al collo.

Non potete avere idea del peso dj questa sciarpa, come un cappio per il condannato.

Stringo la sciarpa ancora e ancora, inizio a respirare a fatica.

Suona la sveglia di Tommy.

Dannazione

Mi affretto a togliere la sciarpa e a rimetterla non troppo stretta, coprendomi fino alla bocca.

È tardi.

Prendo lo zaino, la borsa di ginnastica e la giacca.

Ma devo proprio farla ginnastica? Sì, non posso saltarla due volte in una settimana.

Scendo le scale e mi dirigo a passo spedito verso la fermata del pullman.

Merda. È già arrivato.

Allungo il passo e trattengo le lacrime.

Tiro fuori dalla tasca il tesserino con l'abbonamento e lo passo all'autista.

«Calma, respira.» scherza l'autista

Sapesse che il mio fiatone non è dovuto solo alla corsa.

Mi restituisce il tesserino e io mi sforzo di sorridergli.

Cerco un posto libero.

«Posso?»

Come risposta il ragazzo sposta lo zaino e io mi siedo.

Infilo le cuffie.

Riproduzione casuale.

E lascio che le lacrime scendano silenzionamente.

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ciaooooo, nuovo capitolo oggi.

vi ricordo che è una storia vera, se vi piace lasciate un commento e una stellina.

glasie

laTitto:P


Storia di un mostroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora