CAPITOLO 13

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È pensieroso...e anche io. Sento il bisogno di cercarlo. Di sapere com'è la sua vita. Di scoprire dov'è.

Ma se dovessi buttarmi a capofitto in questa pazzia...che cosa direi a mamma e Christoph? Non voglio mentirgli, sono i miei genitori, dopo tutto.

Loro mi hanno davvero voluto bene, soprattutto la mamma. Ma anche Christoph ha eseguito al meglio il suo ruolo di padre. Ha saputo darmi tutto quello che mi era mancato in questi ultimi anni, e gliene sarò sempre grata.

Quindi, se una famiglia unita non mi è mancata, perché sento così tanto il bisogno di trovarlo?

"È una pazzia..." Mi dice. Non ho il coraggio di guardarlo, anche se ha ragione. Mi limito a fissare il suolo circostante.

"Grace." Si volta e prende le mie mani. Io non lo guardo. "Io non...non so se...se è la cosa più giusta da fare." Dice. "Voglio dire, se non lo dovessi trovare? Se tutto il viaggio che compirai si rivelerà inutile e tu tornerai ancora più delusa."

Decido di guardarlo e dico: "se lo sarà, almeno non avrò il rimorso di non averlo fatto. Avrò la certezza di qualcosa, ma non posso sapere cosa."

"E se ti dovesse capitare qualcosa di brutto?"

"Questo significa che non verrai con me?"

Lascia le mie mani e ora è lui che inizia a fissare il suolo.

Passano alcuni minuti in silenzio e decido di andarmene.

"Devo andare a casa adesso." Dico voltandomi e iniziando a camminare. Lui prende il mio polso ed io mi blocco.

"Grace, aspetta." Si avvicina a me e prende il mio viso tra le sue mani. Tenta di baciarmi, ma lo respingo e me ne vado.

Immaginavo che mi dicesse di si. Anzi, più che altro, lo speravo.

Il mio respiro diventa pesante, come se ci fosse una pietra che gli impedisce di essere regolare.

Alzo gli occhi al cielo: le nuvole sono compatte e grigie. Insieme formano un mantello scuro che tende a coprire qualsiasi cosa di luminoso che trovi sul suo cammino, incominciando dal limpido cielo azzurro e finendo con i potenti raggi del sole.

Le nuvole.

Tutti trovano mille forme e dimensioni in esse, alcune più complesse, altre un po' di meno.

Stanno lì. Ferme e immobili. Si lasciano trasportare dal vento, senza avere una meta o un obiettivo.

Qualche volta si arrabbiano fra di loro e iniziano a diventare nere di rabbia fino a quando esplodono ed iniziano a tuonare e a lanciare fulmini. Quando dopo un po' si calmano, la tristezza le assale ed iniziano a piangere, formando pozzanghere ai bordi dei marciapiedi, bagnando strade e piazze. Piangono per ore, in modo da far trasmettere la loro tristezza anche a noi esseri umani, abitanti di questo mondo, che non ci fermiamo mai a pensare a perché mai, anche le nuvole, piangono.

Ci penso molto spesso. Una forza così grande da poter far piangere qualcosa o qualcuno per ore e ore. Questa forza è la tristezza.

Tristezza...

Sembra una parola così innocua e fragile pronunciandola sul momento. E invece, la sua potenza è devastante.

Alcune persone per colpa di essa arrivano anche a privarsi della loro stessa vita, convinte che non proveranno mai più quella luce che brilla al centro del petto e che si espande in tutto il corpo, fino ad arrivare all'organo più importante che abbiamo, il cuore.

La gioia e la tristezza, tuttavia, la maggior parte delle volte, lavorano insieme. Perché senza gioia non ci può essere tristezza, e senza tristezza non ci può essere gioia.

Basta pensare alla malinconia.

Tutte le emozioni sono fatte per fondersi. E facendo ciò, creano la personalità.

********

Entro in casa. Chiudo la porta e vado in camera mia.

Prendo un borsone da sotto il letto, lo appoggio sulla scrivania e ci metto dentro il minimo indispensabile. Quando finisco di fare la valigia la chiudo e da un block notes strappo un foglio ed iniziò a scrivere.

Cari Mamma e Christoph,
voglio ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me durante questi anni.
Mamma...sei stata la mia migliore amica, la mia confidente, ho sempre potuto trovare un sopporto in te, una mano, un aiuto.
Ci sei sempre stata per me e in ogni momento di difficoltà hai saputo cosa fare e cosa dire.
Christoph, sei la cosa migliore che sia mai potuta capitare a mia madre e a me. Non mi hai mai fatta sentire a disagio e mi hai sempre dato tutto l'amore che non avevo ricevuto da mio padre.
Anche tu, come mia madre, sei riuscito a capire i miei stati d'animo in ogni momento e ad essere comprensivo quando ce n'era bisogno.
Ecco perché sono sicura che capirete quando leggerete che sto andando a cercare mio padre, il mio vero padre. Quello che mi ha abbandonata senza una ragione o una spiegazione.
L'altro giorno ho fatto un incubo orribile ed è stato quello a farmi capire che sento il bisogno di trovarlo, di cercarlo...o almeno tentare.
So che se non lo farò me ne pentirò per sempre.
Vi prego, capitemi.
Vostra figlia,
Grace.

Metto il biglietto sotto il mio cuscino e la sacca sotto al letto.

Mi distendo sul leggo e dopo qualche minuto, mi addormento.

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